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BR76D1 - Come osservate le vostre paure?
Primo incontro domande e risposte
Brockwood Park, UK
31 agosto 1976



0:22 Questo è una specie di dialogo, inteso come una conversazione fra due amici su qualcosa di cui sono entrambi molto preoccupati, e non una semplice discussione di idee, argomenti, e così via. Si tratta di un dialogo, per poter conversare insieme su qualcosa che ci interessa molto.
0:59 Quindi, su che cosa vorreste dialogare? Vorrei suggerire, se permettete, di orientarci - sto solo dando un suggerimento, ma potete fare quello che preferite - direi di occuparci dell'attuale trasformazione della nostra coscienza, come attuarla, come sia possibile, e approfondire il discorso in dettaglio. Possiamo fare così, questa mattina? Prendiamo una cosa, come la trasformazione della coscienza umana, che è la coscienza del mondo. Spero che lo comprendiate, è la coscienza del mondo. Ogni essere umano, in sostanza, è l'insieme dell'esperienza umana, conoscenza, infelicità, confusione, è questo, siamo questo, ciascuno di noi. Quindi, se siamo profondamente interessati e impegnati, seriamente a questa questione: è possibile attuare un profondo e sostanziale cambiamento nella psiche? Possiamo soffermarci su questo? Vi va bene, o vorreste parlare di qualcos'altro? Va benissimo parlare di qualsiasi altra cosa.
2:53 Pubblico: Signore, potremmo parlare della risata in relazione alla trasformazione della coscienza umana?
3:02 K: Parlare del ridere. In che senso ...?
3:07 P: Nella risata, la mente viene superata e ho spesso visto che le persone cosiddette spirituali pare abbiano molta difficoltà a ridere pienamente. Sembra siano in grado di ridere solo in modo intellettuale. Potremmo parlare di questo?
3:24 K: Sì. Volete parlare della capacità di ridere? Ridere. Sembra che le persone serie perdano la capacità di ridere. Questa è una domanda. Altre domande?
3:44 P: A proposito della trasformazione della coscienza umana penso vi siano molte illusioni, di cui la più cruciale sia di non riuscire a distinguere fra moralità vera e falsa. Per esempio, non riuscire a distinguere che cosa significhi volere e cosa sia esigere.
4:09 K: Fra moralità e verità. E' così?
4:15 P: Fra vera e falsa moralità; o, esiste davvero una vera moralità?
4:18 K: Qual è il posto della moralità - va bene? Spero di aver capito bene, altrimenti mi corregga. Qual è il posto della moralità nell'indagare la verità?
4:41 P: Esiste la moralità?
4:44 P: Entrano in ballo molte cose, perché ...
4:48 K: Capisco, sì. C'è molta falsa moralità, false convinzioni, che cosa significa essere morali; e se eliminiamo la falsa moralità e rimane quella vera, qual è la sua relazione con la verità? Va bene? Va bene, signore?
5:15 P: O, forse ...
5:17 K: Sì, mettiamola come vuole. Altro?
5:21 P: Potremmo parlare della struttura del pensiero, per favore?
5:25 K: Il pensiero. La struttura del pensiero. Aspetti, c'è qualcun altro.
5:41 P: Essere ottimisti o pessimisti, non è sempre un movimento del pensiero?
5:48 K: Essere ottimisti e pessimisti ... Essere ottimisti o pessimisti, non sono entrambi un processo del pensiero? Potremmo dire: 'Non sono forse due facce della stessa moneta?'
6:17 P: Lei ha spiegato come il pensatore e il pensiero non siano separati e ha detto che quando lo accettiamo avviene un processo creativo diverso senza il senso dell'io. Potremmo parlare di questo processo e di come avviene?
6:33 K: Sì. Possiamo fermarci qui? Possiamo prendere in considerazione questi tre o quattro argomenti? Cioè: ridere - sembra che se ne perda la capacità quando si diventa 'molto spirituali', qualsiasi cosa si intenda con questa parola. Poi c'è la domanda sulla struttura del pensiero, la natura e la struttura del pensiero, poi la questione della moralità e del suo posto, o del suo rapporto con la verità e - qual era l'altra domanda? - ottimismo e pessimismo. Scegliamo una di queste domande perché sono tutte in relazione alla effettiva trasformazione della coscienza, e anche la sua domanda, cioè, quando l'osservatore il pensatore è il pensiero, l'analista è l'analizzato, quindi, dicevamo tutto il conflitto finisce e, perciò, c'è una dimensione completamente diversa di osservazione, o di esistenza, o di come vi piace definirla. Ora, su quale di queste vorreste parlare, vorreste approfondire, completamente, fino alla fine; quale di queste domande volete prendere in considerazione?
8:24 P: L'ultima.
8:28 K: Quella sul ridere? E' davvero una questione importante?
8:40 P: L'ultima.

K: Sul ridere? Oppure l'ultima, quella sull'osservatore - penso sia una buona domanda, possiamo?
8:55 P: Sì
9:00 K: La domanda dice: 'Quando ci rendiamo conto, non verbalmente, ma effettivamente, che l'osservatore è l'osservato, che il pensatore è il pensiero, e l'analista è la cosa analizzata, quando avviene veramente così, c'è una dimensione diversa perché mette fine al conflitto. Vorreste approfondire meglio? E' questa la sua domanda, signore? Volete parlare di questo?
9:39 P: E che cosa accade.

