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BR80Q1 - Primo incontro domande e risposte
Brockwood Park – Inghilterra
2 settembre 1980



0:18 Abbiamo letto tutte le domande che ci sono state consegnate. Ce ne sono forse un centinaio, più o meno, e temo che non potremo rispondere a tutte. Potremmo farlo, se stessimo qui un paio di mesi ma non credo sia possibile.
0:58 Quando poniamo una domanda, è implicito che qualcuno dovrà rispondere. Il significato della parola 'domanda' è cercare. Quindi, insieme cercheremo la risposta, non è che chi vi parla risponderà alla domanda ma cercheremo insieme, per trovare, per scoprire, la giusta risposta. Perciò, vi prego, qui non c'è un oracolo di Delfi. Scopriremo insieme il significato e il contenuto, non solo della domanda ma cercheremo insieme anche la risposta.
2:10 Sono state poste un mucchio di domande a cui si potrebbe rispondere se ci pensassimo attentamente per conto nostro, e ce ne sono altre che riguardano lo yoga - se sia il caso di farlo o di non farlo, e perché siamo vegetariani, perché non lasciamo crescere i capelli. Perciò, di tutte queste domande che abbiamo ricevuto, chi vi parla ha fatto un'attenta scelta che sembra rappresentare tutte quante le domande. Quindi, spero non vi dispiaccia se la vostra domanda personale non riceverà risposta. Forse riceverà una risposta attraverso tutte le altre domande che abbiamo scelto. Va bene?
3:23 Prima domanda: Lei ha parlato molto contro le organizzazioni, come mai ha scuole e fondazioni? E perché lei parla?
3:46 C'e bisogno che risponda a questa domanda? Sì? Bene. Penso che un gruppo di noi sentisse la necessità di avere una scuola. Il significato della parola 'scuola' significa tempo libero, tempo in cui imparare; e un luogo in cui studenti e insegnanti possano fiorire, una luogo dove le future generazioni possano essere preparate, perché le scuole sono fatte per questo, e non soltanto per trasformare esseri umani in strumenti tecnologici, meccanici, per il lavoro, la carriera, ecc. - che pure è necessario, ma anche per la fioritura degli esseri umani, senza paure, senza confusione, con grande integrità. E per produrre un tale essere umano buono - uso la parola 'buono' nel senso giusto del termine, non in senso di rispettabile, ma buono nel senso di essere umano completo, non frammentato, non a pezzi, non confuso. Ed è molto difficile trovare insegnanti che la pensano così. E sappiamo che gli insegnanti sono i meno pagati, e non sono rispettati dalla società, ecc. Così stiamo cercando, sia in India, dove ci sono quasi sei scuole, in California, in Canada e una qui, di fare in modo che siano veramente centri di comprensione, di comprensione della vita, non secondo i libri, e pensiamo che posti così siano necessari ed è per questo che abbiamo fondato delle scuole. Possono magari non riuscirci sempre, ma forse uno o due, in una decina di anni, potrebbero uscirne come esseri umani integri.
6:48 E le Fondazioni in America, in India, qui e in altri posti, in Canada, esistono non come centri di illuminazione e tutta quella roba, ma semplicemente per pubblicare i libri, organizzare questi incontri, per aiutare le scuole, ecc. E nessuno ne ricava dei vantaggi.
7:25 E perché io parlo? E' stato chiesto molte volte. "Perché spreca la sua energia, dopo sessant'anni e nessuno sembra cambiare. Perché si dà tanto da fare?" E' una forma di autosoddisfazione? Capite la mia domanda? Forse lei ricava energia parlando di certe cose, e quindi dipende dal suo pubblico? Ne abbiamo parlato diverse volte.
8:05 Innanzitutto, io non dipendo da voi come gruppo che viene ad ascoltarmi. Chi vi parla è rimasto in silenzio, quindi state sicuri che non vi sta sfruttando, non è attaccato a un certo gruppo e non ha bisogno di questi incontri. Ma allora, perché parla, qual è il suo motivo? Non c'è alcun motivo. Penso che quando si vede qualcosa di bello, di vero, se ne voglia parlare ad altri, per affetto, per compassione, per amore. E se qualcuno non è interessato, va benissimo, mentre quelli che sono interessati magari possono radunarsi. E poi, potete forse chiedere a un fiore perché sboccia? Perché profuma? E per la stessa ragione chi vi parla lo fa.
