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BR79DT2.2 - Abbiamo diviso la vita fra esteriore e interiore
Secondo dialogo con insegnanti
Brockwood Park, UK
20 giugno 1979



0:38 Stephen Smith: Krishnaji, Mi chiedevo se possiamo parlare dell'educatore, - cioè dell'insegnante - sia in classe che fuori, e di come sia in grado di educare, avendo una certa comprensione di quale sia la natura dell'educazione, cioè, una responsabilità totale per la vita dello studente e per la vita della comunità. E forse avendo una comprensione del ruolo della sua specifica istruzione, della sua conoscenza nell'intero disegno delle cose, ma avendo soltanto una comprensione parziale della profondità delle cose, della loro realtà, come deve procedere per creare una comprensione diversa nello studente, cioè una comprensione non solo per la materia ma che vada più a fondo e oltre la materia, una comprensione più globale?
1:49 Krishnamurti: Prenda in considerazione la relazione fra lo studente e l'educatore, che cos'è la relazione?
2:06 SS: Per quanto riguarda la materia, l'insegnante sa più cose dello studente.
2:16 K: E lo informa.

SS: Gli passa certe informazioni.
2:20 SS: Così ...

K: ... molto semplice.

SS: Questo è chiaro.
2:24 K: Ma cos'altro implica questa relazione? Lei è l'insegnante e io sono il suo allievo. Qual è la nostra relazione, a parte la materia e le informazioni sulla materia? Qual è il nostro rapporto, se mai esista veramente?
2:59 Harsh Tanka: Non capisco in che modo lei stia usando la parola relazione in questo contesto. Sicuramente, una relazione fra insegnante e studente è di istruire c'è qualche altra relazione al di là di questo?
3:16 K: Se la relazione è tutta lì che è quello che accade nelle scuole comuni, allora è molto semplice. Voi informate gli studenti sulla matematica o qualunque altra materia trattiate, e ve ne tornate a casa o nel vostro alloggio e vi scordate di tutto. Ma noi non stiamo parlando di una relazione così superficiale, stiamo parlando di una relazione dove viviamo in una comunità di insegnanti e studenti.
3:59 HT: Molti insegnanti direbbero che si preoccupano per lo studente il che va oltre l'insegnamento di una materia, si interessano del loro benessere ...
4:13 K: Mi domando se sia davvero così. Prendiamo una normale scuola in Inghilterra, o in India, in America, si interessano veramente?
4:24 Wendy Smith: Alcuni di loro si preoccupano, ma è molto difficile se ci sono trenta studenti in classe e li vedi tre volte alla settimana, dove li incontri, come puoi avere una relazione?
4:38 K: E' quello che sto dicendo. In una scuola normale c'è ben poca relazione.
4:45 WS: Ma potresti volerne di più.
4:47 K: Questo è diverso. Se ne vuoi di più, come fai?
4:53 SS: Probabilmente devi creare una scuola tua, o cercare una scuola interessata a questo, una delle due.
5:02 HT: State dicendo che non è possibile nel sistema scolastico, avere questo tipo di relazione?
5:09 K: Non vedo nessuna possibilità. Prendiamo perfino il college di Winchester o altre scuole pubbliche, qual è la relazione?
5:23 HT: Si potrebbe pensare che in una scuola residenziale dove gli insegnanti vivono vicino agli studenti tutto il tempo, ci sarebbe l'opportunità di una relazione.
5:35 K: Di solito hanno regole, regolamenti, 'devi', 'non devi', e finisce lì.
5:42 WS: Ma certamente bisogna avere delle regole.
5:45 K: Sì, bisogna avere regole. Non sto dicendo quello. Ma noi stiamo parlando della relazione fra l'educatore e lo studente in una scuola pubblica normale, o perfino in un liceo - significa ben poco!
5:59 Mathew Mitchell: Sembra sia fonte di enorme insoddisfazione per gli insegnanti nelle scuole normali. C'è la sensazione che vorrebbero dialogare con le persone con cui lavorano ma non possono, proprio a causa delle circostanze fisiche.
6:13 K: Il sistema lo impedisce. Sareste d'accordo, è questo il fatto?
6:19 HT: Non vedo come il sistema possa impedire la relazione. Sarebbe certamente possibile per l'insegnante essere in relazione con lo studente, se volesse.
6:33 K: Mi chiedo se sia possibile in una scuola normale, in una scuola pubblica, o in un liceo, è possibile?
6:41 HT: Prendiamo un insegnante di una scuola comune.
6:44 K: Sì, che cosa fa?
6:45 HT: Arriva a scuola al mattino e magari va in assemblea ...
