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BR79Q1 - Primo incontro domande e risposte
Brockwood Park, Inghilterra
28 agosto 1979



0:33 Ci sono più di 100 domande! Dalle più superficiali alle più impegnative, più profonde. Mi chiedo perché facciamo domande - - non perché abbiamo scelto di fare un incontro di domande invece dei dialoghi, ma, perché facciamo domande? E da chi ci aspettiamo una risposta? Se poniamo la domanda giusta, forse potremmo anche ottenere la risposta giusta. Ma diventa molto difficile rispondere a più di cento domande, perciò ne abbiamo scelte alcune. Forse alcune delle vostre domande non avranno risposta perché ce ne sono troppe, ma non pensate che abbiamo scelto quelle che convengono a me, quelle a cui mi fa più comodo rispondere, perché potete fare domande di qualsiasi genere personali, impersonali, serie o frivole. E più o meno abbiamo coperto tutta la gamma con queste cento domande.
2:35 Cercheremo di rispondere ad alcune di queste domande stamattina, ma vi prego di tenere presente, se posso ricordarvelo, che è molto facile fare una domanda, ma per ascoltare, per scoprire da sè la giusta risposta, bisogna essere molto curiosi, molto seri, molto esigenti. E rispondendo a queste domande, noi non siamo l'oracolo, di Delfi, o dell'India, o di Washington. O magari voi preferireste di Londra. Ma vi prego di ricordare che stiamo condividendo la domanda insieme, io posso rispondere alla domanda, ma la risposta stessa forse potrebbe risvegliare in ciascuno la propria reazione, e voi potreste opporvi, o accettarla, o negarla, oppure dire: "Sì, potrebbe essere vero." Stiamo indagando la domanda insieme. Capite? Insieme, quindi non è che io rispondo, chi vi parla risponde, e voi ascoltate soltanto. Siamo insieme a rispondere alla domanda, anche se chi vi parla lo esprime in parole, ma noi condividiamo la domanda, stiamo condividendo, partecipando alla risposta. Spero che sia chiaro. Perché è una così bella mattina, è raro che succeda in Inghilterra - un bel cielo blu, dei bellissimi alberi, i prati, e l'aria così pulita - che parlare di cose serie è piuttosto difficile. Ma la prima domanda è:
5:41 E' mai possibile essere liberi dall'attività egocentrica? Esiste un sè reale a parte l'immagine creata dal sè?
5:56 E' mai possibile essere liberi dall'attività egocentrica? Esiste un sè reale a parte l'immagine creata dal sè?
6:23 Va bene. Mi domando che cosa intendiamo per il "sè". Se si chiedesse a ciascuno di noi di descrivere a parole che cos'è il sè, l'ego, la personalità, il centro, la base da cui agiamo, da cui pensiamo, da cui sentiamo, se ciascuno di noi potesse essere chiaro, non solo verbalmente, come un'idea, ma effettivamente, che cos'è il sè? Se chiedeste a qualcuno che cos'è il sè, risponderebbe: "Sono tutti i miei sensi, i miei sentimenti, la mia immaginazione, i miei romanticismi, il mio senso di avere una casa, di possedere qualcosa, un marito, una moglie, le mie qualità, le mie fatiche, le mie conquiste, le ambizioni, ecc. ecc. E anche le mie aspirazioni, la mia infelicità, le mie gioie, e così via" - tutto questo sarebbe il sè. Sareste d'accordo? Potete aggiungervi altre parole, ma la sua essenza è questo centro, il "me": la mia casa, la mia famiglia, mia moglie, i miei figli, il mio conto in banca, i miei impulsi, "Voglio fare qualcosa, sento il bisogno di andare in India per trovare la verità" ecc. ecc. ecc. Sareste d'accordo su questa descrizione verbale di quello che chiamiamo il sè? Non solo la descrizione verbale, ma il senso, l' "io" e il "tu" - giusto? - "noi" e "loro" in cui sono compresi: le nazionalità, le tradizioni familiari, il nome, l'aspetto, le caratteristiche psicosomatiche, e le capacità intellettuali, il desiderio di avere più chiarezza, ecc. Il "me" e "te". "noi" e "loro" - giusto?
10:01 E da questo centro parte tutto l'agire. Giusto? Tutte le nostre aspirazioni, le nostre ambizioni, i nostri litigi, i nostri contrasti, le nostre opinioni, i giudizi, le esperienze, tutto è centrato su questo. Giusto? Possiamo continuare? Siamo insieme fin qui, vero?
