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AM81T2 - Una mente religiosa è una mente molto fattuale
Secondo discorso pubblico
Amsterdam - Olanda
20 settembre 1981



0:47 Temo che questo sia l'ultimo discorso. Come due amici seduti al parco, in una splendida giornata parlando della vita, parlando dei loro problemi, esaminando seriamente la natura della loro esistenza e chiedendosi seriamente perché la vita è diventata un problema così grande. Perché, benché intellettualmente siamo molto sofisticati, la nostra vita quotidiana è una tale routine senza alcun significato, eccetto la sopravvivenza, che è comunque piuttosto incerta. Perché la vita, l'esistenza quotidiana, è diventata una tale tortura? Si può andare in chiesa, seguire un certo leader politico o religioso, ma la vita quotidiana è sempre un tumulto, benché di tanto in tanto vi siano alcuni periodi gioiosi, felici, c'è sempre una nuvola oscura sulla nostra vita. E questi due amici parlano insieme, come noi, voi e chi vi parla, stiamo discutendo insieme in modo amichevole, forse con affetto, con cura, con interesse, se mai sia possibile vivere una vita, la nostra vita quotidiana, senza un singolo problema. E, pur essendo molto istruiti, con le nostre carriere, specializzati, tuttavia abbiamo questi problemi irrisolti, dolore, sofferenza, gioia e, qualche volta, un grande senso di non essere completamente egoisti. E insieme, se possiamo questa mattina, affronteremo la questione del perché gli esseri umani vivano come viviamo, andando in ufficio dalle nove alle cinque o alle sei per cinquant'anni, o essendo sempre occupati, non solo dai nostri problemi, ma anche il cervello, la mente è costantemente occupata, non c'è mai quiete, non c'è mai pace, c'è sempre questo occuparsi di qualcosa. Questa è la nostra vita. É la nostra vita quotidiana: monotona, piuttosto solitaria, carente. E cerchiamo di fuggire da essa attraverso la religione, attraverso varie forme di intrattenimento.
5:55 Alla fine della giornata siamo ancora dove eravamo migliaia e migliaia di anni fa. Sembra che siamo cambiati molto poco psicologicamente, interiormente, e i nostri problemi aumentano. E c'è sempre la paura della vecchiaia, della malattia, di qualche incidente che ci tolga di mezzo. Questa è la nostra esistenza, dall'infanzia fino alla morte, volontaria o involontaria che sia. Sembra che non siamo stati capaci di risolvere neanche questo problema, il problema del vivere e il problema del morire. Specialmente quando uno invecchia, ripensa a tutte le cose che sono accadute: i tempi di piacere, i tempi di dolore, i tempi di tristezza, i tempi di lacrime. E c'è sempre questa incognita chiamata morte dalla quale molti di noi sono terrorizzati. E come due amici seduti al parco su una panchina, non in questo salone con tutte queste luci e così via, che è piuttosto sgradevole, ma seduti su una panchina nel parco, al sole, la luce a sprazzi, il sole che filtra tra le foglie, le anatre nel canale e la bellezza della terra, parlando fra di noi. Questo è quello che faremo, parleremo insieme come due amici che hanno avuto una vita lunga, una vita lunga e seria con tutti i problemi, i problemi di sesso, solitudine, disperazione, depressione, ansia, incertezza, un senso di vuoto nei riguardi di tutto ciò. E alla fine di tutto questo c'è la morte.
9:29 E parlandone, o la affrontiamo intellettualmente, la razionalizziamo, diciamo che è inevitabile, non bisogna temerla o fuggire attraverso qualche forma di credo nell'aldilà, come credono gli asiatici, nella reincarnazione, o, se siete molto intellettuali, dite che questa è la fine di tutte le cose, la fine di tutta la nostra esistenza, delle nostre esperienze, memorie, tenere, piacevoli, copiose. E c'è anche grande dolore e sofferenza. Cosa significa tutto questo, questa vita che, se la esaminiamo molto da vicino, è piuttosto priva di senso? Intellettualmente, verbalmente, si può dare un significato alla vita, ma il modo in cui viviamo non ha molto significato in effetti.