9:57 Seconda domanda: E' sempre sbagliato o fuorviante lavorare con un uomo illuminato ed essere un sannyasi?
10:12 E' sempre sbagliato o fuorviante lavorare con un uomo illuminato ed essere un sannyasi?
10:27 'Sannyasi' è una parola sanscrita. E' un'antichissima tradizione in India dove i monaci che prendono i voti, rinunciano veramente al mondo esterno. Si fermano soltanto una notte in ogni posto, chiedono l'elemosina, rimangono celibi, non hanno nulla a parte uno o due vestiti. I sannyasi moderni non sono nulla di tutto questo. Capite che cosa sto dicendo? Vengono definiti sannyasi da qualcuno in India e pensano sia una cosa meravigliosa. Indossano una tonaca gialla o rosa o di qualsiasi altro colore e delle collane e pensano di essere dei sannyasi. Ma non lo sono. E' sbagliato, non è etico chiamarli sannyasi.
11:59 E' sempre sbagliato e fuorviante lavorare con un illuminato? Come fate a sapere chi è illuminato? Come fate a saperlo? Me lo volete dire? Come fate a saperlo? Dal suo aspetto? Perché la gente dice che è illuminato? Oppure perché lui stesso dice di essere illuminato? Se si definisce illuminato allora potete essere certi che non lo è. Ci sono moltissimi guru che lo dicono, che ci giocano, che si definiscono 'signori', che si attribuiscono titoli, e fanno un mucchio di danni. E prima di cercare chi è illuminato, perché non cercate di scoprire che cos'è l'illuminazione? Capite la mia domanda?
13:11 Potrei considerarvi illuminati. Con quale criterio vi giudico illuminati? Per via di qualche trucchetto, o perché molti mi seguono, e mi mettono delle ghirlande di fiori? Oppure l'illuminazione è qualcosa di cui non si può nemmeno parlare? La persona che dice 'Io so', non sa. Vi prego di essere seri su queste cose perché un mucchio di gente fa così in India, ci sono molti americani ed europei che si radunano laggiù, e sapete ... tutto quel circo. Quindi, non dovremmo dubitare, mettere in questione queste persone? E se fate loro delle domande, vi risponderanno? Oppure si pongono su un piedistallo, in modo da impedirvi di metterli in questione?
14:52 Lavorare con una persona illuminata non è assolutamente importante. Quello che conta è lavorare su se stessi, non con qualcuno. Va bene? Stiamo cercando di farlo insieme. Vi prego, io non sto consigliando, facendo terapia, ecc., ma stiamo scoprendo insieme la verità di queste cose. Perché non ci sono strade verso la verità. Non ci sono vie, nessuno ve la può indicare, non è qualcosa di fisso verso cui dirigersi tramite un sistema, con la meditazione, attraverso un metodo, ecc. Una cosa viva non ha sentieri, e se siamo seriamente intenzionati a scoprire cos'è la verità dobbiamo prima posare le fondamenta, avere una grande sensibilità, essere assolutamente senza paura, avere una grande integrità.
16:49 Bisogna essere liberi da tutta la conoscenza, la conoscenza psicologica, con la conseguente fine delle sofferenza. Da questo nascono amore e compassione. Se questi non ci sono come fondamenta ben salde, siamo semplicemente preda di illusioni - illusioni fabbricate dall'uomo, inventate dal pensiero, tutte visioni proiettate dal nostro condizionamento. Tutto questo deve essere messo da parte per trovare ciò che è al di là del tempo.
17:57 Terza domanda: Lei dice che fondamentalmente la mia mente lavora esattamente come quella di chiunque altro. Perché mai dovrei essere responsabile del mondo intero?
18:12 Lei dice che fondamentalmente la mia mente lavora esattamente come quella di chiunque altro. Perché mai dovrei sentirmi responsabile del mondo intero?
