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BR84T3 - Is it possible to end all sorrow?



1:59 Krishnamurti: Possiamo continuare da dove eravamo arrivati domenica scorsa? Stavamo parlando dei vari problemi della vita, non dei problemi tecnologici ma di quelli umani. Delle ferite psicologiche, che si ricevono dall'infanzia, e che ci portiamo per tutta la vita; ferite che ci impediscono di avere una vera relazione con gli altri. E queste ferite causano paura. Noi facciamo resistenza a qualsiasi forma di ulteriori ferite, quindi dobbiamo costruire un muro intorno a noi, e di conseguenza diventiamo sempre più isolati, nevrotici, e così via. Ne abbiamo parlato; abbiamo creato un'immagine per noi stessi, su di noi e queste immagini politiche o religiose che siano, o le nostre immagini psicologiche, immagini soggettive, sono la causa di queste ferite. Quelle sono le immagini che vengono ferite.
3:54 E abbiamo parlato anche della relazione - dell'importanza di avere buone relazioni, sane, razionali, senza conflitti fra uomo e donna, e così via, ne abbiamo parlato piuttosto a fondo.
4:21 Domenica scorsa abbiamo parlato della paura e di tutto il problema del tempo. Abbiamo detto che il tempo è un movimento del passato che si modifica nel presente, e il futuro è ciò che è ora. Abbiamo detto che tutto il tempo è contenuto nel presente. Se potessimo davvero approfondire la questione del tempo - la natura del tempo, la natura del pensiero e il tempo è pensiero - abbiamo parlato parecchio di questo. E se tutto il presente, se tutto il tempo è contenuto nell'adesso, allora cos'è il cambiamento, esiste davvero qualche cambiamento? E cos'è l'azione? E cos'è la relazione quando non c'è alcun domani? Domani e i mille domani sono contenuti nel presente. E se non c'è un cambiamento radicale nel presente, il futuro sarà ciò che siamo ora. Come abbiamo detto, noi siamo tutto un cumulo di memorie, noi siamo memorie raccolte attraverso migliaia di esperienze, di conoscenza derivata da esperienza, ma quella conoscenza è limitata e quindi tutta la conoscenza, sia nel passato, nel presente, o nel futuro, è sempre limitata. E il pensiero, che è anche la risposta della memoria, anche quel pensiero è limitato. Così, stamattina indagheremo alcune cose, come la moralità, la giustizia, e se sia possibile finire completamente il dolore. E se ci sarà tempo, parleremo anche, insieme, di cos'è la natura, e di che cosa significa morire. Inoltre vorremmo sottolineare che questo non è un passatempo, intellettuale, romantico, sentimentale. Non si tratta di propaganda da chi vi parla. Non vi sta invitando ad alcuna teoria, ad alcuna ideologia, ad alcuna forma di persuasione. Vorremmo anche sottolineare che chi vi parla non è un guru e tutte quelle sciocchezze.
8:43 Perciò dovremmo parlare insieme, cioè, voi e chi vi parla, indagheremo insieme. Perciò, quando l'indagine è vera, profonda e continua, allora è vostra, non ha nulla a che fare con chi vi parla. Come abbiamo ripetuto spesso, chi vi parla è semplicemente un telefono e ciò che dice è importante - importante nel senso che comprende la nostra intera esistenza umana, in senso psicologico, soggettivo, interiore, e quindi, se potessimo pensare ed esplorare insieme, fare un lungo viaggio insieme, allora quel viaggio, quell'indagine è vostra, e quindi è la vostra stessa comprensione, non la comprensione di quello che dice K. Questo è molto chiaro.
10:08 Poi dovremmo parlare della moralità. La parola 'moralità' significa comportamento, maniere, abitudini secondo qualsiasi tipo di cultura, di ambiente, e c'è una moralità non legata al tempo? Possiamo procedere insieme? Una moralità che non sia nel campo del tempo. La nostra moralità è relativa. La nostra moralità, cioè abitudini, costumi, maniere, comportamento, tutto ciò nasce o dal pensiero, e il pensiero è limitato, perciò la moralità è limitata, relativa, oppure è derivata da varie culture, ambiente, e così via. Tutto questo è relativo e perciò nel campo del tempo e del pensiero. Ci siamo su questo? E noi ci chiediamo: esiste una moralità - cioè azione, maniere - che non sia nell'area del tempo e del pensiero? Pensiamo che sia importante scoprirlo perché lì c'è la libertà. Libertà di per sé, non libertà da qualcosa.