10:33 Non soltanto il sè cosciente, che agisce all'esterno, ma anche la coscienza più profonda, che non è palese, che non è ovvia. Giusto? Quindi, tutto questo è il "me", l' "io", l'ego, la persona, i diversi livelli della coscienza - tutto questo sono io. Giusto?
11:10 Chi fa la domanda chiede: "E' possibile essere liberi da questo centro?" Giusto? Perché vogliamo essere liberi da questo centro? E' perché il centro è la causa della divisione: io e tu, il mio paese e il tuo paese, il mio credo e il tuo credo, il mio Dio e il tuo, ecc. ecc. E dove c'è divisione ci deve essere conflitto. Vero? Possiamo continuare? Cioè, quando il "me" è l'elemento attivo, che opera continuamente, sia in te che in me, con un nome diverso, un colore diverso, con un lavoro e una posizione diversi, nella struttura gerarchica sociale - tu sei un Lord e qualcun altro è il tuo servitore, ecc. - è lo stesso "me" che si divide in categorie diverse - giusto? - socialmente, economicamente, religiosamente. Penso che sia molto chiaro.
12:52 E ci si rende conto che dove c'è divisione ci deve essere conflitto - l'indù e il musulmano, l'ebreo e l'arabo, l'americano e l'inglese, l'inglese e il francese, il francese e il tedesco, il tedesco e ... ecc. ecc. ecc. Questo è fisicamente ovvio. E tutto questo ha portato terribili guerre nel mondo, enormi sofferenze nelle persone, brutalità, violenza, giusto? Il sè si identifica con un ideale, nobile o ignobile, e lotta per quell'ideale. Ma è sempre un gioco dell'ego. Giusto? Come quelli che vanno in India, non so perché, ma ci vanno, cercando di trovare la spiritualità, si vestono con abiti strani, e dicono: "Vado laggiù a scoprire qualcosa di spirituale." Hanno solo cambiato abbigliamento, i vestiti, ma sono sostanzialmente il "me" che è sempre in funzione, sempre in lotta, che si sforza per arraffare, negare, profondamente attaccato, fortemente attaccato alle proprie esperienze, alle proprie idee, alle proprie opinioni, ai propri averi. Giusto?
15:00 Nella nostra vita, come possiamo osservare, questo centro, questo "me" è l'essenza di tutti i problemi e anche di tutti i piaceri, di tutte le paure, di tutto il dolore. E quindi diciamo "Come faccio a liberarmi da questo centro?" E' chiaro? Possiamo aggiungere di più, ma questa è l'essenza. Ci sono troppe domande.
15:31 E' possibile, continua la domanda, essere veramente liberi, in modo assoluto, non relativo, che è una cosa piuttosto semplice. E' possibile essere un po' meno egoisti, possiamo preoccuparci un po' del benessere sociale, degli altri, ecc. ma il centro è sempre lì, tagliente, brutale. Lo sapete bene. Quindi, è possibile essere liberi da quel centro?
16:13 Prima di tutto, più sforzi si fanno per essere liberi dal centro, e più - vi prego, ascoltate bene - più ci si sforza di essere liberi dal centro, e più si rinforza il sè. Giusto? Come quelli che si perdono in meditazioni di vario genere, cercando di costruirci sopra qualcosa, quel "me" cattura quel qualcosa, vi si identifica, e dice di averlo raggiunto, ma è sempre il centro. Giusto?
17:11 Vi prego, innanzitutto, per capire se sia possibile essere liberi, non ci deve essere sforzo. Giusto? Che non significa fare quello che ci pare. Questo è chiaro, no? No? Se non dobbiamo fare sforzi, allora facciamo come ci pare, che è ancora il movimento del sè. Che vi mettiate un abito giallo, o viola, o che vi ritiriate in un monastero, è ancora il sè che si identifica con un ideale cercando di raggiungere quell'ideale con grande sforzo. Ma il movimento parte dal centro. Mi domando se sia chiaro.
18:09 E allora che cosa dobbiamo fare? Se non dovete fare sforzi, perché vedete la verità che più vi sforzate, più aumenta il lavorio del sè. E' il sè che fa uno sforzo per essere libero da se stesso, e quindi ne è ancora coinvolto, immaginando che ne sarà libero, immaginando che sarà ... ecc. ecc. Ma è sempre l'attività del centro, del me. E allora che cosa dobbiamo fare?