K: Sì, e che cosa accade.
9:48 P: Ne parliamo a livello personale, o intellettuale? Non capisco.
10:10 K: Parleremo anche di questo.
10:12 P: Parleremo delle nostre esperienze su questo?
10:16 K: No, questo non è un confessionale. Non è un gruppo terapeutico. Non si tratta di esporre la nostra esperienza personale, perché, personalmente, se lei volesse farlo sarebbe il benvenuto, ma io non sarei qui, perché per me si tratterebbe di un assurdo esibizionismo con tutto quello che comporta. Ho partecipato ad alcuni incontri e conosco il gioco.
10:46 Allora, se possibile, possiamo parlare di questa questione?
10:51 P: Penso sia una questione importante ma è un po' come un gioco lavorare a quel livello quando il fondamento personale non c'è. Mi sembra che se ne parli e si esamini qualcosa in modo limitato ...
11:17 K: Parleremo anche di questo, signora, la prego, questa domanda risponderà a molti dei nostri problemi, se la trattiamo davvero con attenzione, a fondo. Ne vale la pena, quindi parliamone.
11:34 Prima di tutto, la questione è chiara, no? cioè, l'osservatore è la cosa osservata, e il pensatore è il pensiero, e così via, quando avviene veramente, e non in teoria, non come affermazione verbale, ma come un fatto, allora che cosa avviene, che cosa accade quando non c'è conflitto? Parleremo di questo.
12:17 Innanzitutto, dimentichiamo che l'osservatore è l'osservato - lasciamolo da parte, ma prendiamo questo fatto, cioè, sappiamo di essere in conflitto, la maggior parte lo è, moltissimi di noi sono in confusione, molti di noi vivono questa lotta continua dentro. Vero? E' un fatto, no? Potremmo partire da qui? La contraddizione, questo conflitto, questo senso di battaglia interiore continua che c'è in ogni essere umano si esprime esteriormente in violenza, odio, mancanza di senso di completezza e, di conseguenza, in antagonismo e tutto quel che segue. Giusto? Quindi, dove c'è divisione in se stessi, ci deve essere un profondo conflitto, come fra le nazioni, fra le classi, fra i neri e i bianchi, i neri e i rossi, e così via. Quindi, dovunque c'è divisione ci deve essere conflitto. E' una legge, non c'è nulla da fare. Non è così? Lo vediamo, innanzitutto? Rendetevene conto, non che io ve lo descrivo e voi lo traducete in un'idea e poi l'accettate. Vedete la differenza? Vi prego, è importante. Fate attenzione, per favore.
14:20 Ci rendiamo conto che interiormente c'è conflitto e questo deve per forza manifetarsi esteriormente - nelle relazioni reciproche, nella violenza, nel voler far del male ad altri, nel difendersi contro qualcuno, noi e loro, e tutto il resto. Ora, quando sentite queste cose, si tratta di un'idea o di un fatto? Capite la mia domanda? Traducete quello che ascoltate in un'idea e poi l'accettate, o vedete veramente il vostro conflitto e le conseguenze di quel conflitto? Capite?
15:17 P: Il problema è che se osservo il conflitto, questo sembra svanire
15:23 K: Aspetti, ci arriveremo. Innanzitutto, ce ne rendiamo conto?
15:28 P: Per quanto mi riguarda, me ne rendo conto solo intellettualmente.
15:32 K: Cioè come idea. E' questo che sto cercando di sottolineare. La nostra condizione, o tradizione è di tradurre quello che sentiamo in un'idea, un concetto, una formula, e vivere o accettare quella formula, che ci impedisce di vedere davvero 'ciò che è'. Capite? E' semplice, no? Diciamo, per esempio, che veniamo feriti fin dall'infanzia - vero? feriti in molti modi. Ci rendiamo conto di essere feriti? Oppure diciamo: 'Sì, dicono che ci sono queste ferite, quindi, sono ferito'. Mi domando se lo capite. E' molto importante, perché tutti al mondo traducono il fatto in un'idea cercando di sfuggire attraverso l'idea per non affrontare il fatto. Giusto? Quindi, che cosa state facendo ora quando sentite che siete in conflitto e questo conflitto produce violenza all'esterno, brutalità e tutto il resto, è un fatto o una conclusione che accettate? E' chiaro, non è vero, da quello che sto dicendo? Ora, quale delle due è per voi? E' molto importante, perché se è solo un'idea, allora non ci siamo - la vostra idea e la mia. Ma se affrontiamo il fatto, allora è tutta un'altra cosa. Ciascuno di noi è in comunicazione. Abbiamo a che fare con dei fatti, non con delle idee.
17:48 Ora, se è così, se vedete davvero, per conto vostro, che essere in conflitto dentro di sé, vi costringe a creare conflitto al di fuori - per forza. Va bene? Se ve ne rendete conto, che cosa crea questo conflitto, interiormente? Capite? Sono coinvolti diversi fattori in questo. C'è chi dice: 'Bisogna cambiare l'ambiente, la struttura sociale, con una bella rivoluzione, sangue, qualsiasi mezzo, bisogna cambiarla, per cambiare l'uomo'. Capite? E' la teoria comunista, la teoria materialistica: cambiare l'ambiente - la teoria socialista - cambiare l'ambiente, la struttura sociale, attraverso la legge, il Parlamento, con un'accurata analisi, e così via, oppure bisogna fare la rivoluzione per cambiare l'ambiente, la struttura della società, e questo cambeierà l'uomo. E allora diventerà amabile, gentile, non avrà conflitti, sarà un essere umano bello. E ci hanno provato più volte in modi diversi: i comunisti l'hanno fatto, ma non sono riusciti a cambiare l'uomo. Il mondo cristiano rimanda il cambiamento dell'uomo in qualcos'altro, come pure gli indù, e così via. Il fatto è che siamo in conflitto, come esseri umani. Il fatto è che da quel conflitto psicologico, interiore, essi producono conflitto all'esterno. Non c'è nulla da fare.
20:01 P: Ma se è una legge di natura, allora non c'è nulla di cui preoccuparsi. Sembra che vi sia un carico di violenza, siamo violenti, è una legge, sono fatti, potremmo andarcene a casa.
20:11 K: Non ho detto che ... Sto solo facendo presente, signore. Piano, abbia un po' di pazienza. Vi sto mostrando, sottolineando qualcosa. Cioè, se c'è conflitto, interiormente, ci deve essere anche fuori. Ora, se una persona è seriamente interessata alla fine del conflitto sia esteriore che interiore, bisogna scoprire perché esiste questo conflitto. Capite? E' molto semplice. Perché esiste? Perché c'è questa contraddizione negli esseri umani: dire una cosa e farne un'altra, pensare una cosa e agire diversamente - capite? - perché gli esseri umani hanno questa divisione in sé stessi? Capite la mia domanda? Perché?
21:19 Uno dei motivi dipende dagli ideali. Cioè, l'idea è l'opposto di ciò che è, il fatto vero, attraverso il pensiero si proietta un'idea, un ideale, quindi c'è contraddizione fra ciò che è e ciò che dovrebbe essere. Questo è uno dei fattori del conflitto. L'altro è che non sappiamo cosa fare con ciò che è, come affrontarlo, perciò usiamo delle conclusioni sperando di cambiare ciò che è. Questa è l'altra ragione. Interiormente, ci sono anche desideri contrastanti - vero? - Voglio una cosa e non voglio l'altra. Voglio essere in pace e in me c'è violenza.
22:25 P: Signore, questi sembrano prodotti della divisione dell'anima piuttosto che la causa del nostro conflitto.
22:39 K: Ma lei deve scoprire la causa del conflitto, no?
22:43 P: Sì, ma queste cose sembrano più dei prodotti.
22:50 K: Va bene. Se lei dice che questi sono dei risultati, sono i sintomi, non la causa, qual è allora la causa? Ci sto arrivando ... Oh gente! Ascolti, o siete disposti ad andare fino in fondo, o rimanete in superficie. Io vorrei andare molto a fondo, quindi, vi prego di essere pazienti.
23:23 P: Giudicare dalle apparenze esterne. Una della cause del conflitto è giudicare dalle apparenze esterne.
23:38 K: Stiamo chiedendoci quale sia la causa fondamentale di questo conflitto la causa fondamentale, non i sintomi, possiamo spiegare dozzine di sintomi, la causa di questa enorme lotta umana, interiormente. Dovunque si vada - in oriente, medioriente, America, qui, dovunque, c'è questa costante battaglia che non finisce mai. Vero? Perché? Qual è la sua causa?
24:10 P: L'io che cerca di sostenere se stesso.
24:14 P: Le condizioni sociali.
24:18 P: Mancanza di sicurezza.
24:22 P: In parte l'inadeguatezza a una situazione ...
24:32 K: Qualcuno ha parlato di mancanza di sicurezza. Guardatelo, vi prego, vedetelo. Mancanza di sicurezza, sia fisica che psicologica. Giusto? Mancanza di sicurezza.
24:53 P: La paura della non-esistenza del proprio essere.
25:05 K: Per favore, esaminiamo una cosa alla volta, non dozzine! Mi arrendo. Abbiamo detto che una delle ragioni del conflitto è che non c'è sicurezza per noi, nel profondo. Questa potrebbe essere una delle ragioni chiave del conflitto, la mancanza di sicurezza, sia psicologicamente sia biologicamente, fisicamente, così come interiormente. Capite? Ora, che cosa intendiamo per sicurezza? Cibo, vestiti, riparo. Giusto? Se non ci viene data sicurezza, c'è conflitto, perché voi l'avete e io no. Questa è una ragione. L'altra è che voglio essere sicuro psicologicamente, interiormente. Non è vero? Nei miei rapporti, nel mio credo, nella mia fede, in tutto il mio agire - seguite? - voglio essere completamente sicuro. Ora, è possibile? Oppure ci poniamo una domanda completamente sbagliata? Vi prego, seguite.
26:37 Psicologicamnte, vogliamo essere sicuri, vogliamo una relazione che sia completamente sicura, con mia moglie, mio marito, ragazza, o ragazzo, desideriamo essere completamente sicuri. E' possibile? Aspettate. Attenzione ora. Pensateci un po' sopra. Diciamo che è possibile e lo abbiamo reso possibile, non è così? Sono abbastanza sicuro con mia moglie, e lei con me, con l'uomo. Ma interiormente c'è una lotta. Ora, cos'è questa sicurezza che cerchiamo, psicologicamente? Che cosa cerchiamo? Psicologicamente, sentirci sicuri con una persona. Capite la mia domanda? Voglio sentirmi sicuro con mia moglie, o con la mia ragazza. Perché?
28:13 P: Perché senza di lei sono perduto.