6:53 K: Oppure va in aula per la lezione. E insegna per 45 minuti al mattino, o al pomeriggio, eccetera. e tiene la lezione, e poi c'è il direttore che gli affida gli studenti. C'è l'organizzatore e il capoclasse, e tutta la pesantezza del sistema eccetera, come è possibile essere in relazione così? La relazione, nel senso che intendiamo qui, nel senso di sentirsi responsabili per lo studente, non solo accademicamente, ma moralmente, socialmente, del suo comportamento, del suo modo di pensare, ecc., interessarsene completamente. Non esiste!
7:48 MM: Perché no, quando sono a tavola o dopo le lezioni?
7:53 K: Stiamo dicendo che è possibile ma non esiste.
7:56 MM: Ma è possibile.
7:58 K: Tutto è possibile.
8:01 Brian Nicholson: Può esistere, a volte. Conosco delle persone, amici miei che insegnano in una scuola normale, e cercano fortemente di costruire una relazione con gli studenti. E ci riescono fino a un certo punto ma sempre nei limiti della scuola in cui si trovano.
8:16 K: E' quello che dico, il sistema lo impedisce. L'educazione attuale si preoccupa soltanto di dare informazioni, di dare una certa quantità di conoscenza e di aiutare gli studenti a trovare un impiego. Non è così?
8:40 SS: Penso che intervenga l'ambizione ad un certo punto, perché in molte scuole, per quanto l'insegnante sia ben intenzionato, rimane lì per 3 o 4 anni, e poi vuole progredire, trovare un posto migliore. Interviene l'ambizione.
8:59 K: A che livello parliamo di educazione, dell'educazione comune che la persona media riceve? O stiamo parlando di una scuola in cui sia educatore che studente si sentono totalmente responsabili?
9:25 HT: Mi pare che stiamo parlando di educazione e non abbiamo un'idea molto chiara di cosa significhi.
9:32 K: Penso che l'abbiamo, no? Innanzitutto serve preparazione accademica, disciplina. Siete tutti d'accordo.
9:43 HT: Sì, hanno bisogno di essere preparati ...
9:47 K: E vogliamo anche, desideriamo, auspichiamo che possano avere una coscienza sociale, che siano socialmente consapevoli di ciò che accade nel mondo, moralmente, nel loro comportamento, nel loro modo di parlare, è questo che considero educazione. Lo sviluppo dell'essere umano completo.
10:21 HT: Ma viene data attenzione al comportamento e all'educazione morale ...
10:26 K: E' sempre disciplina: fai questo e non fare quello.
10:30 SS: E qui sorge la domanda sul trovarsi allo stesso livello veramente. Sul modo in cui trasmetti quello che dici, nel senso che lo affronti da una posizione non più alta o superiore di quella dello studente ma piuttosto puoi indicare qualcosa, ma senza l'implicazione di una superiorità psicologica.
11:11 K: Esattamente. Inoltre, il fatto è che lo studente arriva già condizionato, e anche l'insegnante, l'educatore è condizionato, lo sono entrambi. Condizionati secondo la cultura, ecc. ecc. Per quanto possiamo osservare, li aiutiamo a conformarsi ad adattarsi ad un condizionamento più ampio o più ristretto. Siete d'accordo?
11:46 HT: Non sono sicuro che direi così. Direi, come molti altri insegnanti direbbero, che sono interessati all'educazione morale in senso più ampio. Se possano farlo è un'altra questione.
12:03 K: L'idea e il fatto sono diversi. Vorrei essere qualcosa ma il fatto è che non lo sono.
12:12 HT: Molti insegnanti direbbero che cercano di farlo, ma ...
12:16 K: Quello di cui stiamo parlando, è quello che vorrei scoprire. Stiamo parlando della media delle scuole, quelle pubbliche, i licei, o di una scuola come Brockwood, dove ci preoccupiamo della coltivazione completa dell'uomo, dello studente, e quindi di noi stessi? Non so se riesco a trasmettervelo.
12:50 BN: Tutti noi abbiamo deciso di venire qui invece che insegnare in una scuola ordinaria. Quindi dobbiamo parlare di questa scuola.
12:58 K: Perciò stiamo parlando di questa scuola. E allora parliamone. Non della media, di chi vorrebbe farlo ma non può, ecc. Allora partiamo da qui, d'accordo? Va bene? Tutti d'accordo? Che cosa cerchiamo di fare qui? Se potessimo parlare francamente e apertamente, che cosa stiamo cercando di fare?
13:36 SS: Cerchiamo di creare un certo apprendimento attraverso la comprensione, che non è una comprensione in un dato campo ma piuttosto una comprensione di per sé, una specie di comprensione universale.
13:52 K: Vorrebbe spiegare meglio, non capisco. Vorrebbe spiegare?
14:02 SS: Generalmente la conoscenza è assimilata per frammenti o in parti, la matematica, la fisica, una lingua, lo facciamo anche qui, lo studente impara, non sei o otto materie ma ...