18:26 Temo di non aver detto questo. Chi vi parla ha detto che dovunque si vada nel mondo gli esseri umani soffrono, hanno conflitti, sono ansiosi, incerti. Sia psicologicamente che fisicamente c'è pochissima sicurezza. C'è paura, solitudine, disperazione, depressione. Questo è il destino comune di tutti gli esseri umani sia che vivano in Cina, in Giappone, in India o qui, in America o in Russia, tutti quanti vivono queste cose. E' la loro vita. E come esseri umani, psicologicamente voi siete il mondo intero. Non siete separati dalla persona che soffre, ansiosa, sola, in India o in America. Quindi, voi siete il mondo e il mondo è voi. Questo è un fatto di cui pochissimi si rendono conto, non è un fatto intellettuale, o un concetto filosofico, un ideale, qualcosa da bramare, ma è un fatto, come lo è un mal di testa. E quando ce ne rendiamo conto profondamente dentro di noi, non intellettualmente, in modo verbale o ideologico, allora sorge la domanda - qual è la mia responsabilità? Ci poniamo reciprocamente questa domanda, vi prego. Quando vi rendete conto non verbalmente ma nel sangue, che non siete più un individuo, è un grande shock per molte persone, non lo accettano. Noi pensiamo che le nostre menti, i nostri problemi le ansie siano nostri, miei, non tuoi.
21:22 E quando vediamo la verità della questione, qual è la nostra responsabilità? Non soltanto verso la famiglia, la moglie e i figli, naturalmente ne siamo responsabili, ma qual è la vostra responsabilità globalmente? Capite la mia domanda? Per tutta l'umanità, perché voi siete umanità, avete le vostre illusioni, le vostre immagini di dio, le vostre immagini del paradiso, ecc. Avete i vostri rituali, e tutto il resto, esattamento come il resto del mondo, con nomi diversi, non si chiamano cristiani ma musulmani, o indù, o buddisti, ma lo schema è lo stesso.
22:34 Perciò, quando ve ne rendete conto, qual è la vostra rsponsabilità? Cioè, come rispondete alla sfida? Capite la mia domanda? Come rispondete? Qua è la vostra reazione quando sentite che siete l'umanità? Questa è la sfida, capite? Come affrontate una sfida? Se la incontrate con il vostro vecchio condizionamento individuale, la vostra risposta sarà naturalmente del tutto inadeguata. Sarà frammentaria, alquanto scadente. Perciò, bisogna scoprire qual è la nostra risposta a questa grande sfida. La vostra mente l'affronta pienamente, oppure con paura, con ansia, con preoccupazione per voi stessi?
24:11 La responsabilità dipende, se posso farvelo notare, dalla risposta a questa sfida. Se qualcuno dice che è vostra responsabilità, e si unisce - non alla Lega delle Nazioni, ma a qualche altra nazione, formando un gruppo, facendo questo e quello, non è una sfida adeguata. Come rispondete a questa sfida, psicologicamente, interiormente? E' soltanto un'eccitazione, un romantico richiamo? O qualcosa di profondo che trasformerà tutto il vostro modo di vedere la vita? Allora non siete più inglesi, americani, francesi - seguite? Lascerete perdere tutto questo? O vi limiterete a giocare con l'idea di un meraviglioso concetto utopico?
25:39 Quindi, la responsabilità a questa sfida dipende da voi, se la vostra mente è in grado di incontrare questa enorme totalità umana, questa corrente umana.
26:25 Quarta domanda: Quando l'ascolto sento l'urgenza di cambiare. Quando torno a casa, non ci riesco. Che cosa devo fare?
26:39 Quando l'ascolto sento l'urgenza di cambiare. Quando torno a casa non ci riesco. Che cosa devo fare?
26:55 Che cosa dovete fare? L'urgenza di cambiare è influenzata o indicata da chi vi parla e perciò quando siete qui siete spinti in un angolo, ma quando ve ne andate naturalmente non siete più nell'angolo. Questo significa che siete stati influenzati, sfidati, guidati, persuasi, e quando finisce siete al punto di partenza. Giusto?
27:57 Allora, che cosa dobbiamo fare? Vi prego, riflettiamoci, cerchiamo la giusta risposta a questo. Che cosa dobbiamo fare? Sono venuto a questo incontro da molto lontano. E' una bella giornata. Ho montato una tenda e sono veramente interessato. Ho letto non soltanto quello che chi parla ha detto e scritto, ma ho letto moltissime cose. Ho seguito i concetti cristiani, l'indagine buddista, la mitologia indù, ho praticato vari tipi di meditazione: trascendentale, tibetana, indù, quella buddista, lo Zen. Ma sono insoddisfatto di tutte quante. E allora vengo qui e ascolto. Sono pronto ad ascoltare completamente? Non posso ascoltare completamente se porto con me la mia conoscenza. Non posso ascoltare o imparare, o comprendere completamente se appartengo a una setta, se sono attaccato a qualche concetto particolare al quale voglio aggiungere anche quello che viene detto qui. Se sono serio, devo venire qui con una mente libera, con una mente che dice: cerchiamo di scoprire, per amor del cielo! Non voglio aggiungere quello che lei dice a quello che so già. State seguendo?