12:26 Quindi dovremmo parlare di questo innanzitutto, forse. Cos'è la libertà? La libertà è forse una reazione alla schiavitù, alla solitudine, a qualsiasi forma di depressione, di ansia, di solitudine, disperazione, e così via? Se c'è una reazione a queste cose e la chiamate libertà, allora non è libertà, è soltanto una risposta a una condizione. Inoltre, per come la intendiamo ora, libertà implica scelta. Possiamo scegliere di venire qui, o di andare là, scegliere fra diversi lavori, attività e vocazioni. Scegliere chi sposare o non sposare, e via dicendo. Scegliere implica confusione. E scegliere non è libertà. La libertà non è una reazione a una condizione. Quindi, esiste una tale libertà? Siamo insieme su questo? Spero che il tendone non sia troppo caldo, o che stiate bene al caldo.
14:26 Perciò, questa è davvero una domanda seria da porsi: se la libertà sia dalla schiavitù o dalla prigione, che abbiamo creato noi, fuori dalla prigione, e quindi è sempre all'interno della prigione stessa. Se siamo in prigione, fisicamente e interiormente, soggettivamente, allora il controllo fisico, essendo racchiuso in una certa area, la fuga da questa la chiamiamo libertà E psicologicamente, abbiamo costruito noi una prigione con i nostri desideri, le nostre ansie, solitudini e via dicendo. E la libertà da tutto questo è ancora nell'area di quella prigione, una prigione psicologica. Ci siamo? Quindi non è affatto libertà. Perciò, c'è una libertà che non sia una reazione, una libertà di per sé, per se stessa, non lontano da qualcosa, o da qualcosa?
16:15 Perciò, bisogna capire per conto nostro perché cerchiamo sempre di fuggire o razionalizzare, o di andare oltre ciò che è. Se comprendiamo ciò che è, non solo intellettualmente, verbalmente, ma ne vediamo la profondità, la verità, la sostanza, la vitalità, allora osserviamo, percependolo e rimanendo con quello, esploriamo in quel movimento, imparando, non memorizzando - da quello, se andiamo molto a fondo, allora c'è libertà di per sé.
17:27 Ora, la moralità è ancora nell'area del tempo e del pensiero. Penso siamo d'accordo su questo. Dipende dai paesi, dalle culture, dal condizionamento religioso, dalla schiavitù nazionale, e così via, Per cui è una moralità relativa. Esiste una moralità totalmente libera dal tempo e dal pensiero? Stiamo seguendo? O sto parlando a me stesso? E per trovarla, o per scoprirla, o per vivere con quel senso di moralità senza tempo, una moralità non creata dal pensiero e perciò limitata, relativa, passeggera, per approfondirlo per bene, come abbiamo detto, bisogna capire il tempo, la natura del tempo. Il tempo è una serie di eventi e movimenti. Tempo è anche tutto il cumulo di quarantamila o cinquantamila anni di esistenza umana sulla Terra con tutte le esperienze - razziali, tribali, religiose, le paure, eccetera, tutto questo è il passato, la tradizione. E quel passato sta ora operando, lavorando, ossia il passato ci sta condizionando. E il futuro, i domani, è la continuazione del passato, modificato, ma ha ancora le radici nel passato. E se non c'è un cambiamento radicale, fondamentale, ora, i domani saranno ancora ciò che è ora. Quindi il domani è ora. Il futuro è adesso - giusto? Penso sia piuttosto semplice da capire. Viviamo su questa Terra, secondo i biologi, gli scienziati, da cinquantamila anni, più o meno. E si suppone che ci siamo evoluti in tutto questo tempo, in questa lunga durata di tempo fisicamente, biologicamente, e anche nel contenuto della nostra coscienza. Ma durante questo lungo periodo di tempo siamo ancora molto primitivi, barbari, crudeli, distruttivi, guerre. Quindi siamo cambiati pochissimo, perché siamo ancora violenti, spaventosamente violenti - terroristi, guerre, tutto quello che accade nel mondo oggi. E va avanti così da cinquantamila anni, più o meno. Forse non uccidevamo un milione di persone con una bomba. Uccidevamo con bastoni e frecce, ma l'istinto di uccidere altri esseri umani è ancora qui. Perciò, dopo questa lunga evoluzione siamo ancora barbari. E rimarremo barbari - usiamo questa parola nel suo vero significato, non nel senso Romano. Il senso Romano intendeva chiunque non andasse bene nell'antica Roma, che non appartenesse all'impero Romano, o che non parlasse latino, e via dicendo. Qui usiamo la parola 'barbaro' nel senso che siamo straordinariamente primitivi, egocentrici, incredibilmente violenti, brutali - nei gesti, nelle parole, e coì via. Siamo ancora tribali - gli inglesi, i francesi, gli indiani con le loro divisioni di Sikh e tutto il resto. E se siamo così ora, dopo secoli di evoluzione, saremo ancora così domani. Perciò il futuro è adesso. Va bene?