18:59 Prima di parlare di questo, "C'è un sè reale a parte quello creato dal pensiero con le sue immagini?" Chiede chi ha posto la domanda. Esiste un sè reale? Molti sentono così. Gli indù sostengono che c'è un principio più alto che è "il Sè". E immaginiamo anche che ci sia un sè reale a parte il me. Sono certo che voi sentite che c'è qualcos'altro oltre questo me, che viene chiamato il sè più alto, il sè sublime, o il sè supremo. Nel momento in cui usiamo la parole "sè", o qualsiasi termine per descrivere quello che è oltre il sè, il "me", è ancora il sè. La prima cosa da comprendere è: è possibile essere liberi dal sè? Senza diventare un vegetale, senza diventare stravaganti, un po' pazzoidi, ecc. ecc. ecc. E' possibile? E questo che cosa significa? E' possibile essere completamente liberi dall'attaccamento? Questo è uno degli attributi, una delle qualità del sè, giusto? Vero, signori? Sono attaccato alla mia reputazione, sono attaccato al mio nome. Sono attaccato alla mia esperienza. Sono attaccato a quello che ho detto, e così via. E' possibile essere liberi da tutti gli attaccamenti? Rifletteteci, signori. Se davvero volete essere liberi dal sè - niente attaccamento! Il che non significa diventare distaccati, indifferenti, insensibili, isolati, che è sempre una forma del sè, capite? Prima ero attaccato - attaccato - e ora dico che non lo sarò più. E' sempre un movimento del sè. Quindi, se una persona è seria, veramente preoccupata, vede che il mondo è diviso in "io" e "tu" "noi" e "loro". Noi - inglesi e loro - francesi, o, piuttosto, irlandesi. I neri e i bianchi, e i marroni. E' possibile, senza sforzo, essere liberi dall'attaccamento, a vostra moglie, ai vostri figli, al vostro nome? Non potete essere distaccati dal vostro conto in banca, se lo avete; perché la banca ne approfitterebbe. Ma essere distaccati - sapete che cosa significa? Non essere identificati con nulla - con il vostro paese, il vostro dio, con ... niente! Perciò, quando siete veramente fondamentalmente non attaccati, da quel profondo senso di non attaccamento deriva la responsabilità. Non la responsabilità per mia moglie, per i miei figli, i miei nipoti, - ma il senso della responsabilità. Giusto? Lo farete? Questa è la vera questione. Possiamo parlarne all'infinito, dirlo con parole diverse, ma alla prova dei fatti, non sembriamo disposti a farlo. E preferiamo continuare come siamo, mantenendo lo status quo, leggermente modificato, ma tiriamo avanti, con i nostri litigi, sapete tutto quello che accade nel mondo. Essere liberi dalle vostre esperienze, dalla vostra conoscenza, da tutte le vostre percezioni accumulate - capite tutto questo?
25:46 E' possibile se ce la mettete tutta! E non richiede tempo. Questa è una delle nostre scuse, che abbiamo bisogno di tempo per essere liberi. Quando vedete che uno dei fattori principali del sè è l'attaccamento, e vedete che cosa fa nel mondo, e quello che fa nel vostro rapporto con gli altri - separazione ecc. e quindi litigi, divorzi, e tutta la bruttezza delle relazioni - se vedete la verità dell'attaccamento, allora la verità è quella, è reale. E allora ne siete liberi. La vostra stessa percezione vi rende liberi. Giusto? Lo farete?
27:01 Queste sono le domande più strambe!
27:06 La pratica dello yoga, come viene fatta in Europa e in America, è di aiuto per il risveglio spirituale? E' vero che lo yoga può risvegliare quella profonda energia, che viene chiamata kundalini?
27:29 Devo leggerla di nuovo? Non è necessario?
27:35 Q:No.

K:No? Bene.
27:43 Dal sublime al ridicolo.