K: Aspetti. Quindi, che cosa significa? Senza di lei, sono perso. Che cosa vuol dire?
28:21 P: Che sono solo.

K: E questo che significa? Continui.
28:23 P: Che ho paura.
28:27 K: Non concluda subito, ci rifletta. Lei dice che si sente perso. Perché? Perché ha paura di essere solo. Non è così? Perché? Ascolti. Perché ha paura di essere solo?
28:56 P: Direi che l'uomo ha paura di stare da solo perché non sa orientarsi nell'esistenza.
29:06 K: Non ha risposto alla mia domanda. Guardi ...
29:10 P: Perché non so affrontare me stesso.
29:13 K: Ci arriviamo, presto. Le sto chiedendo perché ha paura di essere solo.
29:20 P: Perché ho paura di non farcela davanti al mondo.
29:23 K: Guardi dentro di sé prima di rispondere, la prego. Stiamo parlando di una cosa seria, non buttando lì delle parole. Ce lo chiediamo a vicenda, io voglio una relazione stabile con qualcuno, e spero di trovarla, ma io mi chiedo perché voglio una relazione stabile con qualcuno? Lei dice che ha paura di essere solo, insicuro. Quindi io uso l'altro, donna o uomo, come mezzo a cui ancorarmi. Va bene? Mi ancoro a qualcuno, e ho paura di perderlo. Vero? Perché? Rifletteteci un po' di più.
30:34 P: Non è forse semplicemente un impulso? Non è qualcosa che c'è dentro di me, come la fame?
30:44 K: E' come la fame? Se citate una similitudine create confusione e parlate della fame. Scoprite perché volete una relazione stabile, una relazione per essere sicuri. Quacuno dice che è perché si ha paura di essere soli. Perché avete paura, che cosa c'è in questa paura? Per favore, guardate dentro di voi prima di rispondere.
31:28 P: Bisogna sempre essere aperti al dolore. Se si ha il controllo della propria vita, si può controllare il piacere e almeno cercare di evitare qualche dolore.
31:38 K: Signore, ascolti, ci stiamo chiedendo una cosa semplicissima: perché un essere umano ha paura di essere solo? Perché avete paura di essere soli?
32:00 P: Siamo abituati alla compagnia, in molti modi.
32:04 P: Quando sono con qualcuno, sento di essere qualcosa, ma quando questa persona non c'è, moglie o amico, sento di essere nulla. E non mi piace essere niente, perché mi fa paura.
32:23 K: E questo che significa?
32:26 P: Insicurezza.