14:14 K: La mia domanda è: che cosa cerchiamo di fare qui come comunità, come insegnanti e qual è la relazione con gli studenti, e dello studente con la comunità e con l'insegnante, insieme, come un insieme di persone, che cosa cerchiamo di fare?
14:31 SS: Io sto provando a rispondere dicendo questo. In qualsiasi scuola, è necessario far notare le cose agli altri. Questo fa parte della responsabilità, per come la vedo io. Ora, la cosa importante sembra essere che se sei capace di indicarlo in modo che abbia senso per l'altra persona, e che questi lo capisca, allora anche questo diventa parte del suo imparare, ed è anche parte del tuo imparare perché hai imparato come trasmetterlo.
15:21 K: Ha risposto alla mia domanda?
15:23 SS: E' questo che stiamo facendo.
15:24 K: No, cos'è che stiamo cercando di fare? Avete risposto alla mia domanda?
15:30 SS: Io sto cercando di rispondere alla domanda.
15:34 HT: Abbiamo tutti idee differenti. Non possiamo arrivarci.
15:41 K: No, abbiamo la scuola, lei è qui da qualche anno, e anche lui, tutti noi, cos'è che stiamo cercando di fare insieme?
15:49 WS: Parte di quello che cerchiamo di fare è vivere insieme invece che separati.
15:57 K: Vivete insieme nella stessa casa.
15:59 WS: Sì, ma intendo effettivamente cooperare nel lavoro, tutto quello che implica il vivere insieme senza evitarsi a vicenda.
16:07 K: E questo che fate qui?
16:09 MM: Certamente questo ne fa parte.
16:11 WS: E' parte di quello che cerchiamo di fare.
16:14 MM: E quando lei pone questa domanda quello che subito mi viene in mente è - non so come dirlo - eccetto la percezione, iniziare a imparare come guardare le cose, perché non sappiamo guardare a noi stessi, o vedere tutto in modo chiaro. Abbiamo dei pensieri, dei modi di osservare le cose. Imparare come percepire chiaramente.
16:36 K: Cosa dite, che cosa stiamo cercando di fare qui, non solo cercando, ma facendo effettivamente? Cercare diventa piuttosto vago e indefinito ma che cosa stiamo davvero facendo?
16:55 HT: Osserviamo il nostro modo di vivere. Lo osserviamo nella relazione e cerchiamo di comprendere come siamo, che cosa siamo ...
17:13 SS: Direi che stiamo lavorando per una comprensione comune, che non è una comprensione personale, che non è un comprendere individuale ma un comprendere comune.
17:32 MM: E' molto difficile esprimerlo in parole.
17:34 K: Mi sembrate piuttosto vaghi su questo.
17:36 MM: Che cosa significa?

SS: Un comprendere comune.
17:39 MM: Sembra una bella cosa, come ci si lavora?
17:45 K: Siamo interessati, se posso chiedervi, non soltanto con le attività della vita, le relazioni, lo studio, informare gli studenti accademicamente, ecc., o ci interessa anche quello che accadrà loro in futuro, quando se ne andranno da qui. Qual è la loro vita, se verranno assorbiti nella grande massa della media?
18:22 SS: Questo è in relazione.
18:23 K: Quindi ci preoccupiamo non soltanto dell'ora, nel senso di avere una buona relazione, di aiutarli a capire non solo la matematica ma a comprendere l'intero significato della vita, e ci interessa anche il futuro delle loro vite.
18:47 WS: Ma certamente l'ora è strettamente connesso con il futuro. Cioè, come vedi la vita ora e quello che fai.
18:56 K: Esattamente. Come guardano alla vita ora? Come osserviamo la vita ora? Come aiutiamo lo studente e noi stessi a comprendere l'ora, quello che accade ora?
19:12 BN: Il mese scorso ero in vacanza con due studenti di qui, e c'erano due o tre bambini che sono stati un po' con noi, che frequentano una scuola locale, Questi non riuscivano a comprendere la relazione che avevo con gli studenti. Continuavano a chiedere: ma non si arrabbia se non fai i compiti? Oppure: perché non lo chiami signore? A volte rimanevano lì ad osservarci. Non riuscivano a capire che cosa succedeva.
19:43 K: E' lì che voglio arrivare. Ci interessa non soltanto l'attualità della vita presente, la nostra relazione reciproca, personale o obiettiva, se stiamo coltivando la mente, il cervello, la capacità di pensare, in modo obiettivo, razionale, e anche con un senso di affetto, tutto questo. E questo li sosterrà per tutta la vita? Capite quello che sto dicendo? Oppure saranno presi in trappola?
20:30 SS: Potrebbero rimanerci dopo essere stati qui.
20:33 K: Io voglio impedirlo. Se mandassi un figlio o una figlia qui, vi chiederei di aiutarlo a non cadere nelle trappole.
20:44 SS: Naturalmente. Alcuni non vengono intrappolati, ma altri sì.