27:56 Il cosiddetto yoga, che si fa in occidente e in parte dell'oriente, in India, fu inventato intorno al 17° e 18° secolo, come esercizi, non solo per tenere il corpo in buona forma, un corpo sano, attraverso la forza - capite - attraverso la disciplina, il controllo, in modo da risvegliare la cosiddetta energia superiore. 17° e 18° secolo. Il vero yoga, chiamato Raja Yoga, il re degli Yoga, significa condurre una vita altamente morale, non la moralità secondo le circostanze, o secondo la cultura, ma un agire nella vita in modo davvero etico - non ferire nessuno, non bere, non drogarsi, la giusta quantità di sonno e di cibo, pensare in modo chiaro, e agire moralmente, facendo la cosa giusta. Non parlerò di cosa sia giusto o sbagliato. Non fu mai menzionato, per quanto ne sappia io, che ne ho parlato con molti grandi studiosi, non menzionarono mai gli esercizi. Parlavano di una normale attività - camminare, nuotare, ecc. ma ponevano l'accento su una vita veramente morale, e su una mente attiva.
30:16 Ma lo yoga moderno ... Il significato della parola forse lo conoscete tutti. Ne ho parlato con degli studiosi e anch'essi dicono che non significa quello, ma "unire". Il significato della parola yoga è unire, unire il più alto con il più basso, o il più basso con il più alto. Capite? E lo yoga moderno ... Non so perché parlo di tutte queste assurdità! Non so perché lo chiamino yoga, dovrebbe essere semplicemente definito esercizio, ma quello non sarebbe così attraente! Dovete pagare parecchio per imparare lo yoga, per respirare bene, ecc. Potete praticare lo yoga, con tutti quegli esercizi. Chi vi parla ne ha fatti alcuni, per anni, imparandoli da esperti; e per fortuna non si facevano pagare, perché pensavano che io fossi un esperto. Scusate! (risate) Io non sono un esperto, e ben presto mi lasciarono perdere! (risate) O io lasciai perdere loro ... (risate)
32:35 Signori, voi potete fare ogni tipo di yoga, esercitandovi per il resto della vita - ma non risveglierete nessun insight spirituale, e non avverrà il risveglio di un'energia superiore. Come sapete, in oriente la chiamano kundalini. Alcuni di voi ne hanno letto o sono stati attratti da questa parola. Ma la maggior parte delle persone con le quali ne ho parlato, e che hanno approfondito la questione molto a fondo, citano sempre qualcun altro, all'indietro fino a chi ha combinato il guaio. Scusate. (risate) E nessuno di loro - per favore, credetemi - nessuno di loro ha risvegliato questa cosa. Ne parlano. Hanno delle esperienze, che chiamano con questo nome. Ne ho parlato con loro molto seriamente, e quello di cui parlano è un certo modo di aumentare l'energia per fare più danno. Lo dico sul serio. Mangiando il cibo giusto, controllandovi, respirando correttamente, ecc. ecc. ecc. avete più energia, naturalmente. E questo vi dà un senso di superiorità, vi sentite illuminati, e così via.
34:40 C'è una forma diversa di ... Ma non ne parlo, perché siete tutti così bramosi, non ne voglio parlare. Qualcosa che può accadere soltanto quando non c'è il sè. Allora c'è un'energia completamente diversa che tiene la mente fresca, giovane, viva, e può esserci soltanto quando non c'è assolutamente nessun senso del sè. Giusto? E' ovvio. Perché il sè, il me, il centro, è in costante conflitto Giusto? Volere, non volere, creare dualismi, desideri contrapposti, la costante lotta che continua. Finchè c'è questa lotta c'è uno spreco di energia, ovviamente. Quando non c'è lotta, c'è un'energia completamente diversa. Giusto?
36:22 C'è la storia di un uomo, un filosofo, un patriarca, che era un famoso maestro. Un discepolo andò da lui e gli disse: "Maestro, mi insegni come meditare." Si sedette nella giusta posizione, e chiuse gli occhi, e cominciò a respirare profondamente cercando di catturare le onde più alte, le vibrazioni, e tutto il resto. Il maestro prese due pezzi di pietra e cominciò a sfregarle fra di loro. Il discepole aprì gli occhi e disse: "Maestro, che cosa sta facendo?" "Sto cercando di trasformare queste pietre in uno specchio per potermi specchiare." E il discepolo: "Maestro, ma non ci riuscirà mai!" E il maestro: "Allo stesso modo, amico mio, puoi rimanere seduto e respirare così per sempre, ma non riuscirai mai a ... " Avete capito?
37:46 Può esserci un'assoluta sicurezza per l'uomo in questa vita?
37:53 Ci può essere una sicurezza assoluta per l'uomo, e naturalmente per la donna, in questa vita?