30:49 Quindi, qual è il nostro atteggiamento al riguardo? Chi vi parla continua a ripetere che la libertà e assolutamente necessaria. La libertà psicologica prima di tutto, non quella fisica - che avete in questi paesi eccetto in quelli totalitari. Senza libertà interiore, che può esserci soltanto quando si comprende il proprio condizionamento, sia culturale, che religioso, economico, sociale, fisico. Possiamo esserne liberi? Liberi soprattutto dal condizionamento psicologico? Il primo fatto è che voi non siete più un individuo. La parola individuo significa indiviso, non frammentato, ma noi lo siamo. Quindi, non siamo individui. Allora, vi distaccherete da questo condizionamento? Prima ci sono io, e poi tutti gli altri!
32:54 La difficoltà, in tutto questo, è che siamo talmente attaccati a qualcosa che non siamo disposti a lasciare la presa. Abbiamo studiato molti argomenti e siamo attratti da qualcosa di particolare - da qualcosa di psicologico o altro. Ci pensiamo, lo studiamo e scopriamo che c'è parecchia roba lì dentro, e ci attacchiamo a quello. E poi qualcuno viene qui, ascolta e vi aggiunge quello che ascolta. Allora diventa un miscuglio, una mistura di tutto. Non facciamo forse così? E allora la nostra mente diventa parecchio confusa. Quando siete in questa tenda la confusione viene allontanata, diminuisce un po', ma quando ve ne andate eccola che ritorna.
34:23 Quindi, è possibile essere consapevoli di questa confusione, non solo mentre siete qui ma anche quando siete a casa, cosa ben più importante che essere chiari qui. A nessuno importa che lo siate o non lo siate. Ma quando siete a casa dovete affrontare le vostre faccende, andare in ufficio ogni giorno per il resto della vita - capite che cosa significa? Giorno dopo giorno, tornare a casa, i figli, le preoccupazioni - e tutto quello che segue.
35:25 Che cosa indica tutto questo? Abbiamo l'intelligenza per risolvere i problemi tecnologici. Una mente capace di risolvere i problemi. L'abbiamo tutti. Ma questa non è intelligenza. La capacità di pensare chiaramente, obbiettivamente, conoscendo i limiti del pensiero. Conoscere, essere consci dei limiti del pensiero è il principio dell'intelligenza. Mi chiedo se lo capite. Noi veneriamo il pensiero. Più abilmente riusciamo a pensare più ci sentiamo importanti. Tutti quei filosofi che imbastiscono un mucchio di teorie. Mentre, se potessimo osservare la nostra confusione, il nostro piccolo modo individuale di guardare la vita, a casa, non qui, essere consapevoli di tutto questo, e vedere come il pensiero crei eternamente dei problemi. Il pensiero crea l'immagine, e quell'immagine divide. Vederlo è intelligenza. Vedere il pericolo è intelligenza. Vedere i pericoli psicologici è intelligenza. Ma evidentemente noi non vediamo queste cose. E questo significa che qualcuno vi deve sempre stimolare, convincere, spingere, guidare, richiamare, implorare, fare qualcosa continuamente, per rendervi consapevoli di voi stessi. Dovete muovervi, non restare lì. Ma temo che nessuno lo farà, nemmeno il più illuminato. Allora voi diventate suoi schiavi - capite?
38:47 Se abbiamo la vitalità, la vitalità fisica, l'energia psicologica che ora viene dissipata in conflitto, preoccupazioni, chiacchiere, continui pettegolezzi non soltanto con altri ma anche con se stessi. Un chiacchiericcio senza fine. Tutto questo dissipa l'energia psicologica. E questa energia è necessaria per osservare. Per osservare se stessi nello specchio della relazione, perché siamo tutti in relazione con qualcuno, osservare e scoprire le illusioni, le immagini, le assurdità, le idiozie, e da quella libertà nasce l'intelligenza che ci mostrerà il nostro modo di vivere. Va bene? Ci stiamo muovendo insieme?