11:12 C'è questa cosa chiamata vivere e morire. È tutto quello che sappiamo. A parte questo, tutto diventa una teoria, una speculazione; o la ricerca di un credo in cui trovare una certa sicurezza, speranza. Ma queste credenze sono molto superficiali, piuttosto prive di senso, come tutte le credenze. O avete degli ideali proiettati dal pensiero, che vi sforzate di raggiungere. Questa è la nostra vita anche se siamo molto giovani, pieni di energia, divertenti, con la sensazione di poter fare quasi tutto; ma anche così, nella giovinezza, nella mezza età e nella vecchiaia, c'è sempre questa questione: la morte, il morire. Possiamo, stamattina, parlare insieme di tutto ciò? Per favore, come abbiamo fatto notare ieri, ci stiamo ragionando insieme. Se posso far notare, non state solo ascoltando una serie di parole, alcune idee, ma, piuttosto, insieme, intendo insieme, investighiamo il problema del vivere e del morire. E lo si può fare con il cuore, con tutta la mente, o parzialmente, superficialmente, e quindi con poco significato.
14:10 Prima di tutto, dovremmo vedere che il cervello non agisce mai interamente, completamente; usiamo solo una piccola parte del cervello. Quella parte è la struttura del pensiero. Quella è solo una parte e quindi incompleta, così come il pensiero è incompleto, e quindi il cervello funziona in un'area molto limitata, dipendendo dai nostri sensi, i nostri sensi, che sono anch'essi incompleti, non sono mai tutti completamente svegli. Non so se abbiate mai provato a guardare qualcosa con tutti i vostri sensi: guardare il mare, gli uccelli e la luce della luna su un prato verde di notte. Se lo abbiate guardato superficialmente o con tutti i vostri sensi completamente svegli. Sono due stati totalmente differenti. Quando guardate qualcosa in modo parziale stabilite ancora di più un atteggiamento e un modo di vivere separativo, egocentrico. Ma quando guardate quella luce della luna sull'acqua che forma una scia d'argento, con tutti i vostri sensi, cioè con la mente, con il cuore, con i nervi, dando tutta la vostra attenzione a quell'osservazione, allora vedrete per conto vostro che non esiste un centro dal quale state osservando.
16:52 Quindi, possiamo osservare cosa è davvero vivere, e cosa significa morire? Insieme. La nostra vita, la vita quotidiana, è un processo della memoria. Il nostro cervello, la mente è tutta fatta di memoria. Non è così? Siamo insieme su questo? É piuttosto difficile, non sono sicuro che ci stiamo comprendendo. Non so se conoscete bene l'inglese, e non intendo offendervi chiedendo se comprendiamo completamente l'inglese e ciò che dice chi vi parla. O forse ascoltate e comprendete l'inglese solo in parte, e quindi l'attenzione divaga, e visti da qui sembrate piuttosto confusi. La lingua che usa chi vi parla, è un linguaggio molto comune non specialistico. È un inglese semplice. Quindi spero che ci comprendiamo.
19:11 Stiamo dicendo che noi, il nostro ego, la personalità, la nostra intera struttura, è totalmente costituita di memoria, siamo memoria, non è vero? Questo è materia di indagine, vi prego, non accettatelo. Osservatelo, ascoltate. Chi vi parla sta dicendo che il voi, l'ego, il me, è completamente fatto di memoria. Non c'è nessun punto o spazio in cui ci sia chiarezza. O potete credere, sperare, avere fede che ci sia qualcosa di incontaminato in voi, che è Dio, una scintilla di ciò che è senza tempo, potete credere tutto questo. Ma questa è solo una credenza illusoria, come tutte le credenze. Ma è un fatto che noi e tutta la nostra esistenza, siamo totalmente memoria, ricordi. Non c'è punto o spazio interno che non sia memoria. Potete indagare su questo, se avete tempo, magari non questa mattina poiché abbiamo molto di cui parlare, ma se state indagando seriamente dentro di voi vedrete che il 'me', l'ego, è tutto memoria, ricordi. Questa è la nostra vita, funzioniamo, viviamo in base alla memoria. E per noi la morte è la fine di quella memoria. Non è vero?