23:53 È possibile cambiare ora, completamente, senza il concetto, l'idea del domani? Se c'è un simile cambiamento fondamentale, senza tempo, quello è vera libertà. E dove c'è una tale libertà non c'è paura e perciò non ci sono... tutte le invenzioni di déi e riti, tutto questo scompare.
24:43 Dovremmo anche parlare insieme di cos'è la sofferenza. Perché gli esseri umani, che tecnologicamente sono tanto avanzati, così capaci, sia intellettualmente sia fisicamente, perché dopo tutti questi anni, questi secoli, perché non abbiamo messo fine al dolore. Tutti soffriamo - dall'individuo più sofisticato alla persona più primitiva, analfabeta, e così via. Soffriamo tutti, per ragioni varie - per mancanza di cibo, per mancanza di indumenti, eccetera, in senso fisico. Ci sono migliaia, milioni di persone in India e altrove che hanno pochissimo da mangiare. Poi ci sono milioni di persone che soffrono per le guerre: come sta succedendo nell'Irlanda del nord, in Libano, Afganistan e India. Le sofferenze per le guerre, di migliaia e migliaia di anni fa, e le guerre continuano. Quelle guerre hanno creato sofferenze immense per l'umanità. C'è anche la sofferenza di quando si perde un amico, con il quale si è vissuti molti anni. C'è anche la sofferenza per la mancanza di soddisfazioni, di successi, di non diventare qualcosa, eccetera. C'è una grande sofferenza umana di cui siamo parte. Questa sofferenza esiste da migliaia di anni. E c'è anche la sofferenza personale, la sofferenza limitata. Noi non pensiamo che sia limitata
28:16 perché è la nostra: 'la mia sofferenza'. Allora, qual è la causa della sofferenza? Perché non l'abbiamo risolta dopo un così lungo tempo? Siamo veramente consapevoli della grande sofferenza dell'umanità? E anche della sofferenza dia ciascuno di noi? E quando diventiamo consapevoli è un grande shock, è qualcosa che quasi ci paralizza. Tutta questa sofferenza rende la nostra mentalità ristretta, meschina, molto distruttiva. E come mai non abbiamo risolto questa questione?
29:25 I cristiani hanno evitato questa domanda. Gli indù, inclusi i sick e tutte le divisioni tribali, o le divisioni religiose, lo hanno spiegato come karma, cioè, quello che fai raccogli, e così via. Tutti hanno qualche spiegazione per la sofferenza. Ma le spiegazioni, le cause della sofferenza, se ci limitiamo a spiegarle, a metterle in parole, come andremo a fare ora, sapendo che le parole non sono la sensazione, la realtà del dolore, quindi la parola non è la cosa. La spiegazione, la descrizione, non sono la cosa reale. Perciò, se siamo impigliati nelle parole, allora non saremo capaci di capire la sostanza, la qualità, la profondità della sofferenza. Innanzitutto, possiamo essere liberi dalle parole? È importante, perché le parole condizionano il nostro pensiero. Parole come comunista, socialista, e via dicendo, hanno già un certo significato, e noi accettiamo quei significati, per cui siamo condizionati dalle parole. Signore, sia gentile, lasci che finisca il discorso. Abbiamo chiesto, martedì e mercoledì scorso, abbiamo risposto a molte domande non a tutte, perché sarebbe impossibile. C'erano due o trecento domande. Ci vorrebbero forse delle settimane. E noi non possiamo stare qui per settimane, almeno, noi non possiamo.