K: Andiamo piano. Insicurezza. Lei dice 'Ho paura di essere insicuro', quindi lei sfrutta qualcuno altro per sentirsi sicuro, e lo chiama 'amore'. Per favore, stiamo sul fatto, mettetecela tutta per scoprire. Se potete comprenderlo scoprirete moltissime cose.
33:14 Voglio essere sicuro perché se non lo sono - ascoltate - se non sono sicuro il mio cervello non può funzionare bene. Capite? Efficacemente. Quindi, il cervello esige sicurezza. Perciò, voglio sicurezza da te, e così dipendo da te. Giusto? Sono attaccato a te perché ho bisogno di sentirmi sicuro, il cervello lo richiede. E se nella mia relazione con te succede qualcosa mi sento incerto, timoroso, geloso, pieno di odio. Vero? Non è questo che avviene in tutti voi?
34:16 P: Se la persona che amiamo è fissa, se qualcosa cambia c'è paura. Se si accetta il suo cambiamento, se si accetta il processo della vita, l'amore o l'attaccamento possono cambiare con questi.
34:32 K: Signore, non ha compreso quello che ho detto.
34:34 P: Come fa a saperlo?
34:36 K: Da quello che sta dicendo.

P: Superficiale ...
34:39 K: Oh, non voglio parlarne, signore - diventa impossibile! Allora, ho paura di essere solo, di perdere la mia sicurezza, e mi chiedo: 'Perché? Cosa c'è dietro questa paura?' E' che ho paura a stare da solo, di essere solo, senza qualcuno da cui dipendere perché non posso dipendere da me, ho paura di me, ho paura di affrontare me stesso. Non è vero? Non so che cosa sono, ma penso di sapere che cosa sei tu, e quindi dipendo da te perché non so che cosa sono io, me stesso.
35:50 P: Questo è sbagliato.
36:03 K: Sbagliato. Giusto, signore.
36:05 P: Quando sono solo vado alla deriva e sento questa insufficienza, questo vuoto, vedo le persone intorno a me, vado in giro, vedo le famiglie e non sono in rapporto con nessuno, la mia percezione è superficiale, le cose mi frullano in testa, io rimango un po' così, ma poi voglio che finisca. E' lì che ho bisogno di rivolgermi a qualcuno per essere stimolato. Dipende da quanto a lungo dura.
36:42 K: Sì, è proprio questo che stiamo dicendo. Non siamo in disaccordo su questo. Mio Dio!
36:58 P: Signore, è davvero possibile capire completamente perché siamo in conflitto? Vedo che in un certo senso separo me stesso da me ma a parte questo, non capisco perché siamo in conflitto.
37:17 K: Lo stiamo vedendo, stiamo esaminando perché siamo in conflitto. Guardi, io non conosco me stesso, non so nulla - tutta la mia struttura, la mia natura, le mie ferite, le mie ambizioni, la mia avidità, l'arroganza, la violenza, e via dicendo. Tutto questo sono 'io'. Giusto? Ma io non l'ho esaminato. Non sono entrato dentro di me fino in fondo. Quindi, voglio sicurezza nonostante tutto, in qualcosa - nei mobili, in una casa, in un credo, in una fede, in una moglie o un marito, voglio sicurezza. Dio! Sembra così semplice. Non volete tutti la sicurezza?
38:11 P: Ma esiste una cosa come la sicurezza? Se guardiamo la vita, non c'è sicurezza in nulla.
38:21 K: Non ho capito.
38:24 P: C'è qualche prova che esista sicurezza?
38:27 K: Glielo dimostro. Non esiste! Non mi lasciate finire, rifletteteci! Vedete, volete saltare alle conclusioni, non volete vedere ... Quel signore ha chiesto di descrivere la natura e la struttura del pensiero. Ha posto questa domanda. La struttura del pensiero. Questa è la struttura del pensiero: che vuole sicurezza perché sappiamo benissimo che non c'è sicurezza. Capite? Domani potrebbe esserci un terremoto, potremmo sparire tutti, può succedere di tutto. Non esiste nulla come la sicurezza, psicologicamente. Se ce ne rendiamo conto, molto profondamente, che non esiste sicurezza psicologica allora non saremo in conflitto. Ma non ce ne rendiamo conto, vogliamo sicurezza in qualcuno - voglio la sicurezza fisica - una casa denaro, posizione, prestigio. Potrei non avere soldi e casa, ma voglio il prestigio, è la mia sicurezza. Voglio essere grande, e ci lavoro per diventarlo, Posso essere povero ma voglio essere grande, famoso. Per avere sicurezza.. e per qualcun altro potrebbe essere la fede, il credo - potrebbe essere nevrotico - tutti i credo sono nevrotici. E c'è sicurezza nella nevrosi.
40:20 Quindi, l'uomo cerca continuamente sicurezza, e non ci rendiamo mai conto che non esiste. D'accordo? Perché mia moglie potrebbe lasciarmi, ma se lo fa, la odio, sono geloso, ma troverò un'altra donna, o uomo, e mi ci aggrappo. E' questo che accade continuamente. Quindi, mi chiedo, perché la gente esige sicurezza sapendo benissimo, nel profondo, che non esiste? Perché il mondo si è diviso geograficamente, in nazioni, come indù, buddista, e tutto il resto, perché? Perché tutti vogliono la sicurezza. Uno si sente molto sicuro sentendosi inglese.
41:30 P: Non vedono veramente, le persone non capiscono davvero.
41:34 K: E' quello che sto dicendo.
41:35 P: Credo dovremmo parlare della qualità di questo vedere.
41:42 K: Innanzitutto, possiamo vedere, osservare, che non c'è affatto sicurezza, psicologicamente, e quindi, niente attaccamento? Il che non significa promisquità. E' impossibile essere attaccati a un essere umano. A che cosa siete attaccati quando vi attaccate a un essere umano? Siete attaccati all'immagine che avete creato di quella persona, non alla persona ma all'immagine che avete di lei o di lui. Vi prego, è talmente ovvio.
42:35 P: Signore, questa ricerca di sicurezza non deriva forse da qualcosa di biologico insito in noi?
42:43 K: Biologicamente, ho bisogno di sicurezza. Giusto? Ho bisogno di cibo, di vestiti, di un riparo, ma questo è reso impossibile dal mio desiderio di sicurezza interiore. Cioè, sono nazionalista, credo di essere importante come inglese, tagliando fuori gli altri ... Così, dividiamo il mondo distruggendo la nostra stessa sicurezza. Voi non lo capite.
43:19 P: A me sembra il contrario. Ho bisogno di essere insicuro.
43:23 K: No, signore, guardi, stiamo dicendo che fisicamente ci vuole sicurezza. Giusto?
43:29 P: No, non penso. Quando mi sento insicuro, sono molto felice.
43:36 K: Non deve forse avere cibo, vestiti e riparo? Lei ha dei vestiti, del cibo. Milioni di persone non hanno né cibo né vestiti. Come mai?
43:53 P: Quando non abbiamo nulla, la mente cambia.
43:57 K: E' quello che sto dicendo. Perché psicologicamente abbiamo stabilito la sicurezza nelle nazionalità, nella divisione, negando la sicurezza biologica, fisica.
44:14 Questo è, no? Andiamo avanti. Lo vediamo, non come idea, ma come una realtà, che non c'è sicurezza psicologica? O ne abbiamo paura? Paura di questo fatto enorme?
44:41 P: Non potrei trovare sicurezza in me stesso, comunque? Per esempio, sapendo che qualsiasi cosa accada ...
44:49 K: Lo vediamo subito, ora. Abbiamo detto che non c'è alcuna sicurezza, lo vedete? Non come idea, come conclusione, ma come una realtà, come questo microfono. Lo vedete?
45:08 P: No, non lo vediamo.