20:54 K: Voglio che i miei figli non cadano nella trappola, in questa competizione. Sia in India, che qui, o in America, questa lotta continua.
21:08 WS: Certamente il solo modo in cui possiamo aiutarli è di assicurarci che sviluppino una vera comprensione di cosa sia la lotta.
21:18 K: Lo stiamo davvero facendo? Lo sto solo chiedendo, non dico che non lo facciate. Stiamo veramente attenti che abbiano questa qualità di intelligenza, che non è l'intelligenza delle idee e tutto il resto, ma l'intelligenza che li aiuterà a stare lontani dal pericolo, a evitare tutti i travagli dell'uomo, lo stiamo facendo?
21:57 BN: Ci stiamo certamente provando ma non sempre ci riusciamo.
22:00 K: Non con tutti gli studenti. Ora torniamo al punto, sulla terra di nuovo. Stiamo dicendo che questo è lo scopo o l'intenzione di questo posto?
22:16 Insegnanti: Sì.
22:19 K: Allora, come facciamo?
22:25 SS: Non penso si possa fare in modo infallibile. Cioè, in modo che non vi siano 'vittime', per così dire, non è possibile.
22:38 K: Ma stiamo dicendo che comprendiamo le basi della scuola. Come possiamo fare?
22:54 MM: Penso sia la domanda che ci poniamo tutti. Stiamo tentando di farlo ma non sappiamo bene, stiamo indagando.
23:02 K: Vi sto chiedendo che cosa dobbiamo fare. Lascio mia figlia e mio figlio qui - io non ne ho, ma se li lasciassi qui - e vi dico, signori e signore, è responsabilità vostra vedere che questi figli non siano gettati ai lupi, che non cadano nella macchina sociale o che non diventino mediocri cittadini non intelligenti. Dico che è responsabilità vostra. E che cosa dobbiamo fare, siamo insieme come comunità di insegnanti che cosa dobbiamo fare? Qui voglio arrivare, e voi non rispondete alla mia domanda.
24:00 HT: Ma, non possiamo aiutare lo studente se siamo noi stessi mediocri e poco intelligenti.
24:10 K: Quindi, aspetterete finché diventerete intelligenti, non mediocri, per poi diventare insegnanti?
24:18 HT: Non possiamo, loro sono già qui.
24:20 K: E' impossibile. E' troppo stupido dire che aspetterò di essere pronto per venire a insegnare. Quindi, la nostra relazione è che non sono stupido del tutto, condizionato, e anche lo studente, quindi siamo entrambi allo stesso livello.
24:50 SS: Sì, questo è molto importante.
24:52 K: Questo è veramente importante, eccetto quando insegnate matematica, o storia, è una cosa diversa, o una lingua, ecc.
25:02 SS: Psicologicamente allo stesso livello.
25:04 K: Psicologicamente siamo allo stesso livello. Ora, come ci aiuteremo reciprocamente a liberarci della nostra mediocrità?
25:18 HT: Possiamo rimanere su questo, Krishnaji, quello che sta dicendo è una cosa importantissima.
25:23 K: Lo so, lo sto facendo.
25:25 HT: Che noi siamo psicologicamente allo stesso livello dello studente.
25:28 K: Assolutamente, sento che è così.
25:30 WS: Talvolta diventa difficile perché andando avanti con gli anni si pensa in un certo senso di avere più esperienza.
25:38 K: Riguardo a cosa? Aspetti, no, guardate. Sesso, alcool, fumo, cosa?
25:50 SS: Ci sono anche altre cose.

K: Cosa? Scalare le montagne?
25:55 SS: No, possiamo essere andati in guerra, possiamo essere stati obiettori di coscienza, ed essere stati in prigione per questo. Quindi avete rischiato in qualche modo, probabilmente.
26:08 K: E' una faccenda diversa. Sto solo dicendo, guardate, se siamo allo stesso livello con lo studente, come facciamo a liberare noi stessi dai risultati che la società e noi stessi ci siamo imposti? E' questo il problema, no?
26:33 HT: Non sono sicuro che vediamo la necessità di essere allo stesso livello, che siamo allo stesso livello dello studente.
26:39 K: No, non la necessità, è un fatto. In quanto esseri umani, siamo condizionati, se siete d'accordo. E lo studente è condizionato da suo padre, da sua madre, dai suoi amici, dalla società in cui vive ecc., dai libri che legge, dalla televisione, è condizionato da tutto questo. E anche l'insegnante lo è. Non allo stesso modo, ma sono entrambi condizionati. Ora, come facciamo ad aiutarci l'un l'altro - se posso usare questa parola - a decondizionarci?
27:26 SS: I condizionamenti sono tutti uguali?
27:30 K: No. E' una buona domanda, parliamone. Esiste un fattore comune che è il vero condizionamento? Seguite? Insegnanti: Sì.