21:56 Sto parlando a me stesso, o siamo tutti insieme su questo? Vedete, chi vi parla è abituato a parlare all'aperto, sotto gli alberi, o in un tendone, senza queste luci abbaglianti, e così è possibile avere una comunicazione intima fra di noi. In realtà, ci siamo solo io e voi che parliamo insieme, non questo enorme pubblico in una grande sala, ma voi e io, seduti in riva al fiume, su una panchina, parliamo di tutto questo insieme. E uno sta dicendo all'altro: non siamo altro che memoria, ed è a questa memoria che siamo attaccati, la mia casa, le mie proprietà, la mia esperienza, le mie relazioni, l'ufficio in cui lavoro, la fabbrica, le abilità che mi piace acquisire per un certo periodo, io sono tutto questo. E il pensiero è attaccato a tutto questo. È quello che chiamiamo vivere. E questo attaccamento comporta i suoi problemi, perché quando si è attaccati si ha paura di perdere, siamo attaccati perché ci sentiamo soli, una profonda e persistente solitudine, soffocante, isolante, deprimente. E più siamo attaccati a qualcuno, che è ancora memoria, - l'altro è un ricordo: mia moglie, mio marito, i miei figli, sono fisicamente diversi da me, psicologicamente sono attaccato al ricordo di mia moglie, al nome, alla forma. La mia esistenza è attaccamento a questa memoria che ho raccolto durante tutta la mia vita. Dove c'è attaccamento riconosco, vedo che c'è corruzione. Quando sono attaccato a un credo, sperando di trovarci una certa sicurezza, sia psicologica sia fisica, quell'attaccamento non solo mi impedisce di esaminare più a fondo, ma ho perfino paura di esaminare quando sono estremamente attaccato a qualcosa, a una persona, a un'idea, a un'esperienza. Quindi la corruzione esiste dove c'è un attaccamento. Tutta la vita è un movimento nel campo del conosciuto. Questo è ovvio. E la morte è la fine del conosciuto. Giusto? La fine dell'organismo fisico, la fine di tutta la memoria di cui sono composto. Non sono altro che memoria, e la memoria è il noto. Ho paura di lasciar andare tutto, che significa morire. Penso che sia abbastanza chiaro, almeno dal punto di vista verbale. Cioè, intellettualmente lo potete accettare. Dal punto di vista logico, sensato, questo è un fatto.
27:47 Quindi la domanda è: perché gli esseri umani di tutto il mondo, anche se alcuni di loro, in Asia, credono nella loro rinascita in una prossima vita; una prossima vita molto più dignitosa, più di successo, con una casa migliore, una posizione migliore. Quindi coloro che credono nella reincarnazione, credono che l'anima, l'ego, il me, che è un insieme di memorie, rinasca nella prossima vita. La prossima vita sarà migliore perché se mi comporto bene ora, avendo una buona condotta, vivendo una vita senza violenza, senza avidità e via dicendo, la prossima volta avrò una vita, una posizione migliore. Ma la prossima vita.... credere nella reincarnazione è solo una credenza perché coloro che hanno questa forte credenza non vivono una vita virtuosa oggi. Vero? State seguendo tutto questo? È solo un'idea che la prossima vita sarà meravigliosa. La bellezza della prossima vita deve corrispondere alla bellezza della vita presente. Ma la vita presente è così intricata, così ardua, così complessa, che dimentichiamo la credenza, e c'è lotta, inganno, ipocrisia, ogni tipo di volgarità e via dicendo. Questo è un aspetto della morte, credere in qualcosa nella prossima vita.