K: Proprio così, e perché no?
45:14 P: (inudibile)
45:52 K: Ci arriveremo, signore, la prego. Per cortesia ... Mi chiedo, quando arrivate al punto che non c'è sicurezza psicologica, è una cosa straordinaria da osservare e comprendere perché poi tutto cambia. Ve ne rendete conto o è un'idea di cui volete essere convinti? Capite la mia domanda? Perché non lo vedete come una realtà? E' una realtà che voi siete seduti lì, e che io sono seduto qui. Perché non la vediamo davvero come questo fatto? Fa parte del nostro condizionamento, della paura - la paura di perdere la moglie, o il mio amico, perché su quella persona ho investito tutta la mia speranza, tutti i miei desideri, sessuali e altro, e improvvisamente mi rendo conto che non c'è sicurezza. Capite che cosa intendo? Questa è libertà. E noi non vogliamo la libertà. Conosciamo lo stato di schiavitù più di quello di libertà.
47:48 Esatto. Andiamo avanti. E' così, non vedo che non c'è sicurezza. Voglio la sicurezza, e dipendo dalla sicurezza di qualcuno perché mi dà conforto, mi fa sentire di essere insieme, e quindi non mi sento perso, non ho paura di essere solo, non sono solo. Per tutte queste ragioni mi aggrappo a te. E tutto questo processo di relazione lo chiamo 'amore'. Non sono cinico, vi prego. Questo è il nostro conflitto: conoscere in fondo questo fatto e aggrapparsi a un non fatto. Capite? Questo è il nostro problema. Vedere qualcosa come vero e attenersi a qualcosa che non lo è. Ora, come fate a far cessare questa divisione fra questo e quello? Capite ora? Cioè, vedo chiaramente che ho bisogno di sicurezza perché sono molto insicuro di me stesso, mi sento solo, perso, confuso, e mi aggrappo a te. Questo è un fatto. L'altro fatto è che avete sentito qualcuno dire: 'Non esiste alcuna sicurezza, amico mio', e anche voi lo ammettete 'Perbacco, è vero!' nel profondo, dentro di voi, sapete che è così. Quindi, ci sono questi due fatti. E allora che cosa farete? Come li concilierete?
50:15 P: Devo osservare la mia paura.
50:19 K: Esatto. Dovete osservare la vostra paura. Come la osservate? Siamo arrivati al punto, ora. Vedete? Cioè, gli esseri umani hanno paura. Come osservate questo fatto?
50:48 P: Ci ridono sopra. Ridono per nascondere la paura.
50:56 K: Certo, ne ridiamo per nascondere la nostra paura. Vi prego, vi sto chiedendo senza fuggire, se potete, come osservate la vostra paura?
51:12 P: Attraverso la relazione.