40:05 Quinta domanda: E' necessario soffrire per affrontare la necessità di cambiare?
40:15 E' necessario soffrire per affrontare la necessità di cambiare?
40:26 Questa è una delle nostre tradizioni che dice che bisogna soffrire per poter essere buoni. Nel mondo cristiano, e in quello induista, lo definiscono con parole diverse, karma, ecc. e dovunque dicono che bisogna passare attraverso la sofferenza non solo quella fisica, ma anche quella psicologica. Cioè, che bisogna lottare, bisogna sforzarsi, sacrificarsi, arrendersi, abbandonarsi, reprimersi. Questa è la nostra tradizione, sia in oriente che in occidente. E siccome la sofferenza è comune a tutta l'umanità, dicono che bisogna passare da quella porta. Poi arriva qualcuno, come chi vi parla, e dice che la sofferenza deve finire, non c'è bisogno di viverla, deve finire. Capite quello che sto dicendo? La sofferenza non è necessaria. E' la cosa più distruttiva nella vita. Come il piacere, la sofferenza è considerata personale, segreta, mia, non vostra. Non c'è soltanto la sofferenza globale, l'umanità ha vissuto un'enormità di dolori, guerre, fame, violenza. Ha affrontato sofferenze di ogni genere e quindi l'accetta come inevitabile e la usa come mezzo per sentirsi nobile, o per cambiare.
43:26 Noi stiamo dicendo il contrario, voi potete rifiutarlo, metterlo in dubbio, ma cerchiamo di scoprire. Cioè, cerchiamo la giusta risposta a questo, insieme, non perché lo dice chi vi parla. Il dolore può finire? Il dolore nel senso delle nostre sofferenze, soffriamo in così tanti modi, per un'offesa, uno sguardo, un gesto, una ferita ricevuta nell'infanzia, una ferita molto profonda di cui possiamo essere consci o inconsapevoli, la sofferenza di qualcuno, la perdita di qualcuno. E se esaminiamo da vicino, vediamo il fatto che siamo feriti fin dall'infanzia, dai genitori, dagli insegnanti, da altri ragazzi e ragazze, avviene continuamente. E questa ferita è profonda, nascosta, allora si costruisce un muro intorno a sé per non essere più feriti, e così quel muro crea paura. Non so se riuscite a seguire. E noi ci chiediamo: può questa ferita essere spazzata via completamente così da non lasciare cicatrici? Vi prego, lo stiamo esaminando insieme - capite? Sono certo che tutti siete stati feriti, in un modo o nell'altro. E' lì. E noi ce la teniamo per tutta la vita. La conseguenza è che diventiamo sempre più isolati, sempre più apprensivi. Non vogliamo più essere feriti e così ci costruiamo un muro attorno e gradualmente ci ritiriamo nel nostro isolamento. Lo sapete. Ci domandiamo se sia possibile non essere feriti. Non essere feriti non solo in futuro, oggi, ma anche spazzare via le ferite ricevute fin dall'infanzia. Capite? Pensiamoci insieme, vi prego. E' possibile spazzare via le ferite, le offese che ci portiamo dietro continuamente?
47:36 Se siamo seri dovremmo scoprire da noi la causa delle ferite che cosa è ferito, e chi è ferito. State seguendo? Vi prego. Cioè - è possibile non registrare l'insulto, il complimento, il gesto che vi fa male, lo sguardo di fastidio, di rabbia, di impazienza? Non registrare nulla di tutto questo. Volete approfondire queste cose? Vogliamo andarci a fondo?
49:10 Il cervello è uno strumento di registrazione. Registra, come un computer. Registra perché nella registrazione trova sicurezza, protezione, è una forma di protezione per se stesso. State seguendo? Va bene, signori? E quando qualcuno ci dà dell'idiota o ci insulta la reazione immediata è di registrare, verbalmente, la parola ha il suo significato, che intende ferire e viene registrata. E anche l'elogio viene registrato. Ora, questo processo di registrazione può finire? Tenendo presente che il cervello deve registrare, altrimenti non sapreste dov'è la vostra casa, non potreste più guidare, o usare il linguaggio. Ma non registrare più nessuna reazione psicologica. State seguendo?