38:07 E' una domanda molto seria, perché tutti vogliamo la sicurezza, sia fisicamente che, soprattutto, psicologicamente. Se siete psicologicamente sicuri, certi, allora potreste non essere così preoccupati per la sicurezza fisica.
38:42 La ricerca della sicurezza psicologica - per favore ascoltate - la ricerca della sicurezza psicologica impedisce la sicurezza fisica. Ne parleremo. La domanda chiede se esista l'assoluta sicurezza per noi, per gli esseri umani. A questo risponderemo alla fine, ma seguite passo per passo.
39:26 Noi dobbiamo avere sicurezza. Giusto? Come un bambino che si aggrappa alla madre, il bambino deve sentirsi sicuro, altrimenti in lui qualcosa va storto. Lo hanno scoperto; se la madre e il padre non danno sufficiente attenzione al bambino, se non gli danno affetto, ecc. ecc. questo influisce sul cervello, sul sistema nervoso del bambino. Deve avere sicurezza, sicurezza fisica.
40:11 E perché vogliamo la sicurezza psicologica? Capite la differenza fra le due? C'è la psiche che esige sicurezza e il fisico che necessita di sicurezza. Giusto? Questo è ovvio. Ora, esiste veramente la sicurezza psicologica? La vogliamo, vogliamo sicurezza nelle nostre relazioni. Vero? Mia moglie, i miei figli, il senso dell'unità della famiglia. Questa unità si va frantumando ora. In questo c'è una certa sicurezza psicologicamente. Giusto? Quindi si è attaccati alla moglie, alla ragazza, giusto? In quell'attaccamento c'è sicurezza o, almeno, pensiamo che vi sia sicurezza. E quando non troviamo sicurezza in quella persona, ce ne separiamo e la troviamo in un'altra. Vero? E' questo che succede. Cerchiamo di trovare sicurezza in un gruppo, nella tribù; la forma più esaltata di tribù è la nazione. Giusto? No? Bene! E le nazioni sono l'una contro l'altra - seguite? Dunque, cercare sicurezza psicologicamente in una persona, in un paese, in un credo, nella propria esperienza - sono tutte forme di carenza, di bisogno di sicurezza come si ha bisogno di sicurezza fisica. Giusto?
42:50 Vi prego, stiamo condividendo insieme, non state semplicemente ascoltando me. Stiamo esaminando insieme se per noi esseri umani vi sia la sicurezza. E volendo la sicurezza psicologica, ci siamo divisi. Giusto? Gli indù, i musulmani, gli ebrei, gli arabi, i cristiani, i non cristiani, chi crede in Gesù, chi crede in qualcos'altro - in tutto questo c'è un'esigenza di sicurezza. E questa sicurezza è stata trovata nelle illusioni. Giusto? Lo accettate? Giusto? Sentendovi sicuri nel cattolicesimo, vi ci aggrappate fortemente. O nel buddismo, nell'induismo, nel giudaismo, nell'islam, ecc. - seguite? Questo ha creato una sicurezza illusoria, perché tutti quanti sono in lotta fra di loro. Mi domande se lo vedete. Lo vedete? Nel momento in cui lo vedete, non appartenete più a nulla.
44:32 Ma, un momento! C'è l'esigenza di sicurezza. Potrebbe essere in un'illusione, nella superstizione, nei rituali, in un dogma, in una nazione, in un sistema economico, nel totalitarismo, nel qual è la parola ... nel sentirsi salvi, sicuri, economicamente, come in America, completamente sicuri, almeno, pensano di esserlo. Quindi, il desiderio di sicurezza non solo crea l'illusione, perché è un'illusione - non è vero? - appartenere a una tribù, o a qualche chiesa. Così si trova sicurezza nelle illusioni, nelle cose materiali - in un mobile, in una casa, in una persona. Nessuna di queste, se osservate bene, dà sicurezza all'uomo, perché avete avuto due guerre terribili, no? ... - seguite? Volete la sicurezza, ma create le guerre che distruggono la vostra stessa sicurezza.