27:52 K: Come inglesi, voi siete condizionati in un certo modo. E un altro lo è come tedesco, o indiano, o come americano, non importa. Il tempo, il clima, il cibo, la lingua, la televisione, la religione, le superstizioni, tutto questo lo ha reso ciò che è, e molto di più. - qual è il fattore comune in tutti gli esseri umani che sono condizionati?
28:34 SS: Intende, più del fatto del condizionamento in sé? O diverso dal fatto del condizionamento in sé?
28:41 K: Lei è inglese, mentre io sono nato in India, qual è il fattore comune del nostro condizionamento? La lingua, giusto?
28:53 SS: Potrebbe essere.
28:55 K: Potrebbe essere. Andiamo per eliminazione. E' il clima?
29:00 SS: Assolutamente no.
29:06 K: Questa orribile primavera. Il cibo? Un momento, un momento! La letteratura, la televisione, le riviste? Avanti, pensateci, non dite no, no, no. Il modo in cui siete cresciuti, la tradizione, essere inglesi e tutto l'orgoglio di questa parola, e chi è nato in India sente lo stesso orgoglio, le stesse superstizioni religiose, solo che è più scuro, e probabilmente non è forte come voi, fisicamente, malnutrito, ecc. ecc. Qual è il fattore comune fra i due?
30:05 SS: Quindi lei sta dicendo che solo la forma è diversa.
30:07 K: Tutto qui.
30:13 HT: Possono essere orgogliosi di cose diverse, o credere in diverse divinità.
30:17 K: Naturalmente, ma è lo stesso movimento. Quindi concordiamo che educatore e studente sono entrambi condizionati nel loro proprio modo, e il fattore centrale è liberarsi di questo, diventare esseri umani, non etichette - se possiamo metterla così.
30:41 SS: Sì, quindi il movimento di cui parla è un movimento psicologico ...
30:46 K: Ovviamente.

SS: ... che è comune a tutti. Penso che dovremmo soffermarci su questo un minuto. Dopo tutto, il fattore comune per un inglese, per un tedesco, un russo, un indiano, o un americano, il fattore comune è che tutti hanno un enorme senso di ambizione, il fattore comune della paura, il fattore comune della ricerca del piacere, il fattore comune della sofferenza, della lotta, ansia, angoscia, mancanza di amore, e tutto questo è un fattore comune a tutti noi. Ora sta dicendo che ci sono l'educatore e lo studente ...
31:29 K: Sono nella stessa barca, esattamente la stessa cosa.
31:35 WS: L'espressione potrebbe essere diversa.
31:37 K: Sì, uno potrebbe esprimerlo andando in chiesa, e un altro chiudendosi in camera a piangere. Non ha importanza. Il fatto è che tutti viviamo lo stesso fenomeno. Ora, come educatore e come studente, questo è il fattore comune. O non siete d'accordo?
32:10 HT: No, siamo d'accordo.
32:12 K: Non siate d'accordo subito, perché se entrambi vediamo che è comune, possiamo fare qualcosa insieme.
32:22 HT: Ma perché è tanto importante nell'educazione, il fatto che entrambi possiamo avere paura ma di cose diverse? Perché è così importante?
32:32 K: Perché la paura, che sia dell'educatore o nello studente, che cosa fa? Paralizza l'essere umano, blocca la mente, crea disordine nella nostra vita. No?
32:53 BN: Mia figlia ha soltanto sette anni ogni volta che la vedo ha preso qualcosa da qualche parte che le impedisce di vedere chiaramente; mi devo chiedere dove l'abbia sentito e perché, e se sia vero, continuamente.
33:05 K: Se siamo tutti d'accordo che questo è il fattore comune a tutti noi, come ci aiuteremo l'un l'altro ad essere liberi da tutto questo? Questa è la funzione dell'educatore.
33:16 WS: Certamente dobbiamo voler essere liberi prima noi.
33:22 K: No, vedetene i pericoli. Uno è nato in India, con una certa cultura, religione, clima, malnutrizione, ecc. ecc. e qui avete l'opposto, avete un clima meraviglioso - qualche volta - buon cibo, servizi sanitari, tutto. Ma voi come esseri umani e anche lui, passate attraverso enorme infelicità, guerre, deprivazioni, tremendi sensi di colpa e depressione, lo sapete. E se siete educatori, questa è la vostra funzione, dire: ascolta, parliamone, non facciamoci intrappolare da tutto questo.
34:24 WS: Ma è possibile? Penso ci sia anche la sensazione che possa essere impossibile essere liberi da tutto questo.
34:34 K: Allora ammette qualcosa di terribile. Se dite che non è possibile allora siete intrappolati.
34:43 WS: Ma se è tutto quello che so, come potrei esserne libera?
34:47 K: Se conosce solo la paura, non vorrebbe esserne libera?