51:01 E allora ci chiediamo: come? Come si fa a impedire la registrazione di un insulto o di un complimento? Il complimento è più piacevole e quindi mi piace registrarlo, ma voglio evitare l'insulto, la ferita. Ma, sia l'insulto che il complimento vengono registrati. Ora, è possibile non registrare, psicologicamente? Possiamo continuare su questo?
52:01 Che cosa viene ferito? Voi dite: 'Mi sento ferito', qual è l'entità che viene ferita? E' una cosa reale? Qualcosa di concreto, di tangibile, qualcosa di cui si possa parlare? Oppure è qualcosa che avete creato voi stessi su di voi? State seguendo?
52:54 Bene. Ho un'immagine di me, come la maggior parte di noi. Questa immagine è stata creata dall'infanzia - 'Devi essere come tuo fratello, che è così intelligente, devi migliorare, devi essere buono!" E' un'immagine costruita gradualmente, attraverso l'educazione, le relazioni, ecc. Quell'immagine sono io. Mi chiedo se lo accettate. E quell'immagine, che sono io, viene ferita. Giusto? State seguendo? Finché ho un'immagine, sarà calpestata da tutti, non soltanto da importanti intellettuali, ma da chiunque. Quindi, è possibile impedire la formazione di immagini? Pensateci, signori. Venite con me, volete? Capite, il meccanismo della formazione di immagini. Cos'è questo meccanismo che forma le immagini? L'immagine del mio paese, dei politici, dei preti, di dio. Tutta la fabbrica delle immagini. Chi costruisce queste immagini? E perchè si fanno le immagini? Chi le fa, e perché le fa? Possiamo vedere facilmente perché vengono fatte - per la sicurezza, per motivi di autoprotezione, perché se mi definisco comunista, in un ambiente che non lo è, posso passare dei brutti momenti. O, al contrario, se non sono comunista in un ambiente che lo è, possono capitarmi cose terribili. Quindi, identificarmi con un'immagine mi dà grande sicurezza. Questa è la causa, la ragione per cui tutti noi, in un modo o nell'altro, abbiamo delle immagini. E chi crea queste immagini? Qual è il meccanismo? Capite? Qual è il processo? Vi prego, rifletteteci con me, non aspettate che ve lo dica io.
56:39 E' possibile - vi prego, ascoltate - che questo meccanismo finisca quando c'è attenzione completa? Oppure, il meccanismo continua a funzionare quando non c'è attenzione? Avete capito la domanda? Sta seguendo? A chi posso rivolgermi? Quando c'è completa attenzione, quando mi dai dell'idiota, mi dici che sono un idiota, quella pietra verbale ha un impatto e rispondo che lo sei anche tu! Ora, posso ricevere quella parola, il significato della parola, l'insulto che mi rivolgi usando quella parola, posso essere attento a tutto istantaneamente? Capite quello che dico? Ci stiamo seguendo? Posso essere totalmente consapevole o attento quando usi quella parola? Tu me la dici per ferirmi. Essere completamente attenti in quel momento. Non è uno scudo. Non è qualcosa che usiamo per evitare l'offesa. In quell'attenzione non c'è ricezione. Mi domando se lo capite. Mentre, se mi date dell'idiota e io sono distratto, se non sono attento, allora c'è la registrazione. Lo potete sperimentare da voi, fatelo ora, santo cielo!
59:38 Così che non solo le ferite, le offese passate, ma anche la vostra mente è talmente sensibile, vulnerabile, così mobile, viva, attiva, e priva di attimi statici in cui potete essere feriti. Mi chiedo se lo capite. No. Va bene.
1:00:23 Sesta domanda: Il mio problema è che ho un muro di tre metri intorno a me. Non serve cercare di sormontarlo, quindi lo ignoro. Ma è sempre lì. Che cosa faccio?
1:00:42 Quanto è alto il muro che vi circonda? E' possibile essere vulnerabili, così sensibili, vivi da non avere mai bisogno di costruire un muro? Ci sono dei muri intorno alle proprietà - ascoltate bene. Si mettono dei muri intorno alle proprietà, e voi vi trattate come una proprietà e quindi costruite un muro intorno a voi. Capite quello che sto dicendo? Di nuovo, signori, perché facciamo tutte queste cose? Perché costruiamo un muro e poi cerchiamo di abbatterlo, e non riuscendoci cerchiamo di evitarlo, scappiamo via, ci nascondiamo dietro quel muro. Perché facciamo così? Perché ci creiamo dei problemi? Perché non possiamo essere normali, sani - non normali, scusate.