30:18 Ma coloro che non accettano questa teoria, anche se cercano di trovare prove dell'evidenza della reincarnazione, il che è piuttosto assurdo, - comprendete tutto questo? - perché cos'è che si reincarna? Cos'è che ha continuità? Capite la mia domanda? Stiamo parlando insieme? Che cos'è che ha continuità nella vita, nella nostra vita quotidiana? È il ricordo dell'esperienza di ieri, i piaceri, le paure, le ansie e c'è questa continuità durante tutta la vita a meno che non la interrompiamo e usciamo da questa corrente. Giusto?
31:34 Ora la domanda è: è possibile durante la vita, con tutto il tumulto, con questa energia, capacità, mettere fine ad esempio all'attaccamento? Perché è quello che accadrà quando morirete. Potete essere attaccati a vostra moglie, a vostro marito, alle vostre proprietà, - non alla proprietà, è pericoloso - siamo attaccati a qualche credo, credere in Dio. Questa credenza è una mera proiezione o un'invenzione del pensiero, ma siamo attaccati ad essa perché ci dà un certo senso di sicurezza per illusorio che sia, vi siamo attaccati. Morire significa la fine di quell'attaccamento. Ora, mentre viviamo, possiamo finire volontariamente, facilmente, senza nessuno sforzo, quella forma di attaccamento? Il che significa morire a qualcosa che abbiamo conosciuto. Seguite? Possiamo farlo? Perché questo è vivere e morire allo stesso tempo, non tra cento o cinquant'anni, aspettando che qualche malattia ci tolga di mezzo. Ma vivere con tutta la nostra vitalità, energia, capacità intellettuale, con una maggiore sensibilità, e finirla con certe conclusioni, certe idiosincrasie, esperienze, attaccamenti, ferite, finirla. Il che significa vivere con la morte mentre viviamo. Lo capite? Ci stiamo incontrando? Così la morte non è qualcosa di lontano, la morte non è qualcosa che è alla fine della vita, con un incidente, una malattia, la vecchiaia, ma piuttosto vivere, finendo con tutte le cose della memoria, il che corrisponde a morire. Questo significa che morire non è separato dal vivere.
35:13 Inoltre, come abbiamo detto ieri, dovremmo considerare insieme, seduti in riva al fiume su una panchina, con l'acqua che scorre, chiara, non torbida o inquinata, guardando tutto il movimento delle onde che si inseguono lungo il fiume. E noi, come due amici seduti lì, parliamo insieme anche di cos'è la religione. Perché la religione ha giocato un ruolo così grande nelle nostre vite dall'antichità a oggi? Com'è una mente religiosa? Cosa significa esattamente la parola 'religione'? Storicamente - non che chi vi parla abbia letto granché su questo - ma ha osservato come le civiltà scompaiono, per rinascere di nuovo con una religione diversa. Le religioni hanno portato nuove civiltà, nuove culture. Non il mondo tecnologico, non i computer, i sottomarini, gli armamenti. Non gli uomini d'affari, non gli economisti, ma le persone religiose in tutto il mondo hanno portato enormi cambiamenti. Dobbiamo indagare insieme cosa intendiamo con la parola 'religione'. Qual è il suo significato, si tratta di mera superstizione, senza logica e senza senso? O se c'è qualcosa di molto più grande, qualcosa di più, infinitamente bello. E per scoprirlo non è necessario, stiamo parlandone insieme come due amici, non è forse necessario essere liberi da tutto ciò che il pensiero ha inventato come religione? Capite la mia domanda? Voglio scoprire qual è il significato della religione. Qual è la sua profondità? Qual è il suo fine? Perché l'uomo ha sempre cercato qualcosa al di là dell'esistenza fisica. Ha sempre guardato, cercato, chiesto, sofferto, torturato se stesso per scoprire se esista qualcosa di non vincolato al tempo, al pensiero, che non sia una credenza o una fede. E per scoprirlo bisogna essere completamente liberi, altrimenti, se siete ancorati a una certa credenza questa impedirà l'indagine di cosa è eterno, se esiste una cosa come l'eternità che è al di là del tempo, al di là della misura. Quindi bisogna essere liberi, se siamo seri nell'indagare cos'è la religione, dobbiamo essere liberi da tutte le cose che il pensiero ha inventato, messo insieme, ciò che viene considerato religioso. Cioè, tutto quello che l'induismo ha inventato, le sue superstizioni, le sue credenze, le sue immagini, e la letteratura antica come le Upanishads e così via, bisogna essere completamente liberi da tutto questo. Se si è attaccati a tutto questo allora è impossibile, naturalmente, scoprire ciò che è originale. Capite il problema?