K: Attraverso la relazione. Attraverso la relazione abbiamo scoperto di avere paura di perdere qualcosa. Quindi, come osservate, o come siete consapevoli di questa paura?
51:34 P: Posso osservare la paura quando io sono la paura?
51:37 K: Ne è sicuro, o si tratta di un'idea?
51:42 P: Ne sono sicuro.
51:46 K: Cioè. Lei ne è sicuro. Significa che lei è sicuro di qualcosa, non è un fatto.
51:56 P: Se cerco di osservare la paura, non posso osservarla.
52:01 K: Ci arriviamo ... mi segua. Ci stiamo arrivando, signore. Come osservate ...? Signore, come osserva sua moglie? Avete mai osservato vostra moglie, o vostro marito, ragazzo o ragazza, no? Cosa dite, l'avete fatto? Osservato. Come li osservate? C'è la percezione visiva, il viso, il colore dei capelli, il colore degli occhi, delle sopracciglia, ecc. questa è l'osservazione fisica. Voi lo vedete. E poi come lo osservate, non fisicamente?
52:58 P: Attraverso la sua immagine?

K: Non chieda a me. E' sicuro di questo? Mio Dio! Solo teorie! Non avete un'immagine di vostra moglie?
53:17 P: Attraverso l'esperienza della persona.
53:26 K: Sì, l'abbiamo detto, attraverso l'interazione, l'abitudine, gli assilli, il dominio, il possesso, le ferite, attraverso l'interazione, fra uomo e donna, create un'immagine di lei e lei di voi. E' un fatto semplice, no? Lo vedete?
53:52 P: Ma certamente ci sono anche forme positive di interazione, no?
54:05 K: L'interazione è molto complicata, lo sappiamo. Così ciascuno crea un'immagine di lui o di lei, e voi vi guardate attraverso quelle immagini, non è così? Tu mi hai offeso, io ne conservo l'idea, sono stato offeso da te. Tu hai ferito l'immagine che ho di me. Giusto? E mi tengo quell'impressione. Così siamo in relazione attraverso delle immagini. E' terribile!
54:52 Ora ci chiediamo, come osservate tutto questo? Come qualcosa al di fuori di voi, o di cui fate parte? Capite la differenza? Se è al di fuori di voi allora dovete fare qualcosa. Giusto? Dovete dominarla, reprimerla, sfuggirla, spiegarla, analizzarla, e così via, che è tutto un conflitto, vero? Ma non c'è divisione, voi siete quello, no? E' un fatto, non è così? Voi non lo fate, è per questo che ...
55:45 P: Sentiamo il dolore dentro, ma cerchiamo la causa fuori.
55:49 K: Da qualche altra parte. Esattamente. Vi sto chiedendo, come vi osservate? Abbiamo descritto cosa siete: rabbia, paura, gelosia, nevrosi, abitudini strane, idiosincrasie, vanità, arroganza, un sacco di chissà cosa. E diciamo: 'Bene, come osservate questo insieme?'
56:23 P: Lo sentiamo.

K: Lo sentite. E quello siete voi, no? Non siete diversi da tutto quello, no? E' il nostro condizionamento, il nostro allenamento, la nostra educazione, che ci dicono che siamo diversi da quello, e questa è una delle nostre maggiori difficoltà. Non vediamo che quello sono 'io', che la rabbia sono io, non è vero? L'arroganza, la vanità, sono io. Ma mi piace pensare che sia qualcosa fuori di me.
57:10 Quel signore diceva che quando vediamo che tutto quell'insieme sono io, effettivamente, non come un'idea, ma una realtà, che siamo quello. Cioè, l'osservatore è la cosa osservata, il pensatore è il pensiero, la cosa analizzata è chi analizza. Giusto? La domanda era: che cosa succede quando questo accade veramente? Capite?
57:55 P: Scoppia una bella risata.

K: Vi mettete a ridere? Va bene, ridete, e poi? Signori, cerchiamo di essere seri, non è uno scherzo.
58:07 P: Non provo più tensione.