1:02:41 Questo è un problema per chi ha posto la domanda. Cos'è un problema? Voi avete un problema, non è vero? No? O mio dio! Qual è il problema? Qualcosa che non siete capaci di risolvere. Giusto? Lo avete analizzato, siete andati da uno psicologo, dal confessore, oppure vi siete analizzati da voi, ma il problema rimane, la causa rimane. Avete esaminato gli effetti, avete analizzato gli effetti e la particolarità della causa è che diventa l'effetto, e l'effetto diventa la causa. Mi domande se lo capite. E' troppo intellettuale? Va bene.
1:04:10 Allora, cos'è un problema per tutti noi? Qual è il nostro problema? E perché abbiamo problemi? Prendiamo un problema comune: esiste dio? Sto prendendo questo sciocco esempio. Diciamo "Se dio esiste come può creare questo mostruoso mondo? E così diventa ancora di più un problema. Innanzitutto io presumo che dio abbia creato questo mondo, e poi vi rimango invischiato. Oppure ho un certo ideale, e poi voglio vivere secondo questo ideale, che diventa un problema. Non so perché mai dovrei avere degli ideali. Prima creo un ideale e poi cerco di esserne all'altezza, e poi comincia il problema - mi sforzo, non sono buono, devo esserlo, ditemi cosa devo fare per riuscirci, ecc. Vedete come creiamo un problema, prima creiamo qualcosa di illusorio, come la nonviolenza, è illusoria. Il fatto è la violenza; poi sorge il mio problema - come faccio a essere nonviolento? Invece io sono violento, vediamo il fatto, non la nonviolenza. Mi chiedo se lo capite.
1:06:18 E' questo che facciamo a un certo livello? Oppure, non riesco ad andare d'accordo con mia moglie. Sono piuttosto nervoso! Oppure non vado d'accordo con qualcun altro. Seguite quello che cerco di dire? Di ogni cosa facciamo un problema. La questione, molto più importante della soluzione del problema, è di non avere affatto problemi così che la vostra mente sia libera da questa eterna lotta di risolvere qualcosa. Qual è il nocciolo di tutti i problemi? Non quelli tecnologici, non quelli di matematica, ma i problemi umani profondi, interiori, psicologici - qual è la loro radice? Avanti, signori! C'è una radice che può essere sradicata o appassire in modo che la mente non abbia problemi? Avanti, signori.
1:08:45 Cos'è un problema? Qualcosa da dissolvere nel presente, o in futuro. Giusto? Un problema esiste soltanto nel tempo. Capite quello che sto dicendo? Per favore qualcuno me lo dica. Capite la mia domanda? Un problema esiste finché pensiamo in termini di tempo, non solo tempo cronologico, ma psicologico. Finché non comprendo la natura del tempo psicologico devo avere dei problemi. Mi seguite? Ci stiamo muovendo insieme? Cioè, voglio avere successo in senso mondano, o anche spiritualmente - sono la stessa cosa. Ora, desiderare il successo è un movimento nel tempo, lo capite? E questo crea il problema. Cioè, voler essere qualcosa è tempo, e quel voler essere è il problema. Sto dicendo, qual è la radice che crea problemi, problemi, problemi? Non solo il tempo, avanti signori, indagate con me.
1:11:00 E' il pensiero? Oppure c'è il centro che continua a muoversi nel suo stesso raggio - capite quello che sto dicendo? I problemi non continueranno ad esistere finché mi preoccupo di me? Finché voglio essere buono, voglio essere questo o quello, ecc. devo creare problemi. Cioè: posso vivere senza una sola immagine di me? Finché ho un'immagine di avere successo, di raggiungere l'illuminazione, di raggiungere dio, di essere buono, di essere più amorevole, di non essere avido, di non ferire, di vivere in pace, di avere una mente tranquilla, di sapere che cos'è la meditazione, di sapere se si possa amare liberamente, ecc. - seguite? Cioè: finché c'è un centro ci devono essere problemi. Quel centro è l'essenza della disattenzione. Lo capite? Oh, avanti! Quando c'è attenzione non c'è nessun centro. Mi chiedo se lo vedete. Giusto?