32:14 D: Ma lei stava parlando della sofferenza ed essere irritati. È sofferenza, no?

K: Come?
32:22 D: Parlare della sofferenza ed essere infastiditi, essere irritati dalla sofferenza.

K: Signore, se permette, avrebbe dovuto porre la domanda l'altro giorno. Se vuole gentilmente scusarmi, Io vado avanti con quello che ho da dire. Spero non le dispiaccia.
32:47 C'è questa sofferenza. La parola 'paura' produce paura? La parola stessa. Oppure la paura è libera dalla parola? Come amore. È una parola, ma la parola non è la cosa vera. Quindi, la parola 'sofferenza' modella il nostro pensiero? Bisogna essere molto attenti, se posso far notare, che non siamo schiavi delle parole, cosa piuttosto difficile. Padre, madre, moglie, marito. Queste parole hanno un enorme significato. E quelle parole modellano il nostro pensiero. Le parole hanno un potere immenso, o distruttivo, o parole che devono essere capite, nella loro profondità e significato, nella loro qualità, nel loro tono.
34:32 Quindi non abbiamo a che fare con spiegazioni e descrizioni, o con parole che possono intrappolarci. Stiamo cercando - no, non cercando, veramente - stiamo provando, ad approfondire la questione di cosa è la sofferenza.
35:07 Quando soffriamo c'è un dolore intenso, non soltanto fisico, ma un dolore soggettivo, psichico, interiore. Quel dolore agisce sui nervi, tutto il nostro pensare è un processo di contrazione. E questo risveglia in noi un senso di disperata solitudine. Stiamo parlando di fatti, non sono affermazioni immaginarie: fatti. Ciò che è. E questo senso di shock, di solitudine, produce l'urgenza di trovare qualche conforto, un bisogno di essere aiutati. Non è forse questo che sentite? Il desiderio di essere aiutati è una delle cause della sofferenza. Capite? Cerchiamo sempre aiuto. È per questo probabilmente che molti di voi sono qui. Vogliamo essere aiutati per i nostri problemi, per i nostri desideri segreti conflittuali, per le nostre brame segrete, e così via, che causano dolore, malessere, un senso di fastidio, e via dicendo. E vogliamo essere aiutati. Quando vogliamo essere aiutati da qualcuno, che sia il prete, lo psichiatra, eccetera, poi ne diventiamo dipendenti, e ci attacchiamo a quella dipendenza. E questa è una delle cause basilari della sofferenza. Va bene? Vi prego, è molto importante da capire, perché tutti i nostri dèi, le preghiere, e così via sono le richieste di ogni essere umano in tutto il mondo, alla ricerca di aiuto. E quando si viene aiutati si diventa deboli. Se dipendete costantemente da qualche droga o pillola per fuggire dalla sofferenza, dal dolore, allora diventate sempre più dipendenti da quelle droghe, pillole, dottori. Spero non ci siano dottori qui. Se ci sono... abbiamo bisogno di dottori, ma qui parliamo di dipendenze. E stiamo dicendo che dove c'è dipendenza c'è attaccamento. E l'attaccamento è una delle cause del dolore. Se sono attaccato a mia moglie, a un edificio, a qualche concetto ideologico, sono attaccato, non posso vivere senza di essi. Significano molto per me. Il mio Dio, la mia fede, il mio credo, i miei rituali. Se dipendo da tutto questo, quando vengono messi in questione, come dovrebbe essere, quando qualcuno diventa scettico su queste cose, voi soffrite. Quindi, può esserci libertà totale, non una reazione, a ogni genere di attaccamento? Attaccamento al ricordo del piacere - state seguendo? - piacere sessuale, esserne attaccati, aggrappati. E il piacere del potere, il piacere della conoscenza, esserne attaccati, aggrappati, come se fossero qualcosa di concreto. Dove c'è questo attaccamento ci deve essere dolore.
41:04 E perché siamo attaccati? Stiamo mettendo in dubbio, stiamo indagando la questione. Non stiamo dicendo che si debba o non si debba esserlo. Chi vi parla non dice 'si deve' o 'non si deve' - dipende da voi. E ci domandiamo: nell'attaccamento c'è desiderio, e cos'è il desiderio in tutto questo? Se abbiamo tempo lo approfondiremo. Quindi, conoscendo la natura del tempo, cioè che domani è adesso, e se... non si mette fine all'attaccamento domani ci sarà ancora - saremo ancora attaccati, e perciò soffriremo ancora - capite?