34:52 WS: Sì, ma come faccio se è tutto quello che conosco?
34:56 K: Non è consapevole che c'è paura?

WS: Sì.
35:00 K: E non vuole esserne fuori?

WS: Sì.
35:03 K: E lo stesso vale per lo studente. Ha paura degli esami, ha paura di dozzine di cose, dell'opinione pubblica - lei magari no, ma la paura è comune a tutti. Lui la esprime in un modo e noi in un altro.
35:25 HT: Stiamo dicendo che dobbiamo aiutare lo studente ad essere libero dalle sue paure, dalle ansie.
35:31 K: Non è così? Questa è la mia responsabilità. La nostra responsabilità, come gruppo di insegnanti.
35:37 SS: Oppure dobbiamo comprendere la natura della paura stessa.
35:43 K: Sì, è questo che intendo.
35:45 WS: Non è solo per lo studente ma per entrambi.
35:48 K: Perchè siamo in relazione, siamo nella stessa barca.
35:54 WS: Lo studente potrebbe aiutare noi come noi lui.
35:58 K: E' lì che voglio arrivare. B

N: E' un fatto reale, succede. Mia figlia aiuta me quanto io aiuto lei, e così gli studenti.
36:07 K: Questa è l'educazione, oppure aiuta semplicemente lo studente a diventare come la media, un mediocre, abile, astuto cittadino, ambizioso, avido, invidioso, in lotta con gli altri, ammazzandosi a vicenda, come nella moderna società.
36:35 HT: Ma ora abbiamo a che fare con tutte le pressioni della società perché vogliamo comprendere che cos'è la paura e vogliamo essere liberi, sia l'insegnante che lo studente vogliono essere liberi da tutto quello che rende difficile la vita, ma c'è la pressione del guadagnarsi da vivere, degli esami.
36:56 K: No, qui la pressione di guadagnarsi da vivere non c'è, per il momento.
37:03 SS: Ma, è in sospeso perché molto presto lo studente, per esempio, scopre che gli esami sono un mezzo per un diploma ...
37:16 K: Possiano trovare un metodo, un modo per non dover fare esami, o di trattarli come se non fossero nulla? Tutti i voti, tutta quella storia?
37:32 WS: Ma se capisco che il solo modo per trovare un lavoro sia ...
37:36 K: No, ma dovremmo trovare un modo per non avere paura degli esami, capite che cosa dico? Durante tutto il trimestre, o per un paio di trimestri, o quello che sia, osservare gli studenti e vedere che vadano bene, in modo da eliminare la paura di questi orrendi esami. Osservare lo studente durante l'anno, e dirgli che deve studiare un po' di più, incoraggiarlo, e tutto il resto, in modo che quando il terrore finale arriva lui possa dire che non è affatto orribile, e lo affronta. Possiamo farlo?
38:35 SS: Lo facciamo, ma solo all'ultimo momento, per così dire, e tuttavia lo studente lo vive con orrore. Cerchiamo di proteggerlo dall'orrore, in un certo senso, ma questo lo aspetta al varco.
38:54 K: Chi ha inventato gli esami? I cinesi? I mandarini? Penso che siano stati loro a inventare questo mostruoso sistema.
39:11 BN: Ma ovviamente a un certo livello servono degli esami se qualcuno dovrà costruire dei ponti, o diventare medico, deve essere chiaro per loro e per tutti.
39:21 K: Sì, ma è possibile aiutare lo studente a non aver paura degli esami?
39:30 BN: Se davvero ci fosse il tempo di insegnare per bene, sì, è possibile, penso.
39:35 K: E' lì che voglio arrivare.
39:40 WS: Penso sia solo una paura. Non sono sicura che sia solo paura degli esami, veramente. Penso che sia molto più profondo di così. Non è solo paura degli esami. è una paura del futuro, la paura di non essere sicuri, attraverso gli esami.
39:55 K: Quindi, che cosa significa? La paura di non avere successo.
40:00 WS: E' molto più potente di qualsiasi insegnamento si possa fare.
40:06 K: Quindi, tutti veneriamo il dio successo.
40:11 WS: E' molto più forte.
40:12 K: Allora, possiamo approfondirlo, possiamo parlarne con lo studente chiedendoci che cos'è tutta questa idea di avere successo? Perché è diventata così importante nella vita?
40:28 WS: Sembra aver a che fare anche con la realizzazione personale, con la soddisfazione di sé.
40:34 K: Implica tutto questo. Come diceva un ragazzo che ho sentito ieri "La mia ambizione è di diventare primo ministro." No, diceva sul serio. Non qui. Il figlio di uno che ho incontrato. "Voglio dedicare la mia vita per diventare primo ministro." E probabilmente ce la farà.
41:03 HT: Che cosa mette certe idee in testa a qualcuno?
41:10 K: Tutta la nostra cultura è così. Chi non ha successo è considerato inferiore, viene trattato con disprezzo.