46:31 Perciò, quando vedete la verità che la mente, o il pensiero, ha cercato la sicurezza nelle illusioni - giusto? - la percezione stessa che state cercando la sicurezza nell'illusione, quella stessa percezione vi porta intelligenza. Giusto? State seguendo? State seguendo? Vi prego, non ... a meno che non vi sia perfettamente chiaro, non siate d'accordo con me. Ho cercato la sicurezza nel mio credo come indù con tutte le sue assurde superstizioni, gli dèi, i riti, e tutte le sciocchezze che seguono. Ho cercato la sicurezza in quello - non l'ho fatto, ma supponiamolo. Questo si scontra con altri gruppi di persone che hanno idee diverse, dèi diversi, rituali diversi - i cattolici, ecc. Ci sono i due elementi contrapposti, che si tollerano, ma sono essenzialmente antagonisti. E quindi c'è conflitto fra i due, e io ho cercato la sicurezza nell'uno o nell'altro. Giusto? E mi rendo conto che sono entrambi illusioni, nelle quali ho cercato di trovare la sicurezza, giusto? Vedere che sono illusioni è intelligenza. E' come vedere il pericolo. Un uomo che non vede il pericolo, è un idiota, è nevrotico, ha qualcosa che non va. Ma noi non ne vediamo il pericolo. Giusto? Nella persona che vede il pericolo opera l'intelligenza. In quell'intelligenza c'è assoluta sicurezza. Avete capito? Lo capite?
49:08 Cioè, la mente ... il pensiero ha creato varie forme di illusioni: le nazionalità, le classi, io e tu, diversi dèi, diversi credi, diversi dogmi, diversi rituali, la straordinaria superstizione religiosa che pervade il mondo - si è cercata la sicurezza in tutto questo. E non vediamo il pericolo di questa sicurezza, di questa illusione. Quando vediamo il pericolo, non come un'idea, ma come un fatto reale, quell'intelligenza è la forma suprema dell'assoluta sicurezza. Giusto? Siamo insieme? Siete intelligenti? (risate) Altrimenti manchiamo il punto. Voi potreste dire che non credete a nessuna religione, che non avete credi, che non avete questo o quello, ma il "me" è in funzione, ha creato tutto questo e voi vi opponete a queste cose con altre parole, un altro credo, un'altra idea.
50:51 Quindi, esiste l'assoluta sicurezza, che significa vedere la verità nel falso. Ci siete? Mi domando se lo vedete.
51:30 Le emozioni sono forti. I nostri attaccamenti sono forti. In che modo l'osservazione e il vedere riducono la forza e il potere di queste emozioni?
51:54 Le emozioni sono forti. I nostri attaccamenti sono forti. In che modo l'osservazione e il vedere riducono la forza e il potere di queste emozioni?
52:10 Va bene? Possiamo continuare con questa domanda? Cercare di controllare, di reprimere, di sublimare le emozioni e gli attaccamenti non riduce affatto il conflitto, non è vero? Chiaro? Siamo generalmente consapevoli delle nostre emozioni? Siamo consapevoli dei nostri attaccamenti? Cioè, le nostre emozioni sono molto forti, gli attaccamenti sono molto forti, ne siamo consapevoli? Voi sapete di essere attaccati? Avanti, signori, scopritelo! Avete dei forti attaccamenti? E le vostre emozioni sono talmente forti che agiscono? Quindi, prima di tutto, bisogna essere consci, consapevoli, bisogna sapere, riconoscere, vedere, che le vostre emozioni sono forti. E anche sapere, essere consci, riconoscere che siete attaccati. Se è così, quando ne siete consapevoli, che cosa accade? Capite la mia domanda?
54:20 Sono consapevole del mio attaccamento, delle mie forti emozioni, dell'odio, della gelosia, dell'antagonismo, di quello che mi piace o che non piace, ne sono consapevole. Giusto? Lo siete? Vi prego, stiamo condividendo insieme. Ora, queste emozioni, essendo così forti, offuscano, controllano il mio agire? Capite? Sto esaminando, guardando, osservando le emozioni e gli attaccamenti, che evidentemente sono molto forti, e agiscono come barriere verso una chiarezza di pensiero, una chiarezza d'azione, verso un pensiero non confuso. Ne sono consapevole? O diamo tutto per scontato? Capite la mia domanda? Diciamo: "Sì, ho delle emozioni molto forti, sono terribilmente attaccato, ma non importa. Fa parte della vita. Non mi importa di dover lottare. Non mi importa di essere in lite con tutti." C'è una bella storiella, ma non ve la dico! (risate)
56:08 Quindi, ne siamo consapevoli? Ora, se siete consapevoli, che cosa accade? Vi prego, esaminate dentro di voi. Voi siete attaccati. Siete consapevoli di esserlo? Semplicemente consapevoli. Sapete di essere attaccati a quella persona, o a quel certo mobile, o a un credo, a un dogma, e così via, siete attaccati a qualcosa. Quando dite di esserne consapevoli, che cosa intendete? Sapere, riconoscere. E' il pensiero che riconosce l'attaccamento? Seguite? Quando dite "Sì, sono attaccato" è l'attività del pensiero che dice di essere attaccato? Seguite? Per favore, rifletteteci con me per qualche minuto. Fate attenzione. Per favore, stia tranquillo!