42:20 Perciò, può l'attaccamento finire all'istante? Senza permettere che il tempo interferisca con la sua fine. Il tempo è continuità. Giusto? E il graduale processo del tempo è: 'Mi libererò gradualmente dall'attaccamento, gradualmente diventerò non-violento', perché sono tutte assurdità. Quindi, sofferenza è sinonimo di attaccamento. Siamo attaccati perché siamo molto soli; siamo nulla in noi stessi, dipendiamo da libri, da dipinti, dalla conoscenza di altri. Tutto il mondo religiose è basato sull'esperienza di altre persone, e l'esperienza è sempre limitata, ma questi libri sono diventati sacri. Non si sa perché ma sono diventati sacri. Una cosa stampata non è mai sacra! Non c'è bisogno di parlare di tutto questo.
44:15 Inoltre, la sofferenza arriva quando c'è una ricerca egocentrica - giusto? - perché l'egocentrismo, l'egoismo, è molto, molto limitato. Vive sempre in una piccola zona del cervello. Il cervello ha capacità straordinarie. come possiamo vedere nel mondo tecnologico. Una capacità immensa, senza limiti. E quando siamo egocentrici, come la maggior parte di noi, - scusate - l'egocentrismo è molto limitato e perciò causa conflitto. Qualsiasi cosa limitata deve per forza portare conflitto. Quando diciamo, inglesi, francesi, indiani, americani, russi, è qualcosa di molto limitato geograficamente, nazionale, è una forma di tribalismo. Ed è per questo che ci sono le guerre - una delle ragioni di guerra è questa limitazione. Perciò, l'attaccamento a una persona, un concetto, un'immagine, a qualche forma di conoscenza deve inevitabilmente causare problemi, confusione, sofferenza con il suo dolore. E quando c'è questo atteggiamento egocentrico verso la vita, essendo la vita così straordinariamente vasta, quell'atteggiamento limitato, quel modo limitato di vivere deve per forza portare dolore. E c'è una fine del dolore? Una cessazione totale. Perché se non finisce il dolore non c'è amore. Perciò dovremmo considerare, esaminare la questione di cosa significhi finire. La finalità, la fine di qualcosa. non la continuazione in una forma modificata di ciò che è stato o che è.
47:44 Quindi, che cos'è finire? Finire immediatamente un'abitudine, una maniera - finirla. Senza dire: 'Se la finisco che cosa ne ricaverò?' - capite? Vi interessa tutto questo? Davvero? O è soltanto una forma di divertimento?
48:26 Avete mai indagato davvero cosa significhi finire? Avete approfondito la questione di terminare qualcosa e scoprire che cosa accade dopo, se lo fate? Non è forse la morte? Ci arriveremo fra poco.
49:08 Stiamo dicendo che, dove c'è sofferenza non c'è amore. È possibile finire tutto il dolore? Potreste chiedere che effetto fa la fine del dolore; se siamo liberi completamente da quel dolore, che effetto produce sul mondo, sulla maggior parte delle persone? Questa è la domanda che si pone di solito. Non è forse una domanda irragionevole? Prima finitelo, e poi vedete cosa succede. Senza dire: 'Se lo faccio, che effetto produrrà?' Sentiamo che è una via di fuga. Una persona ha influenzato il mondo. Giusto? Un leader in una guerra, dai tempi più antichi fino ad oggi, hanno influenzato il mondo. Uno o due predicatori del cristianesimo hanno influenzato il mondo - Pietro e Paolo. Una persona come il Buddha, ha influenzato l'intero mondo asiatico. Non ha posto la domanda: 'Se faccio così influenzerò l'umanità?' È una domanda talmente assurda! Scusate se uso questa parola. Quindi, quando c'è la fine del dolore c'è amore. E poi dobbiamo chiederci: cos'è l'amore? Questa parola, come molte buone parole, è stata rovinata. L'amore è desiderio? L'amore è piacere? È un movimento del pensiero? E del tempo? Possiamo porre queste domande, chi vi parla le sta ponendo, ma porre questa domanda... se non si rimane con la domanda, con le parole, poi possiamo andare molto in profondità. Abbiamo chiesto se l'amore è desiderio. Per noi lo è, l'amore è piacere, l'amore è qualcosa di possessivo, potere, posizione, status. Perciò dovremmo considerare insieme, innanzitutto, cos'è il desiderio. Forse alcuni di voi, se volete gentilmente accettare ciò che dice chi vi parla, avranno già sentito la spiegazione di cos'è il desiderio, e forse direte: 'Sì, vada avanti'. Ma, scoprire per conto nostro molto a fondo la natura e la struttura del desiderio, e vedere la sua relazione nella vita, scoprire perché gli esseri umani in tutto il mondo ne sono dominati, in diversi modi, per il potere, la posizione, e tutto il resto. Il desiderio, quella straordinaria energia. Il desiderio di andare sulla luna, e come ci hanno lavorato! Probabilmente trecentomila persone hanno lavorato al progetto di andare sulla luna. Per poi metterci una stupida bandiera. No, signori, se gli inglesi ci avessero piantato la loro bandiera sarebbe stato sempre stupido.