41:27 HT: Ora stiamo dicendo che ci poniamo contro l'intera cultura e la società.
41:32 K: Contro l'intera corrente del mondo moderno. Per me è così, comunque.
41:42 HT: Dobbiamo stare attenti qui perché non stiamo solo parlando di rivoluzione come la si intende generalmente: di distruggere il sistema, la società, liberarsi degli esami o quello che sia.
41:55 K: No, non intendo liberarmi degli esami. Stiamo cercando di aiutare lo studente a comprendere l'intero significato del successo, ciò che implica, e se sta dedicando tutta la sua vita all'idea di diventare qualcosa nel mondo. Non è solo nel mondo fisico, mondano, ma anche spiritualmente, il semplice prete ambisce a diventare vescovo. E il vescovo vuole diventare arcivescovo, o il cardinale che vuole diventare papa. E' lo stesso schema.
42:41 BN: E i genitori potrebbero dire: "Se non superi gli esami, non potrai rimanere a Brockwood il prossimo anno".
42:47 K: Esattamente. Quindi noi, come educatori, possiamo approfondirlo con lo studente e chiederci se ne vediamo il pericolo?
43:00 HT: Questo voler essere è talmente radicato!
43:03 K: Lo so, è il nostro condizionamento.
43:06 WS: Vale anche per gli educatori stessi.
43:08 K: E' quello che sto dicendo.
43:10 WS: Quindi dobbiamo cominciare a osservare noi stessi, non soltanto indicarlo allo studente.
43:15 K: No, possiamo dialogare su questo con gli studenti. Durante il dialogo libero me stesso, e aiuto lo studente a liberarsi di questa 'divinità'. Non so, ho potuto osservare in tutto il mondo questo fenomeno straordinario del successo. Devi essere qualcuno nel mondo.
43:47 SS: Stiamo forse dicendo che dovremmo scoprire qualcosa di più grande valore?
43:58 K: Naturalmente. Non stiamo ribaltando tutto il modo di pensare a noi stessi? Ora pensiamo: devo diventare un uomo d'affari, devo diventare dirigente, da grande, anche se non ce la faccio, devo diventare un capo in una fabbrica, devo essere rappresentante sindacale, è tutto così.
44:39 SS: E' così, oppure è anche confuso perché la persona vuole essere queste cose, è ambiziosa, e tuttavia in fondo sente che vorrebbe essere libera, vorrebbe avere meno problemi, vorrebbe una vita libera ma è intrappolata.
45:06 K: Gli piacerebbe, ma il fatto è che è preso per la gola.
45:11 SS: Questa dicotomia esiste nella cultura stessa?
45:15 K: E' questo che sto dicendo. Cioè, si sta sempre paragonando B ad A, dando il via all'idea del successo. In qualità di educatori, possiamo dialogare seriamente e sottolineare agli studenti che cosa implica?
45:44 WS: Mi preoccupa quando dice di sottolinerarlo a loro, perché ...
45:47 K: Sottolineare nel senso che io lo faccio, lo sottolineo a me stesso, non dico di sottolinearlo a loro. Nel corso del dialogo mi rendo conto che anch'io rincorro questa 'divinità'.
46:06 MM: Si torna a quello che stavamo dicendo prima, e su cui Harsh suggeriva di rimanere, che lo studente e l'insegnante sono allo stesso livello psicologicamente.
46:17 MM: Se entrambi ce ne rendiamo davvero conto, si crea una certa atmosfera.
46:23 K: Si crea un'intensità, siamo entrambi nella stessa barca. E questo ci dà uno strano senso di responsabilità. Non è che io remo e tu te ne stai fermo. O che tu remi e io me ne sto a guardare il cielo. Possiamo educarli così, è possibile?
46:59 WS: Abbiamo detto di sottolineare, ma non abbiamo parlato di come farlo veramente.
47:07 K: Parliamone ora.
47:10 WS: Diciamo che veneriamo il successo ma che cos'è?
47:13 K: Aspetti, io sono un suo studente, come affronterà la cosa, con me? Come voi, tutti e cinque, che sarete i miei educatori, i miei insegnanti, come spiegherete la questione? Sottolineando le conseguenze, i pericoli, come me lo dimostrerete?
47:35 WS: Dovremmo prima capire che cosa intendiamo per successo.
47:38 K: E' molto semplice. Essere qualcuno, avere soldi, una macchina e una casa più grandi, essere qualcuno. Denaro. Se non potete avere denaro, volete essere qualcuno con un'enorme quantità di informazioni, colto. Essere qualcuno implica - lo sapete cosa implica - essere un medico, un chirurgo, un primo ministro, oppure un semplice impiegato, che vuole essere qualcuno.
48:21 WS: Possiamo trovare che cosa c'è dietro questo voler essere qualcuno.