41:36 Cioè, se la mia mente, il mio cervello è condizionato dalla superstizione induista, le credenze, i dogmi, l'idolatria, con tutta la tradizione antica, allora la mia mente è ancorata a questo, e quindi non può muoversi, non è libera. Quindi bisogna essere completamente liberi da tutto questo: dall'essere un induista. Vero? E bisogna essere totalmente liberi da tutte le invenzioni del pensiero, come i rituali, i dogmi, le credenze, i simboli, i salvatori del cristianesimo e via dicendo. Può essere piuttosto difficile, perché siamo più vicini a casa. O se andate in Sri Lanka, o a nord, in Tibet, trovate il buddismo, con tutta la sua idolatria, come l'idolatria del cristianesimo, anche loro hanno questo problema: sono attaccati alla sicurezza che deriva dalle cose inventate dal pensiero. Quindi tutte le religioni, il cristianesimo, l'islam, l'induismo, o il buddismo, sono il movimento del pensiero che continua nel tempo, attraverso la letteratura, attraverso i simboli, attraverso le cose fatte dalle mani o dalla mente, tutto questo è considerato religioso nel mondo moderno. Per chi vi parla, questa non è religione. Per chi vi parla questa è una forma di illusione, confortante, soddisfacente, romantica, sentimentale, ma non reale, perché la religione deve influenzare la vita, il modo in cui viviamo, cioè il significato della vita. Perché solo allora c'è ordine, come abbiamo detto ieri, nella nostra vita.
44:56 L'ordine è qualcosa di totalmente dissociato dal disordine. Viviamo nel disordine, cioè in conflitto, contraddizione, dire una cosa e farne un'altra, pensare una cosa e agire diversamente, questa è contraddizione. Dove c'è contraddizione, che è divisione, deve esserci disordine. E una mente religiosa è completamente priva di disordine. Questo è il fondamento di una vita religiosa, non tutte le sciocchezze promosse dai guru e le loro idiozie.
45:53 Sapete, è una cosa straordinaria: molti guru sono venuti a vedere chi vi parla, molti di loro. Perché pensano che io attacchi i guru. Capite? Vogliono persuadermi a non attaccare. Mi dicono: "Ciò che dice e ciò che vive sono la verità assoluta, ma non per noi, perché noi dobbiamo aiutare coloro che non sono avanzati come lei." Vedete che gioco stanno giocando. Capite? Quindi ci chiediamo perché il mondo occidentale, o alcuni occidentali vanno in india, seguono questi guru, vengono iniziati, qualsiasi cosa significhi, si mettono tonache diverse e pensano di essere terribilmente religiosi. Ma togliete loro le tonache, fermateli e indagate sulla loro vita, sono esattamente come voi e me.