54:48 Quindi, cos'è il desiderio? Guardatelo voi stessi. Come mai siamo così? - siamo schiavi del desiderio. Le varie religioni nel mondo hanno detto che il desiderio deve essere eliminato, che bisogna trascenderlo, o che il desiderio deve essere concentrato su un'immagine, su un simbolo. Sopprimete ogni altro desiderio eccetto la ricerca di Dio. I monaci lo fanno da secoli. Ma il desiderio è una fiamma. Non potete esaurirlo. Non potete spegnerlo. C'è. Potete desiderare qualcosa di nobile, e così via, ma è sempre desiderio. E il desiderio causa caos nel mondo. Ciascuno desidera il proprio modo di vivere, il proprio modo di pensare, eccetera. È così ovvio.
56:43 Perciò dobbiamo capire molto profondamente, non intellettualmente, ma profondamente, cos'è il desiderio. Senza sfuggirlo, senza razionalizzarlo, senza trovare un sostituto, ma cos'è il desiderio? Il desiderio nasce dalla sensazione. Dalla sensazione fisica. La sensazione della percezione, vedere, la vista, udire, gustare. - sono tutte reazioni da qualsiasi sensazione. Sono sensazioni normali, sane. E noi abbiamo cercato di sopprimere quelle sensazioni naturali, con il digiuno, con la disciplina, attribuendo tutto ciò o trasferendo tutta quell'energia verso un oggetto particolare. Quindi, dal desiderio, - dalla sensazione nasce il desiderio. È ovvio. Non c'è bisogno di altre spiegazioni. Vediamo una cosa in vetrina, una camicia blu, un bel vestito; c'è la sensazione, entriamo nel negozio e li tocchiamo, c'è la sensazione e poi il desiderio di averli, o di non averli. Giusto? E così semplice. E come nasce quel desiderio dalla sensazione? Capite? Vedete qualcosa di bello, una donna o un uomo, un bel vestito, una bella macchina, o altro, e c'è una sensazione. Poi che cosa succede? Da quella sensazione il pensiero crea l'immagine di voi con quell'auto o quella camicia. Quando il pensiero crea l'immagine dalla sensazione, in quel secondo nasce il desiderio - giusto? Possiamo continuare? Potreste confutarlo? Cioè, vedo una cosa bella, un bel quadro, una statua, una donna, o quello che sia. Non stiamo discutendo di cosa sia la bellezza, quella è un'altra faccenda. E c'è immediatamente una sensazione. Poi il pensiero dice: 'Mi piacerebbe averlo'. Il pensiero poi continua: 'Mi metterei al volante e via.' ' - capite? Così il desiderio è nato.
1:00:45 Ora, un momento. La domanda è: è possibile che la sensazione e il pensiero non entrino immediatamente - che il pensiero dia subito forma alla sensazione? Capite? Riusciamo a capire? Cioè, avere un intervallo. Se... useremo le parole 'intervallo di tempo' fra la sensazione e il pensiero che crea un'immagine da quella sensazione, se c'è un piccolo spazio fra i due, allora il desiderio diventa una cosa completamente diversa. Capite? Questo richiede un'attenzione straordinaria, una consapevolezza straordinaria della sensazione, e dell'immagine che si forma immediatamente, così che ci sia un intervallo. E poi potete estendere quell'intervallo, non sopprimerlo, non cercare di trascenderlo, di sfuggirlo. Quando capite qualcosa profondamente diventa molto semplice. Per un meccanico il motore è molto semplice, ma per noi è piuttosto complicato. Ma se lo vediamo, diventa estremamente semplice. Allora non c'è conflitto fra i desideri. Va bene?