48:27 K: Che cosa pensa vi sia dietro? No, lei mi sta insegnando, lei mi aiuta a comprendere, siamo nella stessa barca, non divaghiamo subito. Siamo nella stessa barca, mi aiuti a capirlo. Che cosa c'è dietro? Perché l'uomo, dovunque nel mondo ha reso questa divinità tanto importante?
49:11 HT: Sembra esserci un desiderio dentro di noi.
49:13 K: Lo guardi, ci vada a fondo. Io sono il vostro studente, non datemi solo parole. Perché l'uomo ha fatto così, non solo ora, ma in tutta la sua storia.
49:29 SS: Sembra esserci una connessione con la sopravvivenza.
49:33 K: Proprio così, vero? Sicurezza.
49:36 SS: Perché è sopravvissuto a livello fisico e poi quando la società diventa più sofisticata, sviluppata, sente di dover sopravvivere anche a livello psicologico.
49:51 K: E poi, tutti vogliono sopravvivere. Sono preoccupati soltanto della loro sopravvivenza. Ovviamente. Quindi, io voglio sopravvivere a qualsiasi costo e la mia sopravvivenza dipende dal successo, dal denaro, dalla posizione, e tutto il resto. E lo stesso vale per te, in un modo diverso, ma entrambi desideriamo sopravvivere, individualmente. Come famiglia, parentado, e poi come nazione, e così via, così via. L'istinto tribale è molto forte in tutti noi.
51:06 WS: Viene continuamente rinforzato da ogni cosa che facciamo, da come veniamo educati.
51:12 K: Inglesi, inglesi, inglesi. E se andiamo in Francia, la Francia, la Francia, la Francia, che cosa vuol dire?
51:20 MM: Sembriamo anche sostenere, necessitando di sicurezza fisica - e questo è comprensibile - che similmente abbiamo bisogno di sicurezza psicologica. Non lo mettiamo nemmeno in questione.
51:31 K: Non mettiamo mai in dubbio la sicurezza psicologica, che potrebbe influire sulla sicurezza fisica.
51:41 SS: Intende dire, mettere in pericolo la sicurezza fisica.

K: Sì.
51:45 BN: Oppure si preoccupano di non lavorare bene, di non fare il necessario.
51:50 K: Allora, essendo allo stesso livello nello stesso momento, possiamo trasmettere tutto questo allo studente e a noi stessi, non verbalmente, non solo a parole, ma nel profondo?
52:16 SS: Parlandone quindi. Non soltanto discutendone. Non soltando nelle discussioni, ma nelle azioni, durante i giochi, in tutto quello che facciamo. Sembra che sia implicito in quello che ha detto, in molti modi.
52:36 K: Voglio assolutamente scoprire perché venero questa divinità, che ha così tante sfaccettature, cosi tanti aspetti. Perché? Per la sicurezza? Individuale? Per la famiglia, e così via, o c'è molto di più? C'è molto di più, certamente, della mera sopravvivenza, e anche della sopravvivenza psicologica, c'è molto di più. L'uomo non è altro che questo? Il prete vuole diventare vescovo, il vescovo vuole diventare papa, ecc. E' tutto qui? A questo abbiamo ridotto la vita.
53:45 SS: Generalmente è così.
53:49 K: E' così.
53:52 HT: Finora non abbiamo detto nulla di molte cose: della bellezza, dell'amore, dell'affetto.
53:59 K: L'ho evitato di proposito perché finché venero questa strana straordinaria dea, non posso avere l'altro. Ovviamente non posso amare.
54:15 HT: Se mi preoccupo soltanto di me.
54:18 K: Ovviamente. Non posso vedere la bellezza se adoro continuamente questa dea.
54:35 HT: Ma io rimango su questa domanda.
54:37 K: Vede, vale per tutti. Il pittore vuole essere qualcuno. Il musicista anche, capisce? Vale per tutti. E' come dover scalare una grande montagna, ma non lo è. Se ne vediamo la verità, diventa molto semplice. Ieri mattina abbiamo avuto un incontro solo con gli studenti, e abbiamo parlato di questo, volevano sapere se questo salone debba essere usato per questo o quello. Ci sono voluti 55 minuti per sbrogliarli. E io gli ho detto: cerchiamo di capire se volete un posto dove rimanere tranqulli. Erano tutti d'accordo su una stanza dove poter stare tranquilli. "Perché non in biblioteca?" "Perché ci vanno a leggere", ho risposto. Alla fine sono arrivati a dire che bisogna avere un luogo dove si possa stare tranquilli, tutti vogliono un posto dove poter stare in silenzio. Sono stati d'accordo. Da questo principio ho detto loro di pensarci. Un altro diceva che ci vuole un posto per fare quello che ci piace, jazz. Io ho risposto di non parlare di opinioni. Quindi, continueremo su questo, no? Penso che dovremmo farlo.