57:21 Quando dite "Sono attaccato" si tratta di un'idea? O è un fatto? Il fatto non è l'idea. Questo microfono ... posso crearne un'idea, ma è un fatto, lo posso toccare, vedere. Giusto? Quindi, il mio attaccamento è un concetto? Una conclusione? O è fatto che io sono attaccato? Vedete la differenza? Lo vedete? Vi prego, avanti! Quando osservate il fatto, non l'idea, non la conclusione circa il fatto, ma il fatto, e ne siete consapevoli, il fatto è diverso da voi che state osservando il fatto? State seguendo? Spero che le vostre menti siano ben attive. E' chiaro, no? Sto osservando il fatto attraverso un'idea, o attraverso una conclusione? Oppure l'ho sentito dire da qualcuno - seguite? e quindi osservo, il che significa che guardo attraverso uno schermo di idee. E perciò non sto guardando il fatto.
59:21 Così, ora sto guardando il fatto. Non sto verbalizzando il fatto, lo sto guardando. Come lo guardo? Come qualcosa di separato da me - capite? L'attaccamento - è qualcosa di separato da me, o fa parte di me? Capite? Non vi addormentate, vi prego. Se volete dormire, dormite, ma se siete seri per qualche minuto, vedete questo fatto. Cioè, sto guardando come se fosse qualcosa di separato da me? Il microfono è separato da me, ma l'attaccamento, le emozioni, fanno parte di me. L'attaccamento è il "me". Se non ho attaccamento, non c'è nessun "me". Quindi, la consapevolezza delle vostre emozioni e attaccamenti fanno parte della vostra natura, della vostra struttura. Così state osservando voi stessi, e non c'è divisione, non c'è dualità, fra me e l'attaccamento. C'è solo attaccamento, non la parola, ma il fatto, il sentimento, le emozioni, la possessività, la possessività nell'attaccamento. Questo è un fatto. Quindi, quello sono io.
1:01:32 E allora che cosa devo fare con il "me"? Capite? Ora vi prego di seguire passo per passo. Se siete stanchi o distratti, siate distratti, ma tornate qui. Quando c'era divisione fra me e l'attaccamento potevo fare qualcosa al riguardo, giusto? Seguite? Potevo controllarlo, potevo dire che non dovevo esserlo o che dovevo reprimerlo, o fare continuamente qualcosa al riguardo, giusto? Ed è quello che facciamo. Ma se quello sono io, che cosa posso fare? Aspettate, aspettate! Seguite bene. Se quello sono io, che cosa posso fare? Non posso fare nulla, non è vero? Posso solo osservare. Vedete la differenza? Prima io agivo su quello. Ora non posso farlo, perché sono io, è il mio braccio, è parte di me. Quindi, tutto quello che posso fare è osservare. Giusto? Quindi, l'osservazione diventa importantissima, non quello che potete fare al riguardo. Vedete la differenza?
1:03:09 Così c'è osservazione, non "Io sto osservando". C'è soltanto osservazione. In quell'osservazione, se comincio a scegliere e a dire che non devo essere attaccato, mi sono già allontanato dicendo che quello non sono io. Capite? Nell'osservazione non c'è scelta, non c'è direzione, c'è solo pura, assoluta, chiara osservazione. E allora la cosa osservata si dissolve. Prima facevate resistenza, la controllavate, reprimendola, cercando di fare qualcosa. Ora tutta l'energia è centrata in quell'osservazione. Soltanto quando c'è mancanza di energia c'è attaccamento. Mi domando se lo vedete. Lo vedete?