1:02:53 Stiamo chiedendo: l'amore è desiderio? Rispondete voi alla domanda. Il desiderio, abbiamo detto, è sensazione, e il pensiero dà forma a quella sensazione. Il ricordo del piacere, e l'esigenza di ripetere quel piacere ancora e ancora. L'amore è piacere? L'amore è gelosia? La possessività, l'attaccamento, la paura? Oppure l'amore è qualcosa di totalmente... - per favore ascoltate - di totalmente esterno al cervello? Il cervello è la risposta, è il centro di tutte le risposte dei nervi, pensiero, emozioni, reazioni. Non c'è bisogno di andare dallo specialista del cervello, è talmente ovvio. Se l'amore è al centro di tutto questo, cioè conflitto, dolore desiderio, ansia, tutte le risposte nervose, allora come può esistere l'amore lì? E se... se tutto questo fosse libero, non chiedereste nemmeno se sia fuori o dentro. Capite? E qual è la natura della compassione? La parola stessa - passione per tutto, e così via. Cos'è la compassione? È forse pietà, affetto? Compassione è aiutare il povero? Stiamo esaminando la parola, il significato, il significato di questa parola straordinaria. Dove c'è sofferenza la fine di quella sofferenza è passione. Capite? Passione. Con la fine della sofferenza c'è passione. Questa passione è parte della compassione? Capite? Ci può essere compassione se si è attaccati alla propria religione, al proprio guru, alle proprie credenze, ancorati a una setta particolare, a un dato credo? Capite? Lo sto domandando. Oppure la compassione è qualcosa di per sé, di evidente, libera da tutto questo? Ed essendo libera da tutto questo, è intelligenza suprema. E dove c'è compassione, amore e intelligenza, azione, comportamento, moralità, sono del tutto diversi, non sono legati al tempo. Bisogna viverlo, non solo parole. Vivere con quello straordinario senso di profondità e passione, con quell'intelligenza.
1:07:31 Dovremmo anche parlare insieme della morte. Siete stanchi a questo punto?
1:07:48 D: No.
1:07:50 K: No? Perché? Vi prego, voi dite di no, ma perché? Forse non ci avete messo energia? La vostra energia, non quella di chi vi parla, La vostra energia. Per aver approfondito tanto. Perciò, seguitelo fine alla fine, non fermatevi a metà. Ci vuole un'energia tremenda. E noi la sprechiamo. Per indagare questa questione, che richiede una grande quantità di energia per affrontarla, la natura della morte. La fine totale di qualcosa. Per scoprirlo davvero, non solo essere d'accordo o no, o dire che è senza speranza, o chiedere come si può finire tutto nel mondo moderno, e così via, così via, così via. Ma se capiamo fino in fondo la natura e la fine di qualcosa, questo porta enorme vitalità, energia. E avete bisogno di quell'energia per meditare, per scoprire ciò che è vero, ciò che è sacro. Se c'è qualcosa di permanente, qualcosa di senza tempo, eccetera. Non ci vuole solo energia fisica ma l'energia dell'intelligenza. L'intelligenza, come abbiamo ripetuto spesso, non è l'energia del pensiero. Il pensiero è tremendamente intelligente, per creare un computer, installare questa televisione, o il microfono, o gli strumenti di guerra, della chirurgia, eccetera. Il pensiero è stato straordinariamente intelligente, ma quell'intelligenza, nata dal pensiero, è limitata. Come tutta la pittura, la scultura, i libri, tutte le poesie, e gli déi messi insieme, sono sempre limitati. E quella limitatezza causa conflitto, guerra, conflitto fra di noi, ciascuno di noi. Quindi bisogna indagare, esplorare la natura della morte, vederne l'immensità, non la nostra morte personale o quella di qualcun altro, ma l'immensità della morte, che è la fine. E se c'è una fine, che cosa c'è? E via dicendo.
1:12:16 Continueremo su questo domani mattina. Se non vi dispiace. Posso alzarmi?