1:13:06 Guardate - quando voi ascoltate, se ascoltate, quando ascoltate quello che viene detto, con attenzione, senza cercare di capire quello che dico, siete attenti, in quell'attenzione non c'è nessun 'tu'. Quando non c'è attenzione si insinua il 'tu'. E quel centro crea i problemi. Avete capito? No, signori, è una cosa molto seria, se ci pensate - avere una mente che non abbia problemi, e quindi nessuna esperienza. Quando avete un'esperienza e vi ci attaccate, diventa memoria e ne volete di più. Quindi, una mente che non ha problemi non ha esperienza. Oh, voi non ne vedete la bellezza!
1:14:41 Settima domanda: Io traggo forza concentrandomi su un simbolo. Faccio parte di un gruppo che incoraggia a farlo. Si tratta di un'illusione?
1:14:58 Se posso rispettosamente dirvelo: non appartenete a nulla! Ma è inutile, voi lo fate.
1:15:16 Signori, vedetene la ragione. Non vogliamo essere soli, vogliamo un appoggio, vogliamo la forza di altri, vogliamo identificarci con un gruppo, con un'organizzazione. La Fondazione non è un'organizzazione di questo tipo, esiste soltanto per pubblicare i libri ecc., non potete appartenervi perché voi non potete pubblicare libri, o gestire delle scuole. Ma l'idea è che dobbiamo far parte di qualcosa. Appartenere a qualcosa ci dà forza. Dico che sono inglese. E c'è subito una certa eccitazione. Oppure francese. Durante un discorso in India dissi: "Io non sono indù", dopo venne da me un uomo e mi disse: "Intende dire che lei non è indù? Deve sentirsi terribilmente solo!"
1:17:03 Chi fa la domanda dice che ricava forza concentrandosi su un simbolo. Abbiamo tutti dei simboli. Il mondo della cristianità è pieno di simboli. Tutto il suo movimento religioso è fatto di simboli; simboli, immagini, concetti, credi, ideali, dogmi, rituali - e lo stesso accade in India, solo che non si chiamano cristiani ma è esattamente la stessa cosa, e anche in estremo oriente, ecc. Quando uno appartiene a un grande gruppo che adora lo stesso simbolo, ne ricava grande forza, è naturale - o, piuttosto, innaturale. E' una cosa eccitante, che crea il senso che almeno riuscite a capire qualcosa oltre il simbolo, ecc.
1:18:36 Prima inventiamo il simbolo - guardate come lavora la mente - l'immagine nella chiesa o nel tempio, o le scritture nella moschea - sono scritture bellissime, se siete stati in una moschea - noi le creiamo e dopo averle create le veneriamo, e adorando quello che abbiamo creato con il pensiero, ne ricaviamo forza. Guardate che cosa avviene - seguite? Ora, il simbolo non è il reale. Il reale potrebbe non esistere, ma il simbolo ci soddisfa e ci dà vitalità, energia, guardandolo, pensandoci, osservandolo, standogli vicini. Certamente, ciò che è creato dal pensiero, psicologicamente, deve essere un'illusione. Spero che non succeda, ma se voi fate di me il vostro guru, io mi rifiuto di esserlo perché è una cosa assurda. Perché vedo che i seguaci distruggono il guru e il guru distrugge i seguaci. Lo capite? Lo vedo. Per me è una cosa abominevole - scusate se uso parole forti. Ma voi create un'immagine di me, di chi vi parla, e tutta la faccenda comincia.
1:20:56 Per prima cosa, se posso sottolineare, il pensiero è dannoso in queste cose. Tutte le cose che stanno nelle chiese, nei templi e nelle moschee non sono vere, non sono reali. Sono state inventate dai preti, dal pensiero, da noi a causa della paura, della nostra ansia, dell'incertezza del futuro, ecc. Abbiamo creato un simbolo e ne siamo prigionieri. Quindi, innanzitutto rendiamoci conto che il pensiero creerà sempre le cose che gli danno soddisfazione, psicologicamente. Il piacere dà conforto, quindi un'immagine rassicurante è un grande conforto. Potrebbe essere un'illusione, e lo è, ma mi dà conforto e quindi non guardo mai al di là dell'illusione.
1:22:26 Abbiamo parlato per un'ora e venticinque minuti. Continueremo con queste domande giovedì. Va bene? SUBTITLE TEXT COPYRIGHT 1980 KRISHNAMURTI FOUNDATION TRUST LTD