K: No. E' un fatto per voi, che non c'è divisione fra voi e le varie qualità di tutto quello che avete accumulato, o siete tutto quello - è un fatto? Allora quel signore dice di prenderlo come un fatto, e allora qual è lo stato, giusto? Che succede? Guardate la questione. Supponete che sia così, allora che cosa accade? Voi volete una descrizione di cosa accade, e così siete di nuovo presi nella descrizione. Non dite: 'Ora voglio scoprirlo, voglio mettercela tutta, voglio scoprire perché esiste questa divisione in me, questa contraddizione, perché non riesco a vedere che la rabbia sono io, non posso vedere che tutte le caratteristiche, le idiosincrasie, le vanità, le ferite, sono parte di me, sono io? Perché non lo vedete? Se lo vedete, qual è l'azione? Non c'è azione, non c'è alcuna azione. Capite? Siamo abituati ad agire, a fare qualcosa in proposito, e quindi diciamo che le cose che osserviamo ... ci separiamo dall'osservato perché pensiamo di poterci fare qualcosa - giusto? - di reprimerlo, vincerlo, analizzarlo, sezionarlo, dozzine di cose. Fa parte della nostra educazione, della nostra tradizione, cultura, ma la realtà è che quello che osservate in voi siete voi. Giusto? Quando ha luogo quella realtà l'azione si ferma, riguardo a voi, cosa che non possiamo accettare perché è contro ogni condizionamento. Quindi, che cosa succede quando non sprecate energia per vincere, con la disciplina, la repressione, che cosa accade, con tutta quell'energia? E' tutta lì, ora, no? Invece di sprecarla, ce l'avete.
1:01:17 P: Per favore potremmo tornare alla sua definizione di attività e azione?
1:01:22 K: Sì, signore, aspetti. Non pensi alla mia definizione. Guardi soltanto che cosa accade. Inizio a rendermi conto che il conflitto interiore si esprime esternamente. E' un fatto. Ho iniziato da quello. Me ne sono reso conto. Non è un'idea, è una realtà, una realtà ardente per me, che finché c'è conflitto in me, ci sarà conflitto con mia moglie, con i miei amici, con tutto nella vita. Me ne rendo conto, è un fatto. Non potete togliermelo. E allora mi chiedo: perché esiste questo conflitto? Perché c'è contraddizione, contraddizione è volere sicurezza e non trovarla. Questo è un elemento. Un altro è che ho paura di essere solo, ho paura della solitudine, quindi la rifuggo attraverso te, attraverso le parole, le immagini, la venerazione, con ogni forma di intrattenimento, religioso o di altro tipo. Fuggo. Quindi, non fuggo, voglio scoprire, non fuggirò, e osservo.
1:02:51 Quindi vedo perché questa divisione esiste - paura. Paura di essere completamente solo. Cos'è la paura? E come la osservo? La paura è là fuori e io la guardo, oppure la paura sono io? Se fosse là fuori, potrei tagliarla come un albero, posso lavorarci. Ma se è qui, fa parte di me, del mio pensiero, cosa posso fare? Capite la mia domanda? Quindi, il mio condizionamento è di agire su qualcosa che vediamo al di fuori, come la paura. Quando smetto di agire, sono perso. Così ho paura. Quindi dico che voglio guardare quella paura. Come la guardo? La guardo come parte di me, è l'io che ha paura - l'io, la psiche, interiormente. Posso guardarlo? Posso osservarlo? Posso osservarlo soltanto se ho uno specchio. Capite? Come posso vedere il mio viso nello specchio, posso osservare me stesso nella mia relazione - capite? La relazione con l'altro è lo specchio in cui vedo la mia paura. Lo capite?
1:04:47 In quella relazione vedo la mia paura. E allora mi dico che io sono parte di quella paura e quindi mi limiterò a osservarla, senza fare nulla. Capite? Osservatelo. C'è un solo fattore molto importante, che è la chiarezza dell'osservazione. Chiarezza che è impedita quando il passato, che sono io, la mia conoscenza, tutto il passato, mi impedisce di vedere. Capite? L'osservatore è il passato - le sue memorie, speranze, paure. Quindi, finché l'osservatore osserva la paura non potrà superarla, ma quando l'osservatore è la cosa osservata allora avete tutta l'energia che sprecavate in lotta, repressione, ansia, e tutto il resto, ora ne avete moltissima, non viene sprecata. Quando c'è quella straordinaria energia, c'è paura? Soltanto quando c'è spreco di energia c'è paura. E poi, che cosa avviene? Voi morite dalla voglia di sapere che cosa c'è dopo perché non lo fate, prima di tutto.
1:06:45 C'è molto di più perché c'è libertà totale di osservare, e silenzio. Osservazione significa silenzio, no? Se la mia mente chiacchiera, non posso osservarvi. D'accordo? Se la mia mente dice: 'Non mi piace quel colore, quella faccia, preferisco il nero, il marrone, il viola', non posso osservarvi. Quindi devo prima essere consapevole dei miei pregiudizi, metterli da parte, esserne libero, e osservare. Ma voi non volete fare tutto questo, volete arrivare subito in paradiso! Come la 'meditazione trascendentale'.
1:07:54 P: Il problema è che quando cerco di guardare un'emozione, come la rabbia non ne vedo il pensiero, non riesco a vederla.
1:08:05 K: No, aspetti, signore ... Quando è arrabbiato, in quel momento non sa di esserlo. Ascolti. Nel momento della rabbia l'adrenalina è in funzione, e lei è arrabbiato, in quel momento non è consapevole di essere arrabbiato. Più tardi ci pensa e dice: 'Mi sono arrabbiato'. Non è così?
1:08:38 P: Ero ancora arrabbiato prima di quella sensazione.
1:08:43 K: Aspetti, mi dia due minuti, ci arriviamo. Le spiego, signore, la prego. Voi conoscete la rabbia, no? La maggior parte di voi, purtroppo. Quindi, nel momento del sentimento, della senssazione, non la si riconosce come rabbia. Va bene? Poi si riconosce di essere stati arrabbiati. Ora, come accade quel riconoscimento? Perché vi eravate arrabbiati altre volte. Quando dite che vi siete arrabbiati, lo riconoscete perché lo avevate già provato. Quindi, il passato indica cosa dovreste fare. Giusto? Attenti. Ascoltate. Guardatelo dentro di voi. Quando siete arrabbiati, nel momento, non c'è il senso della rabbia, ma poi interviene il pensiero e dice che vi siete arrabbiati. Il pensiero è il movimento del passato. Giusto? Ora, potete smettere quel movimento del passato e non dargli un nome? Voi sapete cos'è la gelosia, quando siete gelosi, in quel momento lo sentite. Perché il pensiero interviene? Capite la mia domanda? Perché il pensiero dice 'Sono stato geloso' o 'Sono geloso', perché?
1:11:09 P: Quando si è gelosi non ci siamo. Quando diciamo 'Sono geloso' veniamo in essere.
1:11:17 K: Sì, e perché succede? Perché non limitarsi a dire: 'Sì, c'è questo sentimento', e basta? Perché dite: 'Sono stato geloso'? E poi si agisce da gelosia, odio, rabbia, e così via.
1:11:34 P: Perché ci si identifica con quello.
1:11:40 K: Perché vi identificate?