1:04:31 Cioè, quando c'è completa osservazione senza nessuna interferenza del pensiero, perché state osservando. Perché mai il pensiero dovrebbe interferire? Capite il punto? State semplicemente osservando la mosca, quella cosa che chiamate mosca - osservate soltanto. E allo stesso modo osservate completamente le vostre emozioni, gli attaccamenti, allora in quell'osservazione si raduna tutta l'energia. E quindi non c'è nessun attaccamento. L'ho spiegato molto bene: soltanto gli stolti sono attaccati. Soltanto le persone che non vedono tutte le implicazioni dell'attaccamento sono attaccate. E queste pervadono il mondo, sono l'elemento più forte nel mondo, e noi ne siamo intrappolati. Ma quando cominciate a esaminare bene, a osservare, allora non ne siete più prigionieri, e non dissipate più l'energia in qualcosa che non ha senso, naturalmente. E così la vostra energia è ora centrata completamente nell'osservazione, e quindi c'è una totale dissipazione dell'attaccamento. Provateci, fatelo, e lo scoprirete. Ma dovete farlo passo per passo, senza saltare a conclusioni. Dovete esaminare la cosa molto, molto, molto da vicino, in modo che la vostra mente sia assolutamente chiara nell'osservazione. Giusto? Sono soltanto le persone inconsapevoli che cadono dalla scogliera. Quando siete consapevoli del pericolo, ve ne allontanate. L'attaccamento è un pericolo perché genera paura, ansia, odio, gelosia, il senso di appartenere o di non appartenere - tutto l'insieme - che è un enorme pericolo. E quando vedete il pericolo, voi agite, no, non "voi agite" - c'è azione.
1:07:57 Perché la mente è così pronta ad accettare risposte superficiali a problemi tanto importanti?
1:08:09 Perché la mente è così pronta ad accettare risposte superficiali a problemi tanto importanti?
1:08:20 Giusto? Chi fa la domanda chiede perché accetta spiegazioni banali quando c'è un problema importante. Capite? Perché vivo di parole? Questo è il vero problema. Capite? Perché le parole diventano così esageratamente importanti? No? Ascoltate, io soffro, vivo atroci tormenti. Arrivate voi e mi date delle spiegazioni, e io cerco conforto in quelle spiegazioni. C'è dio, c'è la reincarnazione, c'è questo, c'è quello, c'è qualcos'altro. E così io accetto le parole, perché mi danno conforto. La spiegazione mi consola, credere mi conforta quando soffro e sono in ansia. Abbiamo le spiegazioni dei filosofi, degli analisti, degli psicologi, dei preti, dei maestri di yoga, spiegazioni - è di questo che viviamo, il che significa che viviamo "di seconda mano". Siamo gente di seconda mano, e ne siamo soddisfatti. Usate la parola "dio" con un cattolico, con chi che crede in Gesù - seguite? - la parola, l'immagine, la parola è un simbolo, l'immagine è un simbolo. E i simboli diventano straordinariamente importanti, come la bandiera. Oh, signori, voi non affrontate tutto questo!
1:10:45 Perché la mente fa così? E' forse perché leggiamo molte cose dette da altri? Capite? Ascoltiamo quello che altri hanno detto, e vediamo al cinema quello che accade - gli altri. C'è sempre qualcuno là fuori che mi dice che cosa fare. Così la mia mente ne viene menomata. E quindi vivo sempre di seconda mano. Santo cielo! Lo capite, signori?
1:11:52 Non ci siamo mai chiesti se possiamo essere luce a noi stessi. Capite? Non la luce di qualcun altro, inclusi Gesù, Budda, o qualcun altro. Posso essere luce a me stesso? Il che significa, nessuna ombra. Capite? Perché essere luce a se stessi significa che non può mai essere spenta, da nessun mezzo artificiale, da nessuna circostanza e dolore, da incidenti o avvenimenti - una luce. E' possibile esserlo da se stessi? E' possibile esserlo soltanto quando la mente non può essere sfidata, perché è completamente sveglia. Ma per la maggior parte abbiamo bisogno di sfide, perché siamo addormentati. Dormiamo perché ci siamo fatti addormentare dai filosofi, dai santi, dagli dèi, dai preti, e dai politici. Giusto? Ci hanno fatto addormentare. E non sappiamo di essere addormentati, pensiamo che sia normale. Quindi, la persona che vuole essere luce a se stessa deve essere libera da tutto questo. E la luce a se stessi può solo esserci quando non c'è il sè. Allora quella luce è eterna, duratura, incommensurabile. Va bene, signori.
1:14:14 Possiamo continuare con queste domande invece dei dialoghi e delle discussioni?
1:14:20 Q: Sí.

K: Lo pensavo anch'io. Io faccio tutto questo parlare e voi ... Spero di no!