47:24 Quindi l'idea di andare da qualche parte per trovare l'illuminazione, cambiando il vostro nome con uno in sanscrito, sembra così stranamente assurda e romantica, senza alcuna realtà, ma migliaia di persone lo fanno. Probabilmente è una forma di divertimento, senza troppo significato. Chi vi parla non sta attaccando. Vi prego comprendiamolo: non stiamo attaccando niente, stiamo solo osservando, osservando l'assurdità della mente umana, come ci caschiamo facilmente, siamo così creduloni.
48:27 Una mente religiosa si attiene ai fatti, li affronta. Cioè, i fatti sono ciò che realmente accade, nel mondo esterno e nel mondo interiore. Il mondo esterno è l'espressione del mondo interno, non c'è divisione tra il fuori e il dentro - questo è un discordo troppo lungo da trattare. Quindi una vita religiosa è una vita di ordine, diligenza, affrontare ciò che realmente accade dentro di sé, senza alcuna illusione, così da condurre una vita ordinata, retta. Quando questo è stabilito, irremovibilmente, possiamo iniziare a indagare cos'è la meditazione.
49:48 Forse questa parola non esisteva venti anni fa, o trenta anni fa, nel mondo occidentale. L'hanno portata qui i guru orientali. C'è la meditazione tibetana, la meditazione zen, la meditazione induista, la meditazione particolare di un certo guru, la meditazione dello yoga, sedendo a gambe incrociate, respirando, sapete... e così via. Tutto questo viene chiamato meditazione. Non stiamo denigrando le persone che fanno queste cose. Stiamo solo facendo notare com'è diventata assurda la meditazione. Il mondo cristiano crede nella contemplazione, all'abbandono alla volontà di Dio, alla grazia e via dicendo. È la stessa cosa nel mondo asiatico, solo che usano parole diverse, in sanscrito, ma è la stessa cosa: l'uomo alla ricerca di qualche tipo di eterna sicurezza, felicità, pace, e non trovandole sulla terra, spera che esistano da qualche altra parte, la ricerca disperata di qualcosa di perenne. Questa è stata la ricerca dell'uomo da tempo immemorabile. Gli antichi egizi, gli antichi induisti, i buddisti e via dicendo, e anche alcuni cristiani l'hanno perseguita.
52:37 Quindi per indagare insieme, per approfondire cos'è la meditazione e se c'è qualcosa chiamato sacro, santo, non ciò che il pensiero ha inventato come santo, che non lo è, ciò che il pensiero crea non è santo, non è sacro perché è basato sulla conoscenza, ed essendo la conoscenza incompleta, come qualsiasi cosa il pensiero inventi, come può questo essere sacro? Ma in tutto il mondo adoriamo ciò che il pensiero ha inventato.
53:37 Quindi insieme, avendo stabilito, alcuni in parte, altri completamente, totalmente, ordine nella loro vita, nel loro comportamento, in cui non c'è contraddizione di nessun tipo, avendo stabilito questo, e rifiutato totalmente tutte le varie forme di meditazione, i loro sistemi, le loro pratiche, perché quando praticate ripetete continuamente, come un pianista che si esercita, ma che può suonare la nota sbagliata. È così facile conformarsi a uno schema, obbedire a ciò che qualcuno vi ha detto, che vi aiuterà a raggiungere lo stato più elevato di qualsiasi cosa sia. Quindi praticate, accettate i sistemi perché volete raggiungere qualcosa di diverso da 'ciò che è'.
55:03 Ora noi stiamo dicendo esattamente il contrario. Non esiste un sistema, una pratica, ma la chiarezza della percezione di una mente libera, che non ha direzione, non ha scelta, ma è libera di osservare. La maggior parte delle meditazioni hanno il problema di controllare il pensiero. Colui che pratica è diverso da ciò che pratica. Spero che stiate seguendo tutto questo, se vi interessa. La maggior parte delle meditazioni, zen, induista, buddista, cristiana, o dell'ultimo guru, si basano sul controllo del pensiero perché così concentrate, portate tutta la vostra energia su uno specifico punto. Questo è concentrarsi. Cioè, colui che controlla è diverso da ciò che viene controllato. State seguendo tutto questo? Chi controlla è il passato, che è sempre pensiero, memoria, e ciò che viene controllato è sempre pensiero, che si allontana, e quindi c'è conflitto. Siete seduti tranquillamente e il pensiero vaga, volete concentrarvi, come uno scolaro che guarda fuori dalla finestra e il maestro dice: "Non guardare fuori dalla finestra, concentrati sul tuo libro". E noi facciamo la stessa cosa. Perciò bisogna imparare il fatto che il controllore è il controllato. É chiaro? Deve essere tutto spiegato passo passo? Cioè - lo spiegherò.
57:57 Colui che controlla, che pensa, che vive l'esperienza, pensiamo sia diverso da ciò che viene controllato, dal movimento del pensiero, da colui che vive l'esperienza e l'esperienza, pensiamo che siano due movimenti diversi. Ma se osservate da vicino, colui che pensa è il pensiero. Il pensiero ha separato colui che pensa dal pensiero, e questi poi dice, "devo controllare". State seguendo tutto questo? É così logico, sensato. Quindi quando colui che controlla è ciò che viene controllato, rimuovete totalmente il conflitto. Il conflitto esiste solo quando c'è divisione. Tra voi e i tedeschi, tra gli israeliani e gli arabi. Dove c'è divisione nazionalistica, economica, o sociale deve esserci conflitto. Quindi internamente, dove c'è divisione tra colui che osserva, il testimone, quando colui che vive l'esperienza è diverso dall'esperienza stessa, deve esserci conflitto. E la nostra vita è conflitto perché viviamo in questa divisione. Ma questa divisione è ingannevole, non è reale, e controllare è diventato la nostra abitudine, la nostra cultura. Non vediamo mai che colui che controlla è ciò che viene controllato. Vero? Comprendete tutto questo?
1:00:02 Quindi quando ci si rende conto, non verbalmente, non idealmente, non come uno stato utopico per il quale è necessario sforzarsi, ma osservando davvero nella propria vita che colui che controlla è ciò che viene controllato, colui che pensa è il pensiero, allora tutto lo schema del pensiero subisce un cambiamento radicale perché non c'è conflitto. Ed è assolutamente necessario se state meditando, perché la meditazione richiede una mente molto compassionevole. E quindi altamente intelligente, l'intelligenza che nasce dall'amore, non dal pensiero astuto.
1:01:19 Quindi, meditare significa stabilire ordine nella nostra vita, in cui non ci sia contraddizione. Rifiutando totalmente tutti i sistemi, le meditazioni eccetera, perché la mente deve essere completamente libera, senza direzione, e significa anche una mente completamente silenziosa. È possibile? Perché si chiacchiera continuamente; appena lascerete questo posto so che inizierete a chiacchierare. Le nostre menti sono costantemente occupate, chiacchierando, pensando, lottando, e così non c'è spazio. Lo spazio è necessario per avere silenzio. Perché una mente che pratica, che si sforza, che vuole essere silenziosa, non lo è mai. Ma quando vede che il silenzio è assolutamente necessario, non il silenzio proiettato dal pensiero, non il silenzio tra due note, tra due rumori, tra due guerre, ma il silenzio dell'ordine. E quando c'è quell'assoluto silenzio, non il silenzio coltivato, che è ciò che molte meditazioni tentano di fare: coltivare il silenzio. Cioè, coltivare il pensiero, che non è mai silenzioso. Non so se ne vedete l'assurdità. Quando c'è questo silenzio, allora si scopre - scusate, non si scopre - in questo silenzio c'è la verità, per la quale non esiste cammino. La verità senza tempo, sacra, incorruttibile. Questa è meditazione, questa è una mente religiosa. SUBTITLE TEXT COPYRIGHT 1981 KRISHNAMURTI FOUNDATION TRUST LTD