P: C'è questo sentire.
1:11:48 K: Perché c'è identificazione con un sentimento?
1:11:53 P: Perché vogliamo fare qualcosa, ci fa sentire insicuri.
1:11:56 K: Sì. e poi: è la mia casa, mia moglie, il mio nome, la mia forma, il mio paese, il mio Dio, la mia fede - seguite? è parte della vostra tradizione, cultura, che dice 'me', 'mio'. Tutto il passato si presenta e prende il comando. Ora, ci chiediamo, siete consapevoli di questo movimento del passato che prende il comando sulle cose? Ne siete consapevoli veramente, non in teoria, ma per davvero? Questo significa che vivete nel passato. Quindi, siete come morti.
1:12:47 P: Non si può saperlo finché ... perché non accadrebbe. Non emerge in primo piano.
1:12:52 K: Proprio così, signore. E' quello che sto dicendo.
1:12:55 P: Ma poi, quando si prova la sensazione e ci si accorge di essere arrabbiati, allora si cerca di osservare la struttura della rabbia, e sembra che non ci sia nulla da osservare.
1:13:11 K: Esattamente. Se n'è andata. Non abbiate paura, è andata!
1:13:21 P: Ma lei dice che si dovrebbe vedere la totalità.
1:13:27 K: E' quello che ho detto. La totalità - per esempio la totalità dell'offesa. Capite? Gli esseri umani sono feriti fin dall'infanzia, a scuola, al liceo, conoscete tutta la faccenda dell'esistenza. Siete feriti, cioè, avete un'immagine di voi che fa male. Lo vedete come qualcosa di reale? Se lo vedete come realtà, la vostra vera essenza è ferita, allora che cosa farete? Ci sono le ferite passate, e volete evitarne di future. E' possibile spazzare via le ferite passate, così da non essere più offesi, il che non significa che diventate come pietre. Non essere mai più feriti. Voi non vi ponete mai queste domande. Fatelo!
1:14:58 P: Se si perde la sicurezza, si è feriti.
1:15:02 K: Signore, perché si sente ferito? Tu, che sei ferito, cos'è questo 'tu'? L'immagine che avete di voi, no? Sono cristiano, buddista, indù, Sono orgoglioso, vanitoso, tutto questo è il 'tu'. Oppure, pensate di essere Dio, o che vi sia qualcosa di spirituale dentro di voi, al di sopra di tutto, che è ancora un processo del pensiero. Giusto? Quindi, il processo del pensiero è ferito. Come si evitano le ferite future? Non resistendo, non ritraendosi, non diventando sempre più duri. Volete spazzare via le ferite, o vi piacciono? No, fatelo. Volete tenervele? C'è un grande piacere nel tenersele, perché vi danno vitalità, energia per ferire qualcun altro. Se volete essere liberi da tutte le ferite, che cosa farete? Così che, in nessuna circostanza, nella vostra relazione con il mondo, o con i vostri amici, non sarete mai feriti. Sapete che cosa vuol dire? Ho una mente che non può essere ferita. Ferita - e l'altra faccia è la lusinga. Sono la stessa cosa. Allora, è possibile smettere di essere feriti? Volete scoprirlo? Dovrei fermarmi.

P: Per favore, continui.
1:17:44 K: Va bene, va bene. Volete davvero parlarne?

P: Sì.
1:17:49 K: Va bene, signore, lo farò per voi. Ma voi fatelo. Capite? Non limitatevi a vivere di parole e idee, fatelo, perché così sarete liberi. E allora fiorirete in bontà.
1:18:11 Cos'è che viene ferito? Vediamo. Non verbalmente, ma effettivamente, guardatevi, esaminatevi. Voi siete feriti. I vostri genitori vi feriscono quando siete bambini, i vostri amici, da bambini o da ragazzi, vi feriscono, psicologicamente, e poi a scuola, ancora ferite, vi dicono che dovete essere bravo come vostro fratello, o lo zio, o il direttore, o quello che sia, e poi al liceo, se fallite qualche esame siete feriti. E se non trovate un impiego, siete feriti. Tutto al mondo sembra essere fatto per ferirvi. Il sistema educativo, che è marcio, vi ferisce. Quindi, voi siete feriti. Ve ne rendete veramente conto? E il risultato di questo ferite è che volete ferire gli altri. Da questo nascono rabbia, resistenza, isolamento, diventando sempre più separati dagli altri. E più vi sentire divisi, ritrosi, più siete feriti. Costruite un muro intorno a voi e fate finta di essere ... sapete, ma sempre all'interno del muro. Questi sono tutti i sintomi. Quindi, siete feriti. E se ve ne rendete conto veramente, non soltanto a livello conscio, ma nel profondo, Allora, che cosa farete?
1:20:15 Ora, come avviene questa ferita? Perché avete un'immagine di voi stessi. Supponiamo che io abbia un'immagine di me di uno che sta sempre seduto su un palco a parlare a un pubblco - grazie a Dio non è così - se il pubblico disapprova o non si presenta, io sono ferito perché ho un'immagine di me. Il fatto è che finché ho un'immagine di me quell'immagine sarà ferita. Giusto? E' chiaro, no? Ora, è possibile vivere senza una sola immagine? Senza conclusioni, che sono una forma di immagine, nessun pregiudizio. Seguite? Sono tutte immagini. E nel momento in cui mi insulti, cioè, quando dici qualcosa contro quell'immagine che ho di me stesso, mi ferisci. Ora, in quel momento, quando dici qualcosa di oltraggioso, di offensivo, se sono consapevole di quello che stai dicendo, do tutta la mia attenzione a quello che dici. Capite? Nell'attimo in cui vuoi ferirmi dicendo qualcosa io gli do la mia attenzione, e allora non c'è nessuna registrazione. Lo capite? Solo quando c'è disattenzione si mette in atto la registrazione, anche dell'adulazione.
1:22:13 Ora, quando qualcuno vi dice che siete stupido, potete prestargli tutta la vostra attenzione? Se lo fate, non c'è nessuna ferita. Le ferite passate sono finite in quell'attenzione. L'attenzione è come una fiamma che brucia le ferite passate e presenti. Avete capito? Può bastare